L’ultima dichiarazione di Vladimir Putin segna un nuovo capitolo nelle crescenti tensioni tra Russia e NATO, mentre la guerra in Ucraina continua a far tremare l’equilibrio geopolitico internazionale. Il leader russo ha avvertito che, se l’Ucraina dovesse usare missili a lungo raggio forniti dall’Occidente contro il territorio russo, Mosca lo interpreterebbe come un diretto atto di guerra da parte della NATO.
Questa minaccia è una risposta alla crescente assistenza militare che Kiev sta ricevendo dagli Stati Uniti e dai suoi alleati europei. Fino ad ora, l’Occidente ha limitato l’invio di armi particolarmente avanzate, come i missili a lungo raggio, per evitare un’escalation diretta con la Russia. Tuttavia, la possibilità che Washington rimuova il veto su tali armi sembra sempre più concreta, in un momento in cui la strategia militare occidentale si concentra sulla prevenzione di ulteriori avanzate russe e sulla difesa dell’integrità territoriale ucraina.
La prospettiva dell’invio di missili a lungo raggio è vista da Mosca come una minaccia esistenziale, poiché questi missili potrebbero colpire profondamente all’interno del territorio russo, portando il conflitto a una nuova dimensione. In questo scenario, Putin ha ribadito che un attacco del genere spingerebbe la Russia a rispondere con misure estreme, senza escludere il ricorso a tutti i mezzi a disposizione per difendere il Paese.
Questo sviluppo solleva serie preoccupazioni per una potenziale escalation nucleare, con la comunità internazionale che osserva con crescente ansia l’evolversi della situazione. La NATO, dal canto suo, rimane cauta, continuando a fornire sostegno all’Ucraina senza entrare direttamente in conflitto con la Russia. Tuttavia, la linea sottile tra difesa e provocazione si sta sempre più assottigliando, e il rischio di una crisi globale appare più tangibile che mai.
(Federico Brignacca)