Quando diventare genitori può essere un problema

C’è chi non può averli per motivi di salute, chi per difficoltà economiche, chi per “questioni lavorative”. Ognuno con i suoi drammi, ma tutti uniti da un aspetto comune: la difficoltà di diventare genitori. Madri e padri che lo desiderano, ma non ci riescono o non possono. Spesso rimandano e poi pensano che ormai sia troppo tardi. Un problema sociale, ma anche economico e politico. Un problema annoso, che chi ci governa – per quello che potrebbe – stenta a risolvere. E così si fanno sempre meno figli. Nel 2021 il “punto più basso di sempre”: 1,25 per ogni donna in età fertile. Ci sono però realtà che lavorano per stare vicino alle coppie e aiutarle nei loro drammi. Perché sì, per alcuni è un vero e proprio dramma. Tra queste, quella appena nata grazie alla determinazione di Eleonora Voltolina. Madre, giornalista e fondatrice di “The Why Wait Agenda”.

Cos’è The Why Wait Agenda

Uno spazio online (www.thewhywaitagenda.org) creato apposta per mettere al centro della narrazione pubblica il tema del fare figli. L’obiettivo è approfondire a 360 gradi, sempre da un’ottica laica, gli aspetti che sostengono o osteggiano la scelta di diventare genitori. Un progetto nato da pochi mesi che vuole dunque affrontare il “problema sociale degli aspiranti genitori mancati senza colpevolizzare chi di bambini non ne vuole, ma considerando la possibilità di fare figli come una delle tante grandi scelte che le persone dovrebbero poter prendere in piena libertà nella loro vita. Senza sentirsi costretti ad aspettare” racconta Voltolina.

Quando diventare genitori può essere un problema
Eleonora Voltolina, fondatrice di The Why Wait Agenda

Rimuovere gli ostacoli

Come aiutare le persone a sentirsi libere e serene nel prendere una scelta del genere? “La soluzione – spiega la giornalista – non sta nel convincere chi ha deciso di non farli a cambiare idea, ma nel costruire un mondo meno ostile, in cui le persone possano in effetti fare i figli che desiderano fare. Si tratta quindi di rimuovere gli ostacoli che si frappongono oggi tra le persone in età fertile e la realizzazione del loro desiderio”. Come?  Facendo informazione, cambiando certe convinzioni culturali e le leggi, potenziando i servizi.

Fare informazione

Il primo ostacolo che The Why Wait Agenda si prefigge di superare è quello informativo, divulgando informazioni sul tema della fecondità. “Per fare questo – prosegue Voltolina –  abbiamo creato un sito internet di The Why Wait Agenda. Un sito che contiene articoli di varia natura su questo tema. Legato al sito c’è anche il podcast con approfondimenti e interviste a esperti del mondo scientifico, accademico, giornalistico, attivisti, intellettuali, manager e innovatori sociali. L’obiettivo è quello di creare una community con persone che vogliano condividere le loro esperienze e collaborare alla ‘causa’, dando spazio alle loro voci”. Una comunità fatta non solo di donne, ma anche di uomini. Perché questo è un problema che riguarda entrambi i sessi. E l’esperienza di The Why Wait Agenda lo conferma. “Da quanto è nato il progetto, quello che mi sta sorprendendo di più è la reazione degli uomini ai nostri articoli o ai podcast. In queste settimane ho avuto diverse conversazioni con uomini che, dopo aver scoperto il mio progetto, si sono aperti con me e mi hanno raccontato – senza conoscermi – le loro esperienze. Storie di aborti, di fecondazioni non riuscite…Certo, la donna sicuramente è più coinvolta in queste vicende perché il corpo è il suo. Ma c’è una forte condivisione del dramma. Una condivisione però silente. Tanti mariti o compagni evitano di esternare il loro dolore. E così usano questo spazio per sfogarsi, per aprirsi, per raccontare le loro difficoltà. Nonostante questo progetto sia nato per le donne, alla fine sta aiutando anche moltissimi uomini. Uomini che hanno sofferto e che non lo dicono.  Non è una battaglia solo femminile, ma è delle persone che vogliono un mondo più equo e più giusto”.

Cambiare mentalità

The Why Wait Agenda non è un’iniziativa che vuole spingere a fare figli, o a fare più figli: semplicemente, vuole creare le condizioni per cui ciascuno possa sentirsi libero di essere o no genitore” precisa la giornalista. Per farlo, secondo Voltolina, bisogna partire da tre punti essenziali. “Il primo è che bisogna capire che fare figli non è una malattia, non rende inabili. Questo vale anche e soprattutto nel lavoro. Bisogna agire per sradicare quei pregiudizi che portano le donne a essere discriminate nel mondo professionale per essere potenzialmente a rischio maternità”. Il secondo punto è che “i figli si fanno in due, almeno nella maggior parte dei casi. Cambiare la cultura della cura, coinvolgere i padri, smetterla di chiamarli mammi, riconoscere le loro capacità e l’importanza che hanno nel crescere i figli. I bambini non “sono delle mamme”. L’ultimo aspetto riguarda il fatto che parlare di procreazione non è un tabù. “Formare una famiglia è un percorso complesso. Non sempre i genitori sono due. Non sempre sono di generi diversi. Non sempre si resta incinta subito. A volte ci sono dei problemi di salute, a volte è l’età a non giocare a favore. Possono capitare false partenze, aborti spontanei. Si può scegliere di utilizzare le tecniche di procreazione medicalmente assistita. Cambiare la cultura della genitorialità vuol dire anche smettere di negare la complessità che ruota intorno alla fecondazione e normalizzare quello che succede a centinaia di migliaia di persone, ma che spesso viene considerato inopportuno, vinee considerato qualcosa di cui parlare solo in privato”.

Quando diventare genitori può essere un problema

Modificare le leggi

Un mondo equo e giusto per diventare tale ha bisogno anche della politica. “Ci sono tanti modi di migliorare la situazione degli aspiranti genitori attraverso la legge. La prima grande lotta da combattere è quella per il congedo di paternità. L’unico modo per togliere dalle spalle delle donne la lettera scarlatta – in questo caso non la A di adultera ma la M di mamma – nei luoghi di lavoro, per riequilibrare la situazione e permettere alle donne di non essere discriminate è un robusto e lungo congedo di paternità. L’ideale sarebbe prevedere un ‘congedo di genitorialità’ paritario: lo stesso identico numero di giorni per le madri e per i padri” propone la giornalista. Il congedo di paternità è una novità degli ultimi anni, in molti Paesi è arrivato da poco e con durate molto più corte del corrispettivo congedo di maternità. “È la vera chiave per riportare immediatamente dopo una nascita la parità nel diritto e nel dovere dei genitori di prendersi cura del neonato. Un’azione potente per la costruzione di una società con ruoli meno stereotipati secondo il genere, una società più moderna e libera”. The Why Wait Agenda vuole aiutare tutti i tipi di famiglie, ed è per questo che la sua fondatrice ribadisce come sia necessario lavorare anche per “modificare le norme che regolano l’accesso alla fecondazione assistita, rendendole più inclusive e meno rigide e quindi aprendole per esempio alle coppie dello stesso sesso e alle persone single”.

Più servizi

Infine non si può non affrontare il tema dei servizi perché “anche se si informano perfettamente le persone rispetto alla fertilità, si fa un quadro normativo impeccabile e però poi le si abbandona nel momento in cui mettono al mondo un bambino, alla fine avremo sempre persone che rinunciano a fare un figlio proprio perché frenate da questa mancanza di servizi” dice Voltolina, pensando alla mancanza di posti negli asili nido,  alle rette troppo alte e agli orari di apertura delle scuole incompatibili con quelli lavorativi. “Servono – aggiunge – sgravi fiscali importanti già a partire dal primo figlio, e che incrementino progressivamente in maniera direttamente proporzionale al numero di figli.

Quando diventare genitori può essere un problema

Gli obiettivi del 2023

The Why Wait Agenda, però, non si limita solo al mondo del web con il sito e il podcast. “Puntiamo a organizzare un evento annuale. L’idea – racconta Voltolina – è quella di collaborare con i politici più attenti a questi temi per promuovere e far approvare leggi sul congedo paritario e in generale per la promozione del concetto di genitorialità condivisa. Vogliamo anche lavorare con le aziende pubbliche e private per diffondere iniziative volte a una valorizzazione delle donne madri e degli uomini padri nel mondo del lavoro.  Siamo alla ricerca di università e istituti con cui collaborare per mappare in profondità il tema del divario tra figli desiderati e figli avuti. Desideriamo – conclude – stabilire partnership con realtà che agiscono, nella maniera più ampia, nel senso di Whywait, e anche con persone online e offline che ritengano il tema importante, lo vogliano approfondire, condividere le loro storie e proposte”. The Why Wait Agenda dunque vuole proporre una narrazione della genitorialità nuova, moderna, senza tabù, senza ipocrisie, e dare visibilità a chi agisce per creare le condizioni migliori affinché le persone possano realmente scegliere se fare figli. Perché diventare o no genitore deve essere un diritto di tutti.

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