(Adnkronos) – A fronte di un’incidenza importante nella popolazione delle malattie respiratorie, come asma e Bpco, ci sono oggi nuovi strumenti per ridurne l’impatto e migliorare la gestione della patologia. Se n’è parlato ieri 8 novembre a Genova, all’Auditorium del Teatro Carlo Felice, durante l’incontro pubblico “Senza respiro: come si riconoscono e si curano asma e Bpco”, dedicato alla popolazione e che ha riunito il professor Fulvio Braido, direttore della Clinica di malattie respiratorie e allergologia dell’Irccs Policlinico San Martino di Genova, Simona Barbaglia, presidente dell’associazione “Respiriamo Insieme” e diverse figure delle istituzioni sanitarie. L’appuntamento ha fatto luce sugli strumenti in uso oggi e sulle modalità di accesso ai servizi territoriali, come appunto quelli di tipo ambulatoriale fruibili al San Martino di Genova ma anche di anticipare le due giornate dedicate agli “Higlights in respiratory diseases allergies”, in corso oggi e domani, in cui esperti nazionali e internazionali condivideranno gli strumenti più recenti sul trattamento di asma, Bpco e altre patologie ostruttive bronchiali. Il 10% della popolazione italiana, pari a 150mila persone circa in Liguria, è affetto da asma e Bpco, con una gravità molto variabile. Due patologie che costituiscono il cardine delle malattie ostruttive e che condividono una serie di sintomi, quali tosse e fatica a respirare ma che hanno dinamiche differenti e richiedono trattamenti specifici. Attualmente, infatti, il 90% degli asmatici riesce a controllare i sintomi con farmaci inalatori, ma per il 10% la risposta arriva grazie a nuovi farmaci biologici che consentono di controllare lo stato infiammatorio di tipo 2, il quale coinvolge alcune cellule e mediatori. Un risultato importante poiché a questa forma di infiammazione possono corrispondere, oltre all’asma, manifestazioni correlate come poliposi nasale, riguardante il 50% dei pazienti asmatici gravi, dermatite atopica, rinite allergica ed esofagite eosinofila. Problematiche che quindi coinvolgono anche clinici di altre specialità, con cui è fondamentale costruire un coordinamento. “Il confronto tra specialisti è necessario per trovare la strategia esatta – afferma Fulvio Braido, direttore della Clinica di malattie respiratorie e allergologia dell’Irccs Policlinico San Martino di Genova -. Oggi possiamo portare alla remissione clinica dell’asma, ad avere quindi un controllo della malattia senza riacutizzazione e un’ottimale qualità di vita. La collaborazione interdisciplinare per la gestione clinica, ma anche per la ricerca, è fondamentale”. Riguardo l’età dei pazienti asmatici, durante l’età giovanile prevale l’asma di forma allergica, mentre in quella adulta i casi riguardano soprattutto quella eosinofilica. Il 10% è affetto da una forma grave della malattia. “Per le forme in cui la cellula eosinofila, presente nel sangue, rilascia sostanze che inducono contrazione muscolo bronchiale, muco, infiammazione ed edema della mucosa, siamo in grado di agire sui mediatori che portano la sopravvivenza degli eosinofili o di bloccare addirittura i recettori di queste molecole – prosegue Braido -. Nei casi in cui non sia sufficiente e si sia di fronte a riacutizzazioni, “dobbiamo prendere in considerazione questi farmaci, perché nel tempo portiamo il paziente a non dover usare più cortisone, ad avere la funzione polmonare stabile e un’ottimale qualità di vita. In diversi casi, si assiste persino alla remissione della malattia perché si spengono i meccanismi alla base dell’asma”. Fino a 5-6 anni fa era disponibile un solo farmaco biologico. “Oggi ne abbiamo cinque, sono indicati per più patologie e potrebbero essere efficaci per la cura di altre problematiche – riprende Braido -. Di sicuro consentono un approccio personalizzato sull’entità del sintomo”. Anche sul fronte della Bpco ci sono risposte incoraggianti. “Le forma che conosciamo meglio è quella indotta da fumo di sigaretta, prevalentemente in pazienti di età superiore ai 45 anni che poi, avanzando con l’età, sviluppano una patologia cronica progressiva associata ad altri fenomeni di tipo cardiovascolare, oppure quella che si sviluppa nei pazienti più fragili con sindrome metabolica o diabete”. La broncopneumopatia cronica ostruttiva è la terza causa di morte per le malattie non comunicabili, ovvero non trasferibili da un individuo a un altro e che dipendono dallo stile di vita. Non solo il fumo ma anche l’esposizione prolungata ad un ambiente inquinato può essere un fattore predisponente. “Stiamo andando verso una personalizzazione della terapia: abbiamo farmaci biologici in sperimentazione e adottiamo un approccio specifico per singolo paziente – prosegue il direttore della Clinica di malattie respiratorie e allergologia del San Martino di Genova -. Non abbiamo solo protocolli a base di farmaci inalatori ma anche terapie sostitutive fino a interventi chirurgici endoscopici sul polmone, per alcuni casi specifici, la ventilazione domiciliare e il trapianto”. Infine, occorre informare meglio i cittadini sulle modalità di presa in carico e incentivare l’integrazione tra medicina di territorio e ospedale. “Il centro specialistico dev’essere a disposizione della medicina generale per la diagnostica, specie se di secondo livello. Con una popolazione così ampia di pazienti l’interazione ospedale-territorio deve portare a un trattamento dei casi lievi e moderati da parte del medico di famiglia, con il ricorso allo specialista in caso di necessità”, aggiunge Braido. L’obiettivo è non vedere pazienti asmatici ricoverati in ospedale, in modo da liberare risorse per i casi più complicati. “Il presente ci permette di migliorare molti parametri con strumenti non invasivi, invece a lungo termine – conclude Braido – guardiamo alla rigenerazione polmonare e a ridurre la velocità di invecchiamento del polmone”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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