- (Adnkronos) – “Nei contesti di emergenza e in realtà di guerra arriviamo per cercare di riparare qualche cosa che è già successo, quindi siamo già in ritardo, abbiamo già perso”. Bisognerebbe pensarci prima, “essere già preparati con organizzazioni sanitarie resilienti, cioè che sappiano assorbire degli shock non prevedibili come guerre, catastrofi, cataclismi climatici o eventi socio-economici. In questa realtà l'ingegnere biomedico è al centro di una serie di attori”, operatori pubblici, privati e istituzionali,