Inizia ufficialmente la “Road to Wembley” per le 32 squadre impegnate in questa ultima storica edizione, prima di lasciare spazio al nuovo format della neonata SuperChampions League. Chi succederà nell’albo d’oro a Pep Guardiola e al suo Manchester City? Una doppietta degli inglesi sarebbe fattibile? Sono solo due dei tanti interrogativi che si porta dietro, ogni anno, la competizione più affascinante e ricca del pianeta, non ce ne vorranno gli arabi. Una cosa è certa, i “campioni di tutto” del City partono in testa. Dopo aver vinto lo scorso anno la Premier, la Fa Cup e, appunto, la Champions, quest’anno si sono portati a casa già la Super Coppa Europea, e se non fosse stato per i rigori (persi contro l’Arsenal) avrebbero vinto anche il Community Shield, dove comunque fino al 91’ erano in vantaggio. Pep e i suoi sono dei veri e propri cannibali delle vittorie, ma la Champions è territorio di sorprese, tanto che la storia parla chiaro. Da quando si chiama Champions (1992-93), infatti, solo il Real Madrid è riuscito nella storica impresa di vincerne addirittura tre di fila, dal 2016 al 2018.
Le premesse della stagione, però, ci portano a mettere in pole ancora il City, considerando anche l’inizio in Premier – dove ha vinto le prime quattro –, il secondo miglior attacco, la miglior difesa e un ragazzo lì davanti che, quando vede la porta, difficilmente sbaglia: Haaland. Il girone, poi, non sarà particolarmente impegnativo con Lipsia, Young Boys e Stella Rossa. Dietro, ci sono tutte le altre a iniziare dal Girone A, dove la faranno da padroni il Bayern Monaco di Harry Kane e il Manchester United, i quali probabilmente si divideranno la posta in palio e la lotta per il primo posto. Il B sembra uno dei più equilibrati visto che dalla prima fascia è arrivato il Siviglia accoppiato al Psv, Lens e soprattutto Arsenal, che torna in Champions dopo anni (mancava dal 2017) ma con la consapevolezza di poter essere una vera e propria outsider del torneo. Dal C al F abbiamo le italiane, di cui parleremo tra poco, e quindi, detto del City, chiudiamo con il Girone H, dove il Barcellona è il grande favorito, seguito dal Porto.
Riparte la Champions League, è caccia al City – E le italiane?
Dopo il clamoroso risultato dello scorso anno con tre italiane in finale, ripetersi ovviamente sarà complicato ma abbiamo il dovere di provarci per due motivi. Il primo: la sorte, perché eccetto il Milan, a tutte le altre l’urna è stata benevola e potrebbe garantire – con un po’ di attenzione – l’accesso agli ottavi. I rossoneri sono chiamati all’impresa più grande ma l’Inter della passata stagione insegna. Il secondo: il tasso tecnico che hanno le nostre squadre che – tra mille paletti e problemi di carattere finanziario per far comunque quadrare i conti – sul mercato si sono mosse bene, aggiungendo qualità e personalità che in una competizione come la Champions non guasta mai. Il girone del Milan, come dicevamo, è il più difficile. Infatti, è il girone dei ritorni: al netto del Borussia Dortmund, che è una squadra che da anni gioca la Champions e ha dei giocatori molto interessanti, i rossoneri hanno pescato il Psg di Donnarumma e il Newcastle di Tonali e scommettiamo che le accoglienze per i due, a San Siro, saranno completamente diverse l’una dall’altra. Il Newcastle, però, non è solo Tonali. Ha fatto un mercato ovviamente interessante e vuole fare bella figura in Champions, visto che manca da oltre vent’anni. Certo, l’inizio della Premier non è stato entusiasmante, considerate le tre sconfitte e una sola vittoria, dunque, per il Milan meglio affrontarla in questo periodo di assestamento. Ed infine il Psg. Andati via Neymar e Messi, ovviamente è rimasto Mbappé. Non fatevi ingannare da chi dice che, essendo andati via due terzi dell’attacco, la squadra è più debole… tutt’altro. Soprattutto perché stavolta ha in panchina un tecnico che capisce di calcio e di gestione del gruppo come Luis Enrique e, dunque, da una specie di Harlem Globetrotters dello scorso anno, potrebbero finalmente diventare una squadra. Il Milan che s’è fermato al derby di semifinale lo scorso anno, la sua la potrà dire con grande forza e consapevolezza. La squadra di Pioli è cresciuta nel fisico e nella testa (almeno fino al derby contro l’Inter) e gli arrivi di Pulisic, Loftus-Cheek e Reijnders hanno rinforzato notevolmente la squadra. Davanti, Leão è un campione e, finalmente, quest’anno, anche Giroud ha alternative che possono farlo rifiatare ogni tanto. L’Inter, invece, ritrova nel suo girone il Benfica, una delle avversarie della cavalcata della scorsa stagione verso Istanbul. È l’unico spauracchio di un girone nel complesso per nulla paragonabile a quello dello scorso anno. Per carità, ci sono squadre comunque interessanti come il Salisburgo (asfaltato lo scorso anno dal Milan) e la Real Sociedad (eliminata dalla Roma addirittura in Europa League). Per questo Inzaghi dovrà essere bravo a dosare le forze di tutto il gruppo anche in Champions. Una squadra rivoluzionata in attacco con Lautaro – certezza – e Thuram – scoperta –, ma che, soprattutto a centrocampo e in difesa, ha inerito giocatori di livello come Sommer, Pavard, Frattesi e Klaassen. Inzaghi e i suoi, però, devono ripartire da una cosa: dalla consapevolezza della propria forza, che la finale dello scorso anno ha dato a tutto il gruppo.
Anche per il Napoli ci sarà un ritorno al passato. Nel gruppo C, oltre all’Union Berlin di Bonucci e Gosens al Braga, discreta squadra e famosa per il suo stadio naturalistico, è stato sorteggiato il Real Madrid. Sì, di Carletto Ancelotti, che dunque torna a Napoli. Quella Napoli dove ha fallito il suo progetto, sia dal punto di vista tecnico sia, probabilmente, di empatia con città e società. Detto ciò, l’anno scorso Spalletti ha giocato il miglior calcio d’Europa fino alla doppia sfida con il Milan, arrivata nel momento più complicato tra squalifiche, infortuni e stato di forma. Quest’anno, anche senza l’allenatore della nostra nazionale, Garcia ha il dovere – in ogni caso – di mantenere il Napoli agli stessi standard europei. Perché, a parte Kim, la squadra è la stessa, anche se chiaramente nel gioco propone novità: meno palleggio e più verticalità, più cinismo in sostanza. Chiudiamo con la Lazio. Partendo da una fascia scomoda, al sorteggio non ha avuto un girone impossibile. Sbaglia chi dice che la rosa è meno ricca e di qualità. È vero, è andato via Milinković-Savić, ma la risposta sul mercato del presidente Lotito (su input di Sarri) è stata importante. Probabilmente per la prima volta, la Lazio ha una squadra attrezzata anche per sostenere il doppio impegno. Atletico Madrid, Feyenoord e Celtic sono tutte avversarie assolutamente alla portata dei biancocelesti, soprattutto se sono quelli, per esempio, visti nella trasferta del Maradona di qualche settimana fa. Avviso ai naviganti: come saprete, dalla stagione 2024 la Champions cambierà format. Un girone unico da 36 squadre con 8 match a squadra secondo sorteggio, per poi arrivare alla fase a eliminazione diretta. I posti a disposizione dell’Italia saranno sempre 4, ma occhio. Sì, perché dalla prossima edizione cadranno anche i vincoli sul numero di squadre partecipanti a federazione. Ecco perché dovremmo remare tutti dalla stessa parte per il bene del calcio italiano e non snobbare nessuna partita o competizione. Perché? Semplice: per la SuperChampions, la Uefa regala due posti bonus alle squadre delle due migliori federazioni del Ranking 2023-2024, quindi, anche la quinta della Serie A – per intenderci – potrebbe giocare la Champions. Impresa non semplice, ma vale la pena provarci.
(foto copertina LaPresse)