L’organizzazione intergovernativa a carattere mondiale non si è ancora “appiattita” come gran parte dei Paesi occidentali.
Jenin è una città della Cisgiordania settentrionale. Dal 1948, anno della Nakba, la catastrofe, l’esodo dei palestinesi costretti a lasciare le loro terre durante la guerra arabo-israeliana, c’è un campo profughi dove vivono migliaia di persone. Jenin, come gran parte della Cisgiordania, è di fatto sotto occupazione militare israeliana. I soldati israeliani fanno il bello e il cattivo tempo. Possono fare rastrellamenti di giovani palestinesi nell’assoluta impunità. Possono compiere omicidi mirati. Possono addirittura assassinare una grande giornalista senza che nessuno paghi per tale crimine. È la realtà dei cosiddetti “territori occupati”, del resto.
L’11 maggio del 2022, durante un raid israeliano, uno dei volti più noti di Al Jazeera, la giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh è stata freddata da una pallottola sparata da un soldato israeliano. In principio, le autorità di Tel Aviv hanno negato il coinvolgimento dell’IDF (le Forze di difesa israeliane) nell’assassinio di Shireen Abu Akleh. Tuttavia, anche grazie agli esiti di un’inchiesta realizzata dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani – una delle agenzie dell’ONU – sono stati costretti ad ammettere le loro responsabilità, sostenendo però che si era trattato di un tragico errore.