SOS barriere coralline: accordo USA-Indonesia

Lo scopo principale è quello di preservare 3 milioni di ettari di barriere coralline in tutto il mondo, prima della Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani

Quello tra gli Stati Uniti e l’Indonesia è un accordo unico nel suo genere che, si spera, possa fungere da apripista per intese simili tra altri Paesi in tutto il mondo. Si tratta di un programma finanziario che mira al ripristino del prezioso ecosistema marino – oltre 800.000 ettari – e che vedrà il governo di Giacarta istituire un fondo dedicato alla salvaguardia delle barriere coralline.

L’annuncio è arrivato l’8 agosto scorso dal dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti che ha annunciato la firma del cosiddetto “debt for nature swap” con la Repubblica di Indonesia. Nei prossimi nove anni, dunque, l’Indonesia subirà una riduzione dei propri debiti nei confronti di Washington di 35 milioni di dollari.

Il mondo si muove per salvaguardare il mare
Nuovo accordo per tutelare la barriera corallina – ilMillimetro.it

In cambio, tuttavia, dovrà mantenere il proprio impegno destinando la stessa cifra a un fondo per la salvaguardia delle barriere coralline e in particolare per il ripristino dei coralli in due aree chiave del Triangolo dei coralli dell’Oceano Pacifico. L’area di Bird’s Head e quella di Lesser Sunda-Banda, che insieme comprendono oltre tre quarti delle specie di coralli di tutto il mondo, nonché oltre 3000 tipologie di pesci, tartarughe, squali, balene e delfini. 

Si tratta di aree piuttosto estese situate nella parte orientale dell’arcipelago, in una zona dall’incredibile biodiversità, che comprende una serie di nazioni tra cui Indonesia, Malesia, Papua Nuova Guinea, Filippine, Isole Salomone e Timor Est.

Un patrimonio da proteggere

Le barriere coralline sono considerate dalla comunità scientifica come le “foreste pluviali del mare”, dunque di fondamentale importanza per il mantenimento di un ecosistema oceanico sano. Peraltro, più di 500 milioni di persone dipendono dalle barriere coralline da cui ottengono cibo e sostentamento.

La barriera corallina e i finanziamenti dei Paesi
Finanziamenti a salvaguardia del mare – ilMillimetro.it

Grazie a programmi di scambio del debito come quello concordato dagli Stati Uniti e dall’Indonesia, a livello globale, sono stati raccolti finora 415 milioni di dollari destinati specificatamente alla protezione degli ecosistemi oceanici e delle foreste tropicali. Si tratta, in sostanza, di particolari accordi finanziari grazie ai quali il Paese debitore ottiene una riduzione del proprio debito verso un Paese creditore in cambio di una serie di investimenti in progetti per la conservazione dell’ambiente.

Le organizzazioni indonesiane per la conservazione, Yayasan Konservasi Alam Nusantara (YKAN) e Yayasan Konservasi Cakrawala Indonesia (YKCI), insieme alle rispettive affiliate internazionali, The Nature Conservancy e Conservation International, supervisioneranno il lavoro sul campo utilizzando i finanziamenti stabiliti nell’ambito dello scambio.

Quello annunciato ad agosto, in realtà, è il quarto accordo tra gli Stati Uniti e l’Indonesia, l’ultimo nel 2014, ma è in realtà il primo focalizzato principalmente sugli ecosistemi marini. In questo caso è il GFCR (Global Fund for Coral Reefs), un organismo finanziario pubblico-privato internazionale, a fornire supporto finanziario e tecnico per lo scambio di debito. “Questo accordo contribuisce a rafforzare l’idea che un oceano sano è nell’interesse globale e una responsabilità condivisa”, ha affermato Victor Gustaaf Manoppo, direttore generale della gestione marina presso il Ministero degli Affari marittimi e della Pesca dell’Indonesia.

Il preoccupante stato di salute dei coralli

Quello della barriera corallina indonesiana è un ecosistema estremamente ricco e prezioso, che negli ultimi cinquant’anni ha subìto il sempre più pesante impatto delle attività umane con gravi conseguenze, come la drastica riduzione della biodiversità e la messa a rischio dei delicati equilibri tra flora e fauna. Secondo un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, i coralli sono stati il terzo gruppo di fauna selvatica più confiscato a livello globale tra il 1999 e il 2018, rappresentando il 14,6% di tutti i sequestri. In questo scenario, gli Stati Uniti rappresentano una parte enorme di quel commercio.

Preoccupano le condizioni in fondo al mare
Lo stato di salute dei coralli – ilMillimetro.it

Ormai da tempo alcune organizzazioni evidenziano polemicamente le leggi contraddittorie dell’Indonesia, che consentono la conversione delle aree protette in aree di sfruttamento. Le estese bonifiche e l’estrazione di sabbia, inoltre, minacciano sempre più gravemente gli ecosistemi costieri e di conseguenza anche le comunità che vi abitano. Non manca, poi, chi sostiene che gli accordi di scambio debito-natura siano troppo lenti da attuare e comportino una serie di costi di transazione troppo elevati. Ci sono, infine, le accuse di greenwashing e le preoccupazioni sulla fattibilità a lungo termine dei progetti di conservazione.

È pur vero che la Nazione, e dunque le sue istituzioni, ha manifestato negli ultimi dieci anni un’attenzione particolare al proprio patrimonio naturalistico, tanto che “in soli quattro anni le barriere coralline dell’Indonesia sono state ripristinate grazie ad un programma specifico e crescono allo stesso ritmo di quelle sane vicine”. A livello pratico, la tecnica utilizzata, che ha consentito il raggiungimento di questo successo, consiste in un inserimento nei fondali di strutture esagonali in acciaio ricoperte di sabbia che permettono ai detriti di ristabilizzarsi e alla fauna della barriera di trovare una “casa sicura”.

Solo nell’ultimo anno è stato riscontrata infatti la nascita di molte nuove “prime colonie” di coralli ramificati. Sebbene si tratti di una tecnica invasiva per gli ecosistemi che porta a una minore diversità di specie rispetto alle aree sane, si è rivelata una strategia efficace che dimostra l’incredibile potere della natura di adattarsi e trovare rimedio anche ai nostri errori.

I “debt for nature swap

Gli scambi debito-natura mirano ad alleviare allo stesso tempo due problemi dei Paesi in via di sviluppo: da una parte l’elevato debito, dall’altra la mancanza di finanziamenti per la conservazione. A livello internazionale esistono ormai da tempo una serie di organizzazioni che giocano un ruolo fondamentale e intervengono come mediatrici nella stipula degli scambi debito-natura. Conservation International, in questo caso, fornirà tre milioni di dollari per sostenere la conversione del debito dell’Indonesia.

Una mobilitazione per salvare le bellezze marine
Le Nazioni Unite a protezione del mare – ilMillimetro.it

Proprio quest’anno si celebrano i 25 anni del Tropical Forest Conservation Act (TFCA), uno dei programmi “debt for nature swap” di maggiore successo che ha consentito la protezione di quasi trenta milioni di ettari di foresta da quando il congresso degli Stati Uniti lo ha promulgato per la prima volta nel 1998. Attraverso questa specifica legislazione, infatti, i Paesi possono prendere i soldi che sarebbero stati usati per pagare il debito con gli Stati Uniti e utilizzarli per una serie di attività e progetti volti alla protezione di foreste e barriere coralline: dalla conduzione di ricerche scientifiche alla formazione del personale di conservazione, fino all’istituzione di aree protette.

Accordi di questo tipo sono di fondamentale importanza, considerando che, a causa delle conseguenze sempre più devastanti del cambiamento climatico, tra cui il caldo record e l’acidificazione degli oceani, le barriere coralline stanno praticamente sparendo e il fenomeno dello sbiancamento dei coralli – un fenomeno distruttivo che sottopone i coralli a uno stress estremo e dunque alla loro morte – sta peggiorando di anno in anno.

Da un recente rapporto delle Nazioni Unite è emerso che il mondo non raggiungerà i suoi obiettivi climatici e di biodiversità, a meno che i finanziamenti non raddoppino e si passi così dagli attuali 154 miliardi di dollari USA all’anno ad almeno 384 milioni di dollari all’anno entro il 2025.

Oltre allo scambio debito-natura tra Indonesia e Stati Uniti, il GFCR mira a raccogliere altri 515 milioni di dollari in sovvenzioni e capitale di investimento prima della Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani del prossimo giugno 2025, con lo scopo di preservare 3 milioni di ettari di barriere coralline in tutto il mondo.

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