Si chiama Orice d’Arabia ed è una delle quattro specie di antilope che vivono nel torrido ambiente desertico, oltre ad essere l’animale nazionale del Qatar. E non è un caso abbia dato il nome alla Missione bilaterale di supporto alle Forze Armate del Qatar in occasione della Coppa del Mondo in cui sono impegnate quelle italiane. Noto per la sua straordinaria resistenza, l’Orice riesce a coprire lunghe distanze nel deserto, talvolta percorrendo oltre 70 km in una notte: l’antilope può infatti sopravvivere alcune settimane senza bere, anche durante le lunghe e torride estati del deserto. Ed è proprio dal deserto che si passa per arrivare da Doha al porto militare di Mesaieed, a circa 30 km a sud-est di Doha, dove è attraccato il Pattugliatore Polivalente d’altura italiano Thaon di Revel, una nave espressione dell’eccellenza della cantieristica italiana, in Qatar per sorvegliare le acque internazionali al largo della capitale. Un’occasione, quella di salirci a bordo, più unica che rara, vista la presenza costante in mare nel Golfo Persico per il periodo dei mondiali.
“Un pezzo d’Italia che si muove”, dice a il Millimetro il Capitano di Fregata Emanuele Morea, comandante della nave partita da La Spezia il 12 agosto scorso per raggiungere la piccola ma non meno strategica penisola araba. Un pezzo di un’altra penisola, la nostra, unico al mondo: un mix di tecnologia italiana che rende il pattugliatore il primo ad avere il cosiddetto Naval Cokpit, una postazione integrata che permette la condotta della nave e delle operazioni aereonavali da parte di soli due operatori, il Pilot e il Copilot. Da questa postazione è infatti possibile gestire sia le macchine, i timoni e gli impianti di piattaforma che il sistema di combattimento al livello più spinto, che si traduce nell’uso di armi in dotazione. Come fosse un aereo ma sull’acqua. Per la precisione, in quelle al largo di Doha allo scopo di prevenire traffici illeciti e possibili attività terroristiche prima e durante la Coppa del Mondo. Nell’ambito dell’articolato apparato di difesa qatariota costruito per la competizione internazionale, il Thaon di Revel opera in sinergia con assetti aeronavali di altri Paesi, dagli Stati Uniti alla Francia, Regno Unito, Pakistan e Turchia. Alla nostra Marina, inoltre, il contributo alla sicurezza delle acque in prossimità della costa mediante il veicolo subacqueo a guida autonoma “REMUS 100”, utile per identificare la presenza di oggetti pericolosi presenti sul fondo del mare – i controlli dei fondali del canale di ingresso del porto di Doha sono stati effettuati prima dell’inizio dei mondiali.
Le Forze Armate italiane in Qatar
L’avanguardia ingegneristica navale Made in Italy non è però l’unica presenza italiana in Qatar, anzi, al pattugliatore si aggiungono 46 mezzi terrestri, 1 elicottero e soprattutto 560 militari. Per mare, per terra e nei cieli del Qatar con Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri. In particolare, l’Esercito ha uno schieramento di unità specialistiche Eod (Explosive Ordnance Disposal), per la difesa Cbrn (da minaccia chimica, biologica, radiologica e nucleare) e unità cinofile. Mentre l’Aeronautica Militare concorre al controllo dello spazio aereo per contrastare l’eventuale impiego non autorizzato di mini e micro droni. In Qatar è infatti schierato un Counter-Unmanned Aerial Anti-drone System costituito da dispositivi jammer portatili e dal sistema anti-drone stanziale Acus. L’Arma dei Carabinieri, infine, è presente con 14 unità, tra cui il Provost marshal, figura di diretto supporto del Comandante della missione ed in particolare un Nucleo di 10 advisor, consulenti delle forze di sicurezza (Gendarmeria, Guardia dell’Emiro, Polizia Militare) e delle forze speciali del Qatar.
Un comando, sul terreno, affidato al Generale di Brigata Giuseppe Bossa, comandante della Brigata “Sassari”, con il compito di concorrere e assistere le Forze Armate dell’Emirato nella loro opera di vigilanza sul sicuro e regolare svolgimento dell’evento sportivo. Anche se il lavoro, qui, è iniziato prima del fischio di inizio con, tra le altre cose, i controlli chimico-radiologici effettuati in cinque degli otto stadi che ospitano le partite dei mondiali, dallo stadio Al Thumama all’Ahmad Bin Ali, compresi l’Al Bayt, quello che ha ospitato la partita inaugurale, e il Lusail Stadium, il più grande del Paese dove si disputerà la finale. “Questa è una missione atipica – dichiara il generale Bossa – “ed è la prima volta che l’Italia si confronta con un evento del genere”. Con al momento ottimi risultati: “l’Italia al Qatar piace e affascina”, conclude il generale che sottolinea i buoni rapporti tra i due Paesi e le relazioni bilaterali, tra i temi al centro della visita del Ministro della Difesa Guido Crosetto di lunedì. Insieme al contributo alla sicurezza dei mondiali. I militari italiani saranno pronti a intervenire, in supporto e su richiesta delle autorità del Qatar, in situazioni di emergenza o in caso di atti ostili che possano minacciare infrastrutture critiche quali stadi, porti, aeroporti, complessi industriali, centri commerciali e luoghi affollati. Anche se, rimanendo in tema calcistico, la vittoria qui non si misura a suon di gol.