Un impianto seppellirà parte del Parco regionale d’Abruzzo, Lazio e Molise: impatto devastante e completo stravolgimento degli attuali ecosistemi
Partire o restare, proteggere ma anche rigenerare, sono questi i sentimenti che tingono le stagioni di una delle terre d’Italia più dimenticate, quella a cavallo tra Molise e Abruzzo. Mentre i nostri paesi si trasformano e la loro narrazione si tinge di nuovi scenari ci sono delle opere, quelle sì, che trasformano ma non costruiscono, anzi, privano i loro spazi della possibilità di essere corpo, luogo. Come nasce un ecomostro? Come, questo, priva un territorio del suo senso? Quello che sto per descrivere è ciò che hanno chiamato “potenziamento” della centrale idroelettrica di Pizzone, un progetto mastodontico da oltre 500 milioni di euro per la realizzazione di un impianto idroelettrico situato tra i laghi di Castel San Vincenzo, Molise, e quelli della Montagna Spaccata, in Abruzzo.
Un progetto che potenzia, in parte, la produzione di energia, ma che avrà un impatto devastante su un territorio importantissimo per l’Italia, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Un progetto che sta passando in sordina poiché ha la fortuna, almeno fino ad oggi, di interessare un luogo che la stragrande maggioranza degli italiani ignora e che conta sempre meno residenti.
Il progetto di Enel
Il nuovo progetto fa parte di una strategia di investimento per ampliare la produzione di energia rinnovabile, o almeno così appare. Enel Green Power S.p.A. affida alla Stantec S.p.A., Società di Consulenza Tecnica, la produzione di un progetto per implementare le potenzialità dell’impianto esistente tra gli invasi di Montagna Spaccata e Castel San Vincenzo.
Il progetto viene poi depositato da Enel Group S.p.A. presso il MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) il 7 agosto 2023 e viene regolarmente pubblicato sul sito del ministero alla sezione “Valutazione di impatto ambientale”.
(di Manuele Avilloni)
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