Se un hotel ci migliora la vita

Molti scrittori hanno avuto idee brillanti dentro camere d’albergo. Le stesse che oggi sono il cuore dell’hotel-terapia

Per visitare Bateman’s, la casa nella contea dell’East Sussex dove visse Rudyard Kipling per oltre 30 anni, servono 15 pound. Per trascorrere una notte nella suite del Brown’s Hotel dedicata allo scrittore, ne servono 4900. Bateman’s ha molti comignoli e molti ricordi della vita di Kipling all’epoca in cui scrisse alcune delle sue poesie più famose, come The Glory of the Garden e Se.

Quando l'hotel ci migliora la vita
C’è un fascino semi-incomprensibile negli hotel – ilMillimetro.it

Ma Il libro della giungla finì di scriverlo nella stanza di un lussuoso hotel a Mayfair, oggi suite, in cui amava soggiornare quando si recava a Londra. Attualmente è la più grande di tutto il complesso alberghiero, frutto di una ristrutturazione e di un piano di ampliamento durato 3 mesi. La legge della giungla tramandata nel libro per cui Kipling è conosciuto in tutto il mondo si adatta al contesto sfarzoso (o lo sovverte?): la natura selvaggia si radica nella carta da parati e nella sagoma delle lampade da comodino a forma di scimmia, che qualche fan benestante dello scrittore può spegnere e accendere quando gli pare.

Rudyard Kipling non sarà certo il primo che ha amato scrivere in hotel. Non è stato l’unico nemmeno al Brown’s: oltre a lui, Mark Twain, Agatha Christie e Stephen King, che ha fatto dell’Overlook Hotel il cuore del suo più celebre romanzo horror, ispirato allo Stanley Hotel in Colorado. La stanza numero 217, che ha un letto a baldacchino e una ventola proprio al centro del soffitto, è quella in cui Stephen King soggiornò quando ebbe la folgorazione per il libro: prenotare questa camera è un’altra storia. Che non ha fine.

Anche Marcel Proust aveva il suo bell’hotel francese in Normandia: al Grand Hôtel Cabourg – MGallery scrisse parte di À la Recherche du temps perdu con la vista del mare e dei gabbiani. Tuttavia, non è mai solo il soggiornare, a volte può essere anche un momento dopo cena: testimoni e testimonianze ci dicono che un bancone da bar può ben raccontare il legame tra hotel e scrittori. Rudyard Kipling frequentava spesso quello di un hotel di lusso a Singapore, il Raffles, dove pare si recasse spesso anche Ernest Hemingway.

Oltre al Carousel Bar dell’hotel Monteleone a New Orleans, frequentato sempre da Hemingway, Truman Capote e William Faulkner. L’associazione United for Librarie lo cita infatti tra i luoghi letterari di New Orleans. Fitzgerald aveva il suo posto al bancone del The Ritz a Parigi, e l’elenco potrebbe continuare.

C’è un fascino semi-incomprensibile negli hotel, che si può forse solo spiegare con queste parole: “Adoro le comodità di casa e adoro poter viaggiare, ma due notti al Claridge’s, che ho raggiunto in 15 minuti di taxi da casa mia, sono state un ordine di felicità molto diverso. E gran parte della gioia deriva dal non avere nessuna delle tue cose intorno a te”. Queste righe sono tratte da un pezzo del giornalista Andrew O’Hagan pubblicato il 2 novembre del 2014 sul New York Times.

Una confessione schietta e una necessità lucida – che non sappiamo se abbia scritto o meno in questa camera d’albergo – ma che rendono bene il bisogno di allontanarsi, solo di qualche passo, dalle ovvietà della vita. Come mai? Forse è un modo per far albergare in noi nuovi stimoli, oppure ne è solo uno per rigenerare un nostro punto di forza qualsiasi: per chi scrive, è la scrittura. E l’hotel della propria città può rivelarsi un buon compromesso.

Turismo del benessere: l’ascesa dell’hotel-terapia

A proposito: oggi l’hotel sta diventando un buon compromesso? Negli ultimi due anni, molte catene di lusso in tutto il mondo hanno assunto un’aura ospedaliera ben promossa sulla homepage dei loro siti ufficiali. Questa espansione include équipe di professionisti specializzati in medicina complementare e omeopatia, psicologi, psicoterapeuti del corpo e terapeuti del bosco. Il compromesso si gioca tutto tra la salute e il benessere.

Il benessere degli hotel che crea turismo
Il soggiorno negli hotel può diventare una vera terapia – ilMillimetro.it

Gli hotel con spa sono sempre esistiti: per capire qual è la novità occorre scomodare un paio di similitudini, mettendole a confronto tra loro. Il benessere offerto dagli hotel con centri termali è una sorta di parabenessere, funziona quasi come una parafarmacia dove chiunque può procurarsi farmaci senza nessuna prescrizione. Qui dentro tutti possiamo concederci un messaggio o un lungo pomeriggio tra bagni turchi e saune finlandesi, senza dover rivendicare un reale bisogno. Quello promosso dalla nuova era dell’hospitality è invece un tipo di benessere con ricetta medica per chi è veramente stressato, in burnout, perso. Non che da essere ospiti si passi a sentirsi pazienti, ma è un intervento molto più che ricostituente: è mirato e approfondito.

Durante e dopo la Pandemia la salute mentale delle persone ha iniziato a subire un declino, per questo anche gli hotel hanno cominciato ad attrezzarsi fornendo supporto laddove possibile. Nel campo del benessere e della salute mentale, gli hotel valgono però da integratori: come gli integratori alimentari “non sostituiscono una dieta varia e bilanciata e uno stile di vita sano”, così i servizi di supporto psicologico offerti da alcuni hotel non possono considerarsi sostituti di una psicoterapia che, se necessaria, andrebbe comunque fatta a prescindere o portata avanti.

La possibilità di partecipare a una video-seduta con uno psicologo mentre si soggiorna in una camera d’albergo, magari durante un viaggio di lavoro, è un plus che può dare sollievo soprattutto a quella fetta di persone che, per lavoro, devono necessariamente viaggiare.

Alleviare lo stress dovuto a questa condizione già mentre la si vive può servire ad arrotare gli strumenti che più in là si sfodereranno con una certa consapevolezza, sapendo di aver imparato a gestire in autonomia le angosce e le tensioni. Oltre a questa possibilità, diverse strutture offrono dei buoni sconto per incentivare gli ospiti a continuare le video-sedute anche una volta terminato il proprio soggiorno, proseguendo (sempre con lo stesso psicologo) nel salotto di casa.

Il business del benessere non farà che crescere

Secondo l’organizzazione no profit americana Global Wellness Institute, il turismo del benessere registrerà una crescita del 21% entro il 2025: l’Europa e il Nord America sono i mercati di punta del settore e noi italiani ne siamo grandi estimatori, Croazia e Paesi balcanici le destinazioni più ambite. Come avrebbe reagito Rudyard Kipling a tutto ciò? E soprattutto, come avrebbe scritto? La sua giungla sarebbe stata più cheta, così come anche le sue morali?

Hotel, un business che non farà che crescere
Nel 2023 la catena Hilton ha lanciato l’iniziativa Care For All con l’intento di impegnarsi in modo concreto per il benessere dei suoi dipendenti – ilMillimetro.it

Della bravura degli hotel che soddisfano tutte le condizioni, nel dubbio, non si discute. Per il capolavoro letterario di Kipling in parte è stato il Brown’s; per le nostre rivendicazioni, in un momento in cui burnout e vari stati di tensione colpiscono diverse fasce della popolazione, sono gli hotel che offrono un servizio più o meno clinico, decontestualizzando tutte quelle figure professionali che nell’immaginario comune svolgono il proprio lavoro in una stanza piena di libri e con un paziente sul lettino.

Un ruolo rivoluzionario, per esempio, lo sta incarnando Hilton, il franchising dell’hospitality che conta una forza lavoro di 450.000 persone in 126 Paesi. Nel 2023 ha lanciato l’iniziativa Care For All con l’intento di impegnarsi in modo concreto per il benessere dei suoi dipendenti, promessa mantenuta con il rilascio di nuove risorse nella piattaforma Thrive at Hilton (Thrive Global è un’azienda attiva nel settore del benessere negli ambienti di lavoro, aiuta aziende e organizzazioni a mettere al centro le persone che ne fanno parte).

Attraverso questa piattaforma, a tutti i dipendenti di Hilton è garantito l’accesso a webinar e materiali di approfondimento sulla gestione dello stress, genitorialità, gestione del proprio tempo, e strumenti di supporto manageriale per aiutare i leader a supportare al meglio il proprio team. È il primo franchising a mettere a disposizione un servizio così necessario. Pare che il benessere mentale sia la nuova miniera d’oro.

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