La legge fondamentale trae ancora oggi la sua forza dai cosiddetti “contrappesi” che la abitano
Lo dicono i più insigni costituzionalisti, lo può dire ogni cittadino che, leggendo la Carta, non riesce a trovarne corrispondenza nella sua vita di tutti i giorni. L’attuazione della Costituzione non si è mai compiuta. C’è in atto il tentativo, lento, lentissimo, che una parte politica prova a portare avanti semplicemente proteggendola contro un’altra parte – e non parliamo necessariamente di destra/sinistra – che ha cercato di disapplicarla, distorcerla, attaccarla, violarla e, parola più dolce ma con l’inganno in seno, riformarla.
Tentativi di riforma, alcuni dei quali sfortunatamente andati in porto, come quello del 2001 sul Titolo V per mano del centro-sinistra: una riforma che voleva guardare a un federalismo alla tedesca ma ci ha lasciato a metà del guado, infatti, oggi, tutti disconoscono quel percorso – che tra l’altro ha dato il via all’autonomia differenziata voluta dal governo Meloni.
La storia
E poi ci sono stati tentativi fortunatamente falliti, come quello del governo Renzi nel 2016, affossato dal referendum popolare. Dire di una riforma tentata da un governo dovrebbe far venire i brividi, visto che la questione dovrebbe essere in carico al Parlamento, che detiene il potere Legislativo – Piero Calamandrei diceva che durante il processo di revisione della Costituzione il governo doveva stare addirittura fuori dall’aula. Uno dei più illustri giuristi del XX secolo, Costantino Mortati, disse che «la forza di rottura, potenzialmente contenuta nel testo costituzionale, non ha trovato energie sufficienti per metterla in opera».
Come dire che gli ideali di rinnovamento che avevano dato vita alle lotte della Resistenza non riuscirono a mantenere la loro intensità «e con essa l’unità delle forze che si erano raccolte intorno». Eppure, abbiamo visto più volte il popolo italiano far quadrato attorno alla Costituzione, impegnarsi con l’unico strumento diretto – il referendum – a cancellare tutti i tentativi di attacco alla Carta. Un popolo, quello italiano, che sembra mostrare ancora una fede nella forza propulsiva di quei princìpi fondamentali, ma non solo.
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