“Ci guida la voglia di diventare un’eccellenza nel nostro settore, la voglia di abbattere i luoghi comuni sul sud, sulla tecnologia, sul poter competere a livello globale stando in questa terra, la Puglia. Ma, ci guida soprattutto la voglia di diventare un punto di riferimento tecnologico e il voler arrivare a fare performance dove nessuno si è mai spinto. Roboze oggi produce stampanti 3D considerate tra le più precise al mondo”. A parlare è Alessio Lorusso, Ceo e Founder di Roboze, azienda specializzata nella produzione di soluzioni per la stampa 3D industriale e dedicata alla produzione di parti con materiali innovativi. Nel 2018 Lorusso è stato inserito nella classifica europea Forbes “30 under 30”, per la categoria Industry ed eletto “Imprenditore dell’anno Ernst&Young”. Ha 17 anni Lorusso quando, nel 2008, costruisce la sua prima stampante 3D. È il caso di dirlo: siamo davanti a una passione coltivata da sempre, una vocazione innata a cui Alessio ha saputo dare ascolto. Le sue “folli” idee non possono che nascere, come per qualsiasi adolescente, nella sua cameretta. È lì che scienza e tecnologia, con un pizzico di intuito e sfida, prendono le forme di oggetti. Ma quando la scrivania di casa diventa troppo piccola per essere un laboratorio, Alessio si sposta nell’officina meccanica del padre dove gli si apre davanti, un mondo nuovo. Ed è il caso di dirlo, quasi cavalcando l’onda della mitomania: è nei luoghi più semplici che sboccia la genialità.
Stampa 3d – Tutto sul nuovo biopolimero Roboze spiegato da Ilaria Guicciardini, Head of Marketing di Roboze
“Il Roboze Bio-based PA, è il primo polimero ad alte prestazioni a base biologica con rinforzo naturale. Con le stesse specifiche e prestazioni, ma con un’emissione di CO2 inferiore del 60% rispetto a un polimero a base di petrolio rinforzata con fibra di carbonio. La Roboze Bio-based PA nasce dall’impegno dell’azienda nello sviluppo di prodotti di origine sostenibile a ridotto impatto ambientale. È un tecnopolimero ideale per la produzione di utensili e attrezzature che consente di accelerare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità delle aziende manifatturiere contribuendo, al contempo, a un futuro positivo per il pianeta. Roboze bio-based PA è il primo risultato dell’obiettivo di avanzare rapidamente nello sviluppo di materiali alternativi ai super polimeri a base petrolio favorendo l’utilizzo di matrici e fibre di rinforzo a base naturale. La sfida sta nel ricercare nuovi materiali e tecnologie che possano da un lato ridurre la generazione di anidride carbonica (responsabile dell’effetto serra), e dall’altro raggiungere le proprietà dei super polimeri disponibili oggi nella sostituzione di parti metalliche. La durata di utilizzo della Roboze bio-based PA dipende dal ciclo di vita delle fasi che lo compongono, attualmente non è stato effettuato uno studio a questo proposito. Tuttavia, l’aspetto positivo di questo materiale innovativo è che è totalmente riciclabile, dato che è costituito da una fase primaria che per il 60%. È di origine bio e da una fibra naturale totalmente riciclabile. Quindi, nel momento in cui si generano scarti dal processo di stampa questi possono essere facilmente recuperati attraverso un processo di riciclo meccanico.
La nascita di questo polimero risponde anche alla necessità dell’intera industria della stampa 3D di avere bio-polimeri riciclabili e basso impatto ambientale. La sostenibilità è il presupposto necessario per un progresso duraturo per le persone e il pianeta. Investire nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni diversificate che possano soddisfare le varie fasi di sviluppo e produzione dei beni, è tra le scelte strategiche di tutte le aziende manifatturiere per ottenere risposte e proporre azioni correttive ai metodi e modelli di business attuali. Dalla riduzione degli scarti alla produzione locale, la stampa 3D vanta alcuni significativi elementi di sostenibilità ambientale. Entro il 2050, la produzione additiva (AM) potrebbe far risparmiare fino al 90% delle materie prime necessarie per la produzione, secondo uno studio della Commissione europea (All3dp). Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti stima che (rispetto alla produzione tradizionale) l’AM potrebbe ridurre i rifiuti e i costi dei materiali di quasi il 90% e dimezzare il consumo di energia per la produzione. Si tratta di una notizia incoraggiante per qualsiasi azienda che considera i vantaggi economici e ambientali della stampa 3D. Bisogna riconoscere però che in genere è nel ciclo di sostenibilità produttiva del materiale il punto debole. Roboze Bio-based PA derivata dall’olio di ricino, ha prestazioni e specifiche simili ai materiali di derivazione petrolifera ma per la sua produzione consente di ridurre del 60% le emissioni di CO2“.
Stampa 3D – L’innovazione di Roboze
“L’intuizione alla base del mio business nasce dall’aver studiato a fondo la tecnologia FFF (Fused Filament Fabrication) e nell’aver riconosciuto dei punti tecnologici di miglioramento. Come primo punto, pensando all’enorme vantaggio di poter produrre parti finite per prodotti customizzati o in serie limitata, mi sono concentrato sulla qualità e ripetibilità dei pezzi stampanti” spiega Alessio Lorusso. Da questa esigenza tecnologica nasce il Beltless System, brevetto internazionale, che sostituisce parti della movimentazione degli assi di costruzione sui sistemi attuali FFF, una soluzione meccatronica più precisa con cremagliera elicoidale e pignone a contatto diretto. Questa innovazione permette non solo di produrre parti più accurate, ma al contempo offre una bassa manutenzione degli assi, valore molto importante per le aziende manifatturiere”. “La seconda esigenza – prosegue – derivava dalla necessità di PMI, e non solo, di poter utilizzare questa tecnologia con materiali “nuovi” e dalle performance elevate. Dopo uno studio attento delle esigenze del mercato abbiamo deciso di specializzarci nell’offerta di super-polimeri che vadano, per alcuni applicazioni, a sostituire i metalli. I settori che maggiormente ne traggono vantaggio sono l’aerospazio e la difesa, il motorsport e l’automotive, l’industria manifatturiera in generale grazie anche la possibilità di produrre in casa strumenti di linea e da lavoro. Da qui gli incontri che hanno confermato le nostre intuizioni. GE, Airbus, Dallara, Bosch, Merck, Honeywell, solo per citarne alcuni.
Stampa 3D – Roboze non poteva che nascere in Puglia
“Creare un prodotto competitivo sul mercato mondiale, pur sapendo di partire svantaggiati a fronte di grandi industrie che fanno questo da sempre”. Ma la vera sfida per Alessio Lorusso sta nel creare il prodotto migliore di sempre che sia riciclabile e basso impatto ambientale. Ad oggi, possiamo dire che ci è riuscito grazie a Roboze, un’azienda specializzata nella stampa 3D che fonda a Bari nel 2013, solo 5 anni dopo la nomina di “30 under 30”. Roboze non poteva che nascere in Puglia, nella sua Bari, circondata da acque limpide, baciata dal sole, dall’aria pulita che ha il sapore di salsedine e libertà. Ecco, Roboze non poteva non nascere in una terra così semplice quanto creativa. La sfida di Lorusso è anche questa: creare il prodotto migliore per la stampa 3D, a livello mondiale, ma rimanendo in Puglia, così da rendere la Puglia, e l’Italia del Sud, riconoscibile anche per questa vocazione tecnologica di chi la abita. Con il termine “Made in…” sempre più spesso si fa riferimento alle caratteristiche di un prodotto, oltre che alla sua provenienza, e quando si parla di Made in Italy si intende alta qualità artigianale e creatività, perché sono l’abilità e la capacità di innovare di generazioni di artigiani ad aver fatto del Made in Italy un sinonimo di eccellenza. Oggi, in piena manifattura 4.0 e Internet of Things, ci si può chiedere se è la tecnologia non rischi di soppiantare un “saper fare” manuale e una tradizione che hanno reso l’Italia un punto di riferimento a livello internazionale.
Una risposta a questa domanda si può trovare guardando la realtà dei Fab Lab. In queste officine 4.0 la tecnologia incontra l’artigianalità e ne fa sue le esigenze per sviluppare tecniche produttive innovative. Per i primi due anni, accanto a Lorusso c’è un solo collaboratore part time. Oggi invece nella società lavorano circa 100 persone: ingegneri meccanici, elettronici, del software, scienziati dei materiali e chimici. L’età media è 32-33 anni e quasi il 35% dell’organico è formato da donne. “In Roboze sviluppiamo quella che oggi è considerata la tecnologia di stampa 3D più precisa al mondo. Siamo specializzati in super materiali, ossia polimeri che per proprietà termiche, meccaniche e chimiche possono addirittura sostituire i metalli in ambienti estremi. Quindi aiutiamo i nostri clienti a ridurre i pesi, a migliorare l’efficienza, limitare i consumi e produrre just in time e on demand solo quando e dove ce n’è bisogno utilizzando la nostra beltless technology, una tecnologia di stampa 3D brevettata” ci spiega Alessio Lorusso. “Siamo all’inizio di un nuovo stadio della nostra evoluzione, come uomini e come imprenditori. Siamo alle porte di un modo nuovo di produrre innovazione: l’unica strada percorribile è verso un futuro sostenibile per tutti. Possiamo cambiare le nostre strategie di progettazione e produzione, mettere al primo posto l’uso razionale delle risorse, utilizzare la tecnologia a favore delle generazioni che verranno, lasciando a loro un ambiente sano, equo e stampato a misura d’uomo. Possiamo aumentare il nostro valore, producendo vicino al luogo di utilizzo, ad esempio, eliminando la distanza tra come progettiamo e dove lo usiamo. È un cambio di rotta virtuoso ed è l’unica risposta possibile alla domanda: come sarà il domani? In Roboze lo stiamo già facendo”.