Le bollette sono sempre più care. Famiglie e imprese sono costrette a pagare cifre sempre più alte, spesso insostenibili. Secondo le stime dell’Ircaf – istituto ricerche consumo ambiente e formazione – con i nuovi rincari attesi dal 1° ottobre si spenderà oltre il 127% in più rispetto allo scorso anno. Tra genitori che rischiano di non arrivare a fine mese e aziende che potrebbero chiudere una cosa è certa: l’aumento pressoché quotidiano del gas è uno dei problemi principali da affrontare per il prossimo governo. Così, l’inarrestabile corsa dei prezzi spinge il caro energia al centro della campagna elettorale. I partiti politici che si presentano al voto del prossimo 25 settembre sono quindi chiamati a fornire risposte concrete per i prossimi mesi. Ma cosa propongono nei loro programmi per risolvere o ridurre gli effetti del caro energia? Tra rigassificatori, nucleare e tetto al prezzo del gas ogni partito ha idee diverse su come intervenire. Su un punto però tutti sono d’accordo: bisogna agire al più presto per limitare i costi e rendere l’Italia il più possibile indipendente.
Le proposte del centrodestra
Il centrodestra nell’ “Accordo quadro di programma” dedica il punto 11 all’autosufficienza energetica. Indipendenza che sarà possibile attraverso “la creazione di impianti di ultima generazione, valutando anche il ricorso al nucleare”. Creare nuove strutture, ma anche utilizzare quelle già esistenti. Necessaria, dunque, la riattivazione dei pozzi di gas naturale “in un’ottica di utilizzo sostenibile delle fonti” e l’aumento della produzione di energia rinnovabile. La coalizione formata da Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati, propone poi di includere l’energia tra i prodotti esenti da iva. Tra le idee, infine, quella di assicurare un Price Cap, ovvero un tetto del gas, a livello europeo.
Cosa pensano Renzi e Calenda
Favorevole al Price Cap europeo anche il Terzo Polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che nel breve periodo ha come obiettivo quello di raggiungere l’indipendenza dal gas russo “diventata – scrivono nel programma – una questione di sicurezza nazionale”. Questione che si potrà risolvere anche costruendo “due rigassificatori galleggianti che consentano l’importazione di gas naturale liquefatto in sostituzione di quello russo”. Per aumentare ulteriormente la produzione di gas nazionale propongono di “riattivare e potenziare gli impianti già esistenti” ma anche di “rafforzare la strategia sulle rinnovabili”. Nel lungo periodo, poi, anche l’alleanza Renzi-Calenda non esclude il nucleare.
Il programma del Pd
Nel centrosinistra, il partito democratico, invece, promette di introdurre un nuovo contratto “luce sociale” per le famiglie con redditi medi e bassi. “si tratta – scrivono – di un contratto di fornitura energetica prodotta totalmente da fonti rinnovabili e acquistata direttamente dalla società pubblica acquirente unico. Il contratto di acquisto avrà durata decennale”. Ciò permetterà di ottenere “prezzi dell’energia elettrica molto bassi a vantaggio delle famiglie: fino ad un massimo di 1.350 kwh/anno per famiglia (pari al 50% del consumo medio), l’energia elettrica verrà fornita a costo zero, mentre sulla parte di consumo eccedente i prezzi saranno comunque calmierati”. Il partito di Enrico Letta però punta anche ad “aumentare drasticamente la quota di rinnovabili prodotte in Italia” e sui rigassificatori, “il cui ricorso appare necessario ma a condizione che costituiscano soluzione-ponte, che rimangano attivi solo pochi anni e che possano essere smobilitati ben prima del 2050, proprio per non interrompere la prospettiva della transizione ecologica”.
La soluzione dei Cinquestelle
Sul caro energia il Movimento 5 Stelle, che rivendica di essersi mosso in anticipo rispetto agli altri, ribadisce la sua ricetta nel programma. Alla voce “contrasto al carobollette” propone “la revisione del sistema di formazione del prezzo del gas favorendone lo sganciamento dal mercato olandese, caratterizzato da fenomeni speculativi”.
Come si stabilisce il prezzo del gas e come si traduce in bolletta
Insomma, almeno sulla carta le idee ci sono. Ora bisogna solo sperare che chi formerà il prossimo governo mantenga le promesse. Ma come mai siamo arrivati a cifre così alte? Forse prima è più opportuno capire come si stabilisce il prezzo del gas. Non esiste un prezzo unico internazionale. Il sistema di determinazione dei prezzi varia da paese a paese. Per l’unione europea, e quindi anche per l’Italia, bisogna far riferimento al mercato all’ingrosso di Amsterdam, il TTF, ovvero il Title Transfer Facility, Struttura per il Trasferimento dei Titoli. È un mercato virtuale dove sono scambiati i futures, contratti che danno il diritto di comprare un determinato bene a un certo prezzo. Al prezzo del bene poi si aggiungono altri componenti che fanno variare il costo come – ad esempio – trasporto, vendita, distribuzione e iva. Così si arriva al prezzo finale del gas in bolletta.
A far aumentare o abbassare le bollette, dunque, contribuiscono i prezzi del gas all’ingrosso, fissati ogni giorno sui mercati internazionali che salgono e scendono in linea con la domanda globale, ma che sono determinati anche da quanto costa ai fornitori di energia acquistare il gas dai produttori nazionali e internazionali. E non bisogna dimenticare che le speculazioni o il timore di un’imminente interruzione delle forniture possono far salire il costo. A queste voci se ne sommano altre, che influenzano il prezzo finale delle bollette, e sono: trasporto e gestione del contatore, imposte e oneri di sistema ma anche bonus sociali (come il bonus energia) e ricalcoli. Tutte queste voci valgono sia per il mercato tutelato che per il mercato libero. L’unica voce che cambia tra i due è la spesa della materia energia, nel primo caso il costo è stabilito dall’ARERA, l’autorità di regolazione per energia reti e ambiente, mentre nel mercato libero il prezzo lo stabilisce il fornitore.
Il problema Russia e gli altri motivi che hanno portato i prezzi alle stelle
Il prezzo del gas naturale in Europa è più che decuplicato in un anno. Siamo passati dai 27 euro al megawattora di un anno fa a 310 euro del 25 agosto. I livelli record sul mercato europeo sono stati raggiunti principalmente a causa della guerra in Ucraina e delle tensioni degli stati membri con la Russia, primo fornitore di metano in Europa, che sta utilizzando l’energia come strumento di pressione per convincere l’Unione Europea a togliere le sanzioni economiche. Prima dello scoppio del conflitto, la Russia forniva all’Unione Europea, e di conseguenza anche all’Italia, il 40% del gas che veniva usato. Ma ora la compagnia Gazprom ha ridotto le forniture. E il timore è che possa diminuirle ancora di più. Tutto questo ha creato instabilità tra preoccupazione per l’esaurimento delle forniture e ricerca di grossisti alternativi. Ma l’instabilità creata dalla riduzione delle forniture russe ai paesi dell’Unione Europea, non è l’unica causa che ha fatto alzare i prezzi.
A pesare è anche il forte aumento delle richieste, causato dalla corsa al riempimento degli stoccaggi in vista dell’inverno. In particolare, stiamo assistendo alla nuova domanda di energia che arriva da paesi come India e Cina, che negli ultimi 10 anni hanno quintuplicato il proprio consumo e quindi la propria domanda. La ripresa dell’economia in Asia, dunque, sta provocando nuovamente una rincorsa alla materia prima, facendo lievitare ulteriormente i prezzi. In buona sostanza: il prezzo sul mercato europeo sale per eccesso di domanda e anche perché gli investitori scommettono sul fatto che salirà ancora. Altro motivo è il calo degli investimenti e quindi dell’offerta. Il settore, infatti, in vista della decarbonizzazione, stava anche cominciando a investire meno nel gas, che è una fonte fossile.