Rivoluzione green: arriva la birra in polvere

È diventata nei secoli uno degli elementi fondamentali della cultura tedesca. La birra in Germania è un po’ come il vino in Italia. Una bevanda consumata da milioni di persone e di cui ormai ne esistono migliaia di varietà per tutti i gusti. Quasi un elemento intoccabile per i molti cultori, i quali però da quest’anno devono fare i conti con una novità che potrebbe rivoluzionare il futuro dell’industria: la birra in polvere. Sull’onda positiva di una rivoluzione green che sta coinvolgendo ormai da anni in pieno anche il settore agroalimentare, il Paese si è dato da fare per iniziare a mettere in commercio un prodotto innovativo che abbia un minore impatto ambientale.

Rivoluzione green: arriva la birra in polvere

Rivoluzione green: arriva la birra in polvere – Il granulato idrosolubile

Il progetto arriva dalla Klosterbrauerei Neuzelle – un birrificio nato nel XV secolo in un monastero al confine con la Polonia – dove è stata ideata una polvere, la “dryest beer”, che disciolta in acqua dà vita a una bevanda con lo stesso sapore della birra, ma con gradazione alcolica per il momento uguale a zero. Il birrificio, che produce circa 40mila ettolitri di birra l’anno, si è specializzato in prodotti a bassa fermentazione, per esempio, la Schwarzbrau e altre birre fruttate, come quelle al gusto di ciliegia e allo zenzero. Questa volta invece, con il sostegno del BMWi (Ministero Federale dell’Economia e dell’Energia della Germania), ha lavorato a un prodotto del tutto innovativo: un granulato che, sciolto in acqua, dà lo stesso risultato della classica birra alla spina. A detta di coloro che l’hanno provata il sapore non cambia e, inoltre, con il semplice utilizzo di un frustino montalatte si ottiene la stessa fragrante e spumosa schiuma della tradizionale birra. La sostanza è costituita principalmente da destrine, i carboidrati a peso molecolare medio-basso che si presentano sotto forma di polvere bianco-giallastra solubile in acqua, ma non in alcool. Per questo si ottiene una bevanda analcolica. Dal punto di vista chimico si tratta di quelle stesse polveri che ormai da anni spopolano anche tra gli sportivi o tra gli amanti dei cosiddetti “frullati proteici”. La novità giunta dalla Klosterbrauerei Neuzelle non può che destare scetticismo nei tanti amanti della birra, tedeschi e non solo, che amano una bevanda attorno alla quale per secoli si è creata una serie di tradizioni e rituali considerati “intoccabili”. L’obiettivo del progetto, tuttavia, non era quello di andare a intaccare la storia e il valore del prodotto, quanto piuttosto quello di contribuire a ridurre l’impatto dell’industria sul cambiamento climatico, ottenendo una bevanda che rispettasse in pieno il gusto autentico di quella originale ma che – soprattutto grazie alla rivoluzione nell’ambito dei trasporti e della catena produttiva – assicurasse un ridotto spreco di risorse naturali. Il trasporto della classica birra in lattina o in vetro ha un considerevole e sempre più preoccupante effetto negativo sull’ambiente. E ciò si aggiunge alle conseguenze dannose dell’intero ciclo di produzione della bevanda: dallo spreco d’acqua (per produrre un litro di birra se ne sprecano quattro) alle enormi quantità di Co2 emessa. La birra in polvere riduce del 90% il peso del trasporto grazie alla drastica diminuzione del packaging necessario per l’imballaggio. “È giunto il momento di mettere in discussione, alla luce del nostro atteggiamento nei confronti dell’ambiente, anche la produzione tradizionale di birra e la sua logistica”, ha spiegato il socio della Klosterbrauerei NeuzelleHelmut Fritsche, “miliardi di litri di acqua vengono trasportati in tutto il mondo per il consumo di birra, poiché la birra è composta fino al 90% di acqua. Dal punto di vista ambientale, risparmiamo già sul trasporto, ma non ancora sulla gestione delle risorse e sui costi di produzione”. Il progetto avviato in questa prima metà del 2023 ha avuto come principale mercato quello internazionale. “Con la nostra birra in polvere senza alcol miriamo principalmente ai mercati esportatori ad alta intensità di trasporto, come i paesi asiatici e africani”, ha spiegato il direttore generale della KlosterbrauereiStefan Fritsche. In futuro il birrificio intende commercializzare il granulato anche in Europa e, a medio termine, renderlo un prodotto non più di nicchia ma con un mercato autonomo. La Klosterbrauerei Neuzelle sta anche lavorando ad un perfezionamento della polvere, affinché venga incorporato all’interno l’alcol, che con ogni probabilità renderà il prodotto finale ancora più simile a quello originario e dunque più appetibile anche sul mercato interno. Il passo successivo sarà poi quello di generare una gamma di granulati differenti, dai quali si possano ottenere le più svariate tipologie di birra. L’ambizione del birrificio non si ferma qui. L’obiettivo dell’azienda è quello di rivoluzionare del tutto il consueto processo di produzione della propria gamma, limitandosi alla sola produzione del granulato. Un piano molto ambizioso che necessita di investitori intenzionati a rivoluzionare il settore fino a creare un nuovo mercato che riesca, non solo ad ottenere buoni risultati in Germania e in Europa, ma a oltrepassare anche i confini europei.

Rivoluzione green: arriva la birra in polvere

Rivoluzione green: arriva la birra in polvere – Altri esempi virtuosi

Il progetto tedesco non è il primo tentativo di rivoluzionare l’industria della birra con lo scopo di ridurne l’impatto sull’ambiente. Nel 2017, in Australia, i produttori del birrificio Young Henrys nel Newtown, New South Wales, oltre ad aver installato sul tetto dello stabilimento un parco solare che produce circa il 40% dell’energia necessaria per il suo funzionamento, si sono ingegnati per trovare un modo per ridurre la quantità di carbonio generata dalla fermentazione grazie a una preziosa risorsa naturale: le microalghe. Il progetto è stato realizzato con l’aiuto degli scienziati della University of Technology di Sydney. Nello stabilimento sono stati installati due enormi bioreattori da 400 litri, riempiti successivamente con tonnellate di alghe, che assorbono il carbonio emesso dalla birra in fermentazione trasformandolo in ossigeno. Da quell’esperimento ne sono nati poi tanti altri – sempre in campo agricolo – in cui si è tentato di sfruttare l’enorme potenziale delle alghe a favore di un’economia circolare sostenibile. In ogni parte del mondo i produttori di birra stanno investendo su metodi di produzione più sostenibile. Sempre più frequentemente in molti ricorrono all’utilizzo di imballaggi biodegradabili, o comunque riciclabili, per ridurre gli scarti e su tecniche innovative che trasformino i residui di produzione in certi tipi di fertilizzante che possano essere sfruttati in agricoltura. Centinaia di migliaia di aziende, soprattutto i birrifici artigianali, si stanno convertendo al “biologico”, prediligendo quindi l’utilizzo di luppolo e malto coltivati in modo sostenibile. Tanti stabilimenti hanno investito su fonti di energia rinnovabile (solare ed eolica principalmente) che alimentano le attrezzature impiegate, garantendo una notevole riduzione delle emissioni di anidride carbonica e dello spreco d’acqua. La produzione di birra sostenibile è una tendenza in netta crescita; la qualità del prodotto è nella gran parte dei casi elevata e ciò si riflette in parte sul prezzo finale, che rimane ancora alto rispetto alla media. Birra prodotta in modo sostenibile che, tuttavia, necessita di un packaging ugualmente ingombrante e spesso inquinante che richiede tecniche di trasporto altrettanto inquinanti. Ecco allora che si comprendono i vantaggi della birra in polvere e il suo enorme potenziale. Seppure l’idea di sciogliere una polvere nell’acqua e di gustare la bevanda ottenuta possa far storcere il naso a qualcuno, è anche vero che, da decenni, siamo abituati a bere caffè solubile, bevande al gusto di cacao, orzo e tanti altri preparati in polvere. Per preservare il Pianeta in cui viviamo, sempre più sofferente anche a causa dell’impatto dell’industria agroalimentare, i consumatori di diversi cibi e bevande potrebbero o dovrebbero, a seconda dei punti di vista, iniziare presto a cambiare alcune abitudini alimentari. E, come nel caso della birra in polvere, non è detto che debbano rinunciare a gusto e qualità.

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