Sempre più Paesi hanno deciso di provare ad arginare il problema dell’utilizzo dello smartphone vietandone l’uso durante l’orario scolastico
Eternamente connessi. Un destino che sembra ormai scritto, soprattutto per le fasce d’età più giovani che non conoscono una vita senza connessione. Nessuno di noi, giornalmente, può fare a meno di utilizzare il telefono, di rispondere a un messaggio, di scrollare il feed su Instagram o di ricevere costantemente notifiche di ogni genere.
Quello della connessione perenne è senza dubbio uno dei più grandi problemi del nostro tempo ma quanto questo possa incidere sui giovani, e qui il riferimento è a ragazzi e ragazze in età scolastica, è forse un tema non esplorato a sufficienza. Il primo passo concreto è stato fatto dell’UNESCO, che, in un rapporto del 2023, ha messo in guardia contro l’uso eccessivo di smartphone, tablet e computer a scuola.
Se da un lato, infatti, la tecnologia piò essere utile all’apprendimento, dall’altro può avere un impatto negativo se usata in modo non appropriato o eccessivo. Non solo, stando a quanto emerge dal rapporto, in quattordici Paesi anche la semplice vicinanza a un dispositivo mobile distrae gli studenti. A questo si aggiunge che, in tutto il mondo, meno di una nazione su quattro ha vietato l’uso degli smartphone nelle scuole.
L’allarme lanciato dagli Stati Uniti
Di fatto, il primo Paese a lanciare l’allarme sull’impatto negativo causato dall’uso dei telefoni a scuola sono stati gli Stati Uniti, che hanno iniziato a muovere i primi passi in questa direzione in tempi non sospetti. Già agli albori degli anni ’90, nello Stato del Maryland vigeva il divieto di utilizzare cercapersone e cellulari, fin quando la strage della Columbine High School del 1999 ha fatto invertire la rotta, portando diversi distretti scolastici a riconsiderare i divieti per una questione di sicurezza.
Il primo Stato a vietare l’utilizzo dei cellulari a scuola è stato la Florida, dove l’esperimento ha preso vita alla Timber Creek High School di Orlando e in tutte le scuole dell’Orange County, dove la legge impone non solo il blocco dell’utilizzo di smartphone e tablet ma anche il divieto di accesso da parte degli studenti ai social media tramite la connessione Wi-Fi distrettuale. Telefoni banditi, quindi, per tutto l’orario scolastico e in ogni ambiente della scuola. Dopo la Florida sono diversi gli Stati che si sono mossi in questa direzione e che hanno proposto o emanato restrizioni sul tema.
Così, una scuola media del Connecticut, la Illing Middle School, ha avviato una sperimentazione per impedire agli studenti l’utilizzo dei device dal momento dell’ingresso fino all’uscita. Come? Riponendo i cellulari in una speciale custodia in neoprene con chiusura magnetica. Questa fodera, una volta chiusa, può essere aperta solo tramite un dispositivo magnetico. In questo modo gli alunni hanno con loro il proprio cellulare ma di fatto non possono utilizzarlo in nessun modo. Lo stesso sta facendo la città di Los Angeles, secondo distretto scolastico degli Stati Uniti, chiamata a votare sul divieto dell’uso dei cellulari e dei social media in tutte le scuole, a partire dal 2025. Anche Indiana, Kansas, Louisiana, Ohio, Oklahoma, Pennsylvania e Vermont stanno mettendo in campo divieti simili.
Sulla scia degli altri Stati, pure New York ha deciso di fare un passo in avanti in questa direzione. Negli ultimi dieci anni, la città di New York ha permesso alle scuole pubbliche di stabilire in modo autonomo le proprie politiche in materia di telefonia e, per questo, se alcune scuole obbligano gli alunni a consegnare i loro telefoni all’entrata, altre permettono l’utilizzo dei device nei corridoi o negli spazi comuni come le mense. Recentemente, il rettore delle pubbliche scuole del Paese, David Banks, ha confermato la volontà di introdurre uno stop totale in merito, rivolto a oltre 900.000 studenti della città e delle aree limitrofe. Il disegno di legge, proposto dalla governatrice Kathy Hochul, verrà presentato entro la fine dell’anno e, in caso di approvazione, permetterà agli studenti di portare con sé telefonini non connessi in grado esclusivamente di inviare e ricevere messaggi di testo, come espressamente chiesto dai genitori.
Sono proprio le famiglie infatti a condurre la battaglia affinché i loro figli possano comunque comunicare con loro quando sono a scuola, soprattutto in caso di emergenza. Se infatti gli insegnanti per primi hanno lanciato l’allarme su quanto l’uso degli smartphone influisca in modo negativo sull’apprendimento e siano quindi favorevoli alle restrizioni, sono però le famiglie a tirare il freno a mano e volere la certezza di poter contattare i loro figli in caso di bisogno.
Dalla Cina all’Italia: come si comportano gli altri Paesi
In Cina si è passati dalle parole ai fatti. Il Ministero dell’Istruzione ha infatti vietato l’utilizzo del cellulare in tutte le scuole. Gli allievi non potranno introdurlo all’interno dell’istituto o comunque non potranno in nessun modo levarlo dalla cartella. Per chi infrange le regole sono previste sanzioni e la confisca dello smartphone. In alcuni casi la tolleranza è praticamente zero. In una scuola media di Lishui, nella provincia dello Zhejiang, se uno studente viene sorpreso con il cellulare, il device viene prima confiscato e poi distrutto davanti a tutta la classe, in una sorta di “cerimonia pubblica”.
Tra chi si è mosso per primo in Europa c’è invece la Francia, dove dal 2018 è in vigore una legge che ne regolamenta l’uso a scuola per gli alunni dai 6 ai 15 anni. Paesi Bassi e Finlandia hanno annunciato che introdurranno le restrizioni a partire dal 2024, mentre nel Regno Unito è stata distribuita una circolare in cui si impone ai minori di 16 anni di mantenere i cellulari spenti negli zaini per tutta la durata delle lezioni, intervallo e pausa pranzo compresi. E in Italia?
Proprio lo scorso febbraio il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha presentato le nuove linee guida del Ministero, che, di fatto, vietano i cellulari alle elementari e alle medie. In verità, già nel 2007 il Ministero si era pronunciato sull’argomento con la Circolare del 15 marzo 2007 che stabiliva il divieto generale di utilizzo durante le ore di lezione, trattandosi di uno strumento di distrazione per tutti gli alunni e una mancanza di rispetto nei confronti dell’insegnante. Il divieto è quindi generale, con pochissime deroghe che consentono l’utilizzo in classe dei cellulari nel caso in cui vengano utilizzati come strumenti compensativi consentiti dalla legge e per finalità inclusive didattiche e formative.
Il prossimo passo sarà il divieto di vendita ai minori?
Al problema dell’utilizzo del cellulare nelle scuole si lega a doppio filo anche la questione legata al possesso di smartphone da parte di bambini o comunque ragazzi sotto una certa età. Così, anche in questo caso, gli Stati Uniti si stanno muovendo con lo Stato del Colorado, che per primo ha proposto di vietare la vendita ai bambini sotto i 13 anni. In Irlanda l’età sale a 14 ma sono previste anche sanzioni ai genitori che lasciano i figli minorenni navigare senza supervisione. In Giappone, nella città di Kariya, è stato vietato ai bambini tra i 6 e i 15 anni di usare il cellulare dopo le 21:00. Nel Regno Unito la proposta di legge comprende invece tutti i ragazzi minori di 16 anni.
Senza dubbio il dibattito è più acceso che mai e vede due pensieri nettamente opposti sulla questione. Da un lato infatti, soprattutto gli insegnanti, sono esasperati e per molti di loro la gestione di una classe e di una lezione sta diventando impossibile tra continui richiami all’attenzione, video girati di nascosto con il solo scopo di mettere sul web contenuti virali ed episodi sempre più frequenti di cyberbullismo. Non solo: come riporta l’organizzazione no-profit “Common Sense Media”, gli studenti ricevono 237 notifiche al giorno e, di queste, un quarto arrivano proprio durante l’orario scolastico. Va da sé che il livello di attenzione e di apprendimento sia sempre più deficitario.
Dall’altro lato ci sono poi i genitori, che vorrebbero un collegamento diretto e garantito (al quale sono abituati) con i propri figli. Quello della sicurezza, tra l’altro, è un problema ricorrente, in particolar modo negli Stati Uniti, dove la questione armi è purtroppo molto attuale, soprattutto nelle scuole. Non è detto però che la linea dura sia la soluzione al problema. Se infatti i rischi sono conosciuti e noti, utilizzare la tecnologia in modo corretto potrebbe essere un plus e non un demerito. In fondo, gli smartphone fanno parte della vita quotidiana di ognuno di noi e ancor di più dei ragazzi che, con un uso consapevole, potrebbero trarne solo vantaggi.
In questo senso la soluzione potrebbe prendere vita all’interno stesso della scuola, che dovrebbe educare gli studenti all’uso consapevole di questo device senza doverlo necessariamente sequestrare. Non proibendolo, si potrebbe far capire ai ragazzi come usarlo in modo corretto e produttivo, trasformando in realtà quella didattica innovativa di cui la scuola ha estremo bisogno.