La rivoluzione epocale del 6G è vicina: segnale ovunque ed esperienze di realtà aumentata. Tutto quello che c’è da sapere
Molti di noi, probabilmente, non stanno ancora utilizzando il 5G, eppure è già in arrivo la sesta generazione della telefonia mobile. Il Ministero per la Trasformazione digitale e i servizi pubblici ha infatti pubblicato, lo scorso maggio, la delibera finale del banco del programma UNICO R&D 6G del 2023. Questo significa che verranno assegnati 62 milioni di euro dei fondi europei NextGenerationEU del Piano di ripresa, trasformazione e resilienza a 43 nuovi progetti, con l’obiettivo di rafforzare l’ecosistema di ricerca attorno alla prossima generazione di tecnologia mobile.
Entro la fine del 2024, il 6G dovrebbe iniziare a trasmettere segnali velocissimi, fino a un terabit al secondo, in diverse parti del mondo. Realisticamente, tuttavia, l’arrivo del 6G non significa che la comunicazione via cavo sparirà. La fibra ottica continuerà a essere, almeno per un altro decennio, più efficiente, poiché più stabile e comunque ancora in continua evoluzione. Ma a che punto siamo in Europa? L’Unione Europea ha destinato 900 milioni di euro entro il 2027.
La Commissione UE ha annunciato, il 19 ottobre scorso, i 27 progetti che riceveranno un finanziamento di 130 milioni per la ricerca sul 6G in Europa. Tra tutti spicca la Spagna, che punta ad aggiudicarsi un ruolo di primo piano nello sviluppo della tecnologia 6G e sta destinando un’ingente quantità di risorse per far sì che il settore funga da impulso per l’economia del Paese.
L’Unione Europea, inoltre, ha lanciato il progetto Hexa-X, nell’ambito del programma Horizon 2020, che riunisce vari produttori europei di dispositivi mobili (tra cui Nokia ed Ericsson) ad alcuni operatori come la spagnola Telefónica, la francese Orange e l’italiana Tim, con lo scopo di andare a definire una specifica roadmap e di guidare i futuri sviluppi del 6G. Bruxelles, infine, sta lavorando, in collaborazione con gli Stati Uniti, alla nascita di uno standard condiviso.
L’impegno dell’Italia
In uno scenario in cui le potenze di tutto il mondo si stanno impegnando per arrivare al primo posto nella classifica degli sviluppatori di questa tecnologia innovativa, anche l’Italia si sta dando da fare. A Pisa, la Scuola Superiore di Sant’Anna ha dato il via al nuovo progetto EU “Deterministic6G” per sviluppare parti critiche delle reti 6G di prossima generazione. Si tratta di un consorzio di ricerca e innovazione da 5,7 milioni di euro coordinato da Ericsson e KTH, avviato nel gennaio 2023, con lo scopo di garantire che le reti possano gestire nuove applicazioni nell’ambito dell’automazione industriale, della produzione, dei trasporti, della medicina e dell’intrattenimento.
Al centro del progetto c’è il concetto di “comunicazione deterministica”, ossia la capacità di garantire la latenza (ossia il fatto che arrivi ovunque) e l’affidabilità della comunicazione. Il consorzio è composto da una serie di partner, alcuni dei quali vantano una leadership nel settore delle reti mobili (Ericsson, Orange), più applicazioni visionarie (IUVO e Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (SSSA), B&R), istituti di ricerca (KTH, Università di Stoccarda e Silicon Austria Labs) e piccole e medie imprese altamente innovative (Cumucore, Montimage). Nella Scuola Superiore Sant’Anna, ormai da tempo, si stanno progettando dei nuovi robot ed esoscheletri di nuova generazione che avranno particolari abilità, tra cui lavorare anche a distanza in zone dove non esiste una rete via cavo.
Nuovi scenari
Gli esperti prevedono che con il 6G si avrà una vera e propria rivoluzione epocale, dunque, molte attività della nostra vita quotidiana potranno subire importanti cambiamenti. Grazie a questa nuova tecnologia saranno sempre più numerose le esperienze sensoriali connesse alla realtà aumentata e in generale alla realtà virtuale. Una delle innovazioni più importanti sarà l’avvento degli ologrammi 3D ad alta fedeltà, riproducibili, tra le altre cose, su dispositivi mobili. Grazie a questa forma di “telepresenza” immersiva e olografica, milioni di persone potranno immergersi in ambienti di realtà virtuale, aumentata e mista, riducendo drasticamente la necessità di spostamenti e rivoluzionando anche molti settori lavorativi.
Guida autonoma, connessione con le costellazioni, internet super veloce e ovunque, consumi ridotti, e quindi meno inquinamento elettromagnetico, sono solo alcuni dei possibili scenari che si apriranno. I telefonini di ogni tipo riceveranno il segnale ovunque, perfino nelle gallerie o nei luoghi più remoti. Non ci saranno più interruzioni o rallentamenti di segnale. Uno degli obiettivi principali del 6G, infatti, è proprio quello di abbattere il divario digitale. Gli esperti spiegano che questo sarà possibile grazie all’integrazione tra il 6G con la rete terrestre e quella satellitare. Ciò è dovuto al fatto che il 6G è uno smart-network basato sugli hotspot, ovvero i punti di accesso senza fili, capace di adattarsi al traffico della rete ed evitare rallentamenti nelle possibili situazioni di sovraccarico, con una penetrazione capillare.
Proprio grazie all’elevata qualità della risposta del segnale, sarà possibile arrivare al quinto livello di guida, ossia quello completamente autonomo grazie alle nuove automobili che si potranno muovere senza alcun guidatore e potranno essere chiamate da chi ne ha bisogno con una telefonata. Una rivoluzione che coinvolgerà anche la comunicazione nello spazio, in particolare quella delle mega-costellazioni satellitari. Alla base del 6G, in sostanza, ci sono le onde terahertz, quelle con frequenze comprese tra 0,3 e 3 Thz. Sono dette anche onde “submillimetriche” perché possono trasportare una enorme quantità di dati, più delle “onde millimetriche”, ossia quelle del 5G mmWave, che spesso riscontrano una forte perdita di potenza durante la trasmissione tra le antenne.
Al momento sono in corso una serie di sperimentazioni, in particolare in Cina e negli Stati Uniti, e i risultati sono già dirompenti. La capitale cinese, infatti, ha già lanciato in orbita il primo satellite dedicato alle comunicazioni in 6G. Il primato di Pechino risale, in realtà, già a quattro anni fa. Nel 2020 è stato lanciato un satellite nello spazio con lo scopo di sperimentare la rete successiva al 5G e di far sì che tutto sia pronto entro il 2030. Il satellite Tianyan 05, 70 chili, è stato spedito in orbita grazie al razzo vettore Long March 6 ed è stato utilizzato per condurre prove di vario tipo: dalla prevenzione dei disastri naturali a una serie di test a carico delle comunicazioni. L’idea era quella di sviluppare una piattaforma globale per le comunicazioni in possibili futuri scenari di missioni spaziali. E Pechino sta ancora lavorando sodo in questa direzione. Alcuni colossi dell’informatica e delle telecomunicazioni, inoltre, stanno studiando dispositivi capaci di sfruttare la potenza della nuova autostrada wireless.
I vantaggi
La rivoluzione del 6G è particolarmente attesa anche per i considerevoli benefici che apporterà sull’ambiente. Gli hotspot, ossia i nuovi punti di accesso, andranno a diminuire l’inquinamento elettromagnetico. Gli esperti spiegano, infatti, che ci saranno delle particolari superfici intelligenti, una sorta di pannelli solari che ricevono le onde elettromagnetiche e le reindirizzano in quei punti dove c’è carenza di segnale. Ciò non comporterà in alcun modo dei segnali aggiuntivi, né un dispendio energetico. Ci sono, poi, una serie di vantaggi economici.
Il centro di ricerca Ericsson ha infatti previsto che, in tutto il mondo, si creeranno 22 milioni di nuovi posti di lavoro connessi alla rete mobile di sesta generazione. Secondo uno studio di Nokia Bell Labs, invece, entro il 2030 il nuovo standard potrà andare ad aumentare il prodotto interno lordo mondiale tra gli 8 e i 16 miliardi di dollari.