Che rumore fa la libertà? Per ora quello dei soldi. Ma ci sono suoni molto più penetranti nel film di Alejandro Monteverde. Il suo The Sound of Freedom è uscito nei cinema americani il giorno dell’Indipendenza e in tutto il mese di luglio ha incassato quasi 150 milioni di dollari, terzo dietro i più quotati Barbie e Oppenheimer (usciti il 21) ma davanti ad altri film attesi e gettonati come Indiana Jones, La porta rossa, Mission Impossible e Spider-Man: Across the Spider-Verse. Ha beneficiato della profondità del tema trattato, normalmente occultato da altri film e media mainstream e pure del supporto dell’ex presidente Donald Trump (che sul suo Truth Social ha condiviso un link con il trailer del film) oltre che di Mel Gibson, che invece ha diffuso un video con un messaggio esplicito: “Uno dei problemi più inquietanti del nostro mondo oggigiorno è la tratta di esseri umani, soprattutto la tratta di minori […] andate a vedere The Sound of Freedom. Tutto in contrasto con l’ostracismo che invece regista e produttori si sono trovati di fronte per la distribuzione della pellicola. Finito di girare nel 2018, secondo il New York Times, Sound of Freedom ha beneficiato soprattutto dei fondi di imprenditori messicani, coinvolti anche grazie al carisma di Monteverde, sceneggiatore e regista. Stando alle dichiarazioni del produttore Eduardo Verástegui ma anche di Neal Harmon, AD e cofondatore di Angel Studios (che alla fine si è garantito la distribuzione), il film non è riuscito a trovare subito un distributore: Amazon e Netflix hanno declinato l’interesse e così anche la Disney che, dopo aver acquisito e rinominato la 20th Century Studios nel 2019, ha stoppato il deal che stava nascendo con l’ex 20th Century Fox. La pandemia ha poi ulteriormente ritardato il processo. L’OTT con sede a Provo, nello Utah, è una piattaforma di crowdfunding e per il film ha raccolto cinque milioni di dollari da parte dei cosiddetti “angel investors” che quindi sponsorizzano attivamente il progetto cinematografico ricevendo in cambio una partecipazione ai ricavi del film. Al momento, Sound of Freedom è vietato ai minori di 13 anni ed è proiettato in 3.300 sale cinematografiche negli Stati Uniti. In Italia dovrebbe uscire in autunno.
The Passion of Hollywood – The Passion of…Ballard
Il film narra la storia di Tim Ballard, ex agente speciale e attivista dedito ad arginare la tratta dei minori, fondatore della onlus OUR (Operation Underground Railroad) che conduce operazioni lampo per salvare i minori dalla rete dei trafficanti. Cresciuto in California, Ballard andò in missione in Cile per due anni con la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (in altre parole, i Mormoni) prima di laurearsi con lode in Scienze Politiche e in spagnolo alla Brigham Young University, per poi ottenere la laurea magistrale in International Politics a Monterey. Ballard ha istruito numerosi politici sul tema della tratta minorile, incluso Trump che proprio nel 2019 gli conferì un incarico consulenziale; ha preparato gli sceriffi di Imperial County in merito all’utilizzo di software per l’estrazione di dati che poi hanno portato all’arresto di un uomo sospettato di distribuzione di materiale pedopornografico (tema talmente attuale che il mese scorso una campagna di Deutsche Telekom cercava di sensibilizzare i genitori a preservare la privacy virtuale dei figli). La sua OUR ha salvato migliaia di bambini e adolescenti dal 2013, anno della fondazione.
Nel film, Ballard deve ritrovare due fratelli honduregni che sono stati rapiti e portati in Colombia. La trama non è perfettamente aderente alla realtà ma il lungometraggio chiude con delle immagini reali delle missioni della OUR in Colombia, dove la onlus ha salvato 120 vittime di abusi. Mentre scorrono i titoli di coda, il protagonista (interpretato per volontà dello stesso Ballard da Jim Caviezel, il Cristo della Passione di Gibson) appare in video e dichiara di sperare che il film venga visto come l’equivalente del XXI secolo de La capanna dello zio Tom, il romanzo che nell’Ottocento contribuì in modo decisivo all’abolizionismo della schiavitù in Occidente: “Crediamo che questo film abbia il potere per rappresentare un enorme passo per scrivere la parola ‘fine’ sulla tratta minorile”. Il messaggio quindi è molto forte, ma il cast non è proprio d’eccezione: oltre a Caviezel ci sono Bill Camp (ruoli marginali anche in grandi film come Nemico pubblico, Lincoln, Birdman o Joker) e Mira Sorvino (ex di Quentin Tarantino e soprattutto Golden Globe e Oscar per La dea dell’amore di Woody Allen, nonché protagonista della miniserie tv canadese Human Trafficking – Le schiave del sesso).
The Passion of Hollywood – La tratta dei minori
Checché ne dicano i debunker del Washington Post, molto occupati soprattutto a smentire le esagerate cifre di Trump (perché senza riscontro) nel corso di un evento del 2019, questo problema non va sminuito perché è reale e sempre attuale, anche se non finisce puntualmente alla ribalta delle cronache: fu persino il Presidente Ronald Reagan nel 1983 a istituire la Giornata (poi diventata Mondiale nel 2001) dei bambini scomparsi che si ricorda ogni anno il 25 maggio. Secondo i dati Unicef, nel 2019 c’erano ancora 166 milioni di bambini sotto i 5 anni a non essere registrati anagraficamente. Sapere quanti di questi siano effettivamente messi in condizione di vivere un’infanzia serena con tutti i diritti teoricamente correlati diventa oggettivamente impossibile da tracciare. E uno degli aspetti più gravi è sicuramente lo sfruttamento minorile, come conferma anche l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, che nel 2020 faceva registrare il primo aumento in vent’anni per un totale di 160 milioni di minori (uno su dieci) ridotti in semischiavitù. Nel mirino ci sono soprattutto Africa Occidentale, Cina, Ecuador e Bolivia dove, per esempio, nel 2014 il Parlamento approvò una legge che accettava eccezioni di lavoro minorile per i bambini di 10 anni (“a partita IVA” diremmo noi), consentendo il lavoro dipendente invece per quelli di 12. Ma il problema non è così remoto come si potrebbe pensare perché, stando alle cifre del sito Global Missing Kids, in Germania si parla di circa 100.000 bambini scomparsi all’anno, nel Regno Unito di 112.853, in Spagna 20.000, in America 460.000. Sono cifre da brivido, che evidentemente non riguardano soltanto il lavoro minorile. Gli abusi sessuali sono un tema ricorrente (la defunta Sinéad O’Connor ha passato la vita a denunciarli), ma pure lo sfruttamento sessuale e il potenziale consumo di adrenocromo “fresco” sono altre cause possibili.
The Passion of Hollywood – Una sostanza miracolosa
L’adrenocromo è il tabù di tutto quello che gravita intorno a questa produzione cinematografica pensata a scopo di sensibilizzazione. Ballard ha confermato almeno due volte di credere che sia una delle cause principali della tratta (per sballare o allungare la vita delle élite?), mentre Caviezel è ben consapevole che la parola è impronunciabile (soprattutto a Hollywood). A livello scientifico, il composto è noto con la formula chimica C9H9NO3 ed è prodotto naturalmente dal nostro organismo in situazioni di stress, a seguito del rilascio di adrenalina, che poi si ossida in adrenocromo. Si impiega nel trattamento degli attacchi epilettici, con iniezione endovenosa. In più, può essere utilizzato contro le emorragie capillari e possiede, tra le altre cose, capacità rigenerative dei tessuti; sarebbe anche in grado di ripristinare la reattività nervosa e la funzione cognitiva. Nel 2002, contraddicendo le credenze di cinquant’anni prima, John Smythies firmò una ricerca apparsa su Neurotoxicity Research, nel quale l’adrenocromo veniva considerato effettivamente utile per la cura della schizofrenia. In una lettera pubblicata su New Scientist nel 2004, un lettore precisa che la sua struttura è molto simile a quella della mescalina. E si trovano riferimenti in letteratura scientifica nell’ambito degli studi della DMT (dimetiltriptammina), un alcaloide dagli effetti molto simili all’LSD.
Essendo contenuto nel flusso sanguigno, la teoria prevede che, spaventando o torturando un bambino, sarebbe possibile ottenere questo composto “fresco”, prelevandolo direttamente dalla vittima ancora in vita; la pratica prevede invece (secondo il brevetto numero 4.501.923 assegnato dagli USA all’inventore inglese Deryck F. Boot della 3M Co il 26 febbraio 1985) che si possa ottenere anche in modo sintetico senza bisogno di terrorizzare nessuno. Sta di fatto che l’utilizzo di sangue per pratiche esoteriche risale alla notte dei tempi: Aztechi, ma anche i primissimi Cristiani delle catacombe e poi anche i Giudei (il sacrificio di Simonino da Trento del 1475, seppur molto dibattuto, ne è un esempio). Nel secolo scorso, nel 1939, l’adrenocromo venne usato per riavviare il cuore d’una rana, riportandola in vita. Nel 1946, invece, i clinici furono in grado di usare una perfusione di adrenocromo acquoso per rianimare l’orecchio di un coniglio congelato: i medici dimostrarono la capacità dell’adrenalina ossidata di ripristinare i sistemi nervosi danneggiati, e i risultati stimolarono la pratica di applicazione dell’adrenocromo nei siti di incisione dei pazienti per accelerare la rigenerazione e la guarigione dei nervi.
The Passion of Hollywood – Tra finzione e realtà
Nel secolo scorso, ne hanno scritto Aldous Huxley ne Le porte della percezione: paradiso e inferno (1954), Anthony Burgess in Arancia Meccanica (1962, Alex e la sua banda bevono latte e drencrom prima di uscire a far danni) e Hunter Thompson in Paura e disgusto a Las Vegas (1971). In particolare, Huxley scrisse che “l’adrenocromo può produrre molti dei sintomi osservati nell’intossicazione da mescalina ma […] ciascuno di noi può essere capace di fabbricare minute dosi chimiche di ciò che si ritiene provochi profondi cambiamenti nella coscienza. Alcuni di questi cambiamenti sono simili a quelli che si verificano nella più caratteristica peste del ventesimo secolo, la schizofrenia”. Thompson invece ammise di aver volutamente distorto gli effetti allucinogeni del composto e dal suo libro venne tratto il film Paura e delirio a Las Vegas (1998 con Johnny Depp e Benicio del Toro, tra gli altri). Nel 1982, il gruppo inglese post-punk Sisters of Mercy pubblicò una canzone dal titolo Adrenochrome che parlava, in modo criptico, di minori “passivi” e prigionieri, vittime di abusi, innocenza perduta e passaggi segreti; nel 2017 è uscito un film omonimo (tra le comparse c’è persino Charles Manson) in cui un giovane reduce di guerra americano deve misurarsi con dei pazzi californiani assetati di questa “droga psichedelica”. Se c’è un margine molto sottile tra finzione e realtà, dunque, non potrebbe esserci tagline più azzeccata: “Combatti per la luce, zittisci le tenebre”.