Russia e Bielorussia escluse dalle Olimpiadi, Israele senza sanzioni: medaglia d’oro agli interessi politici
Diceva un saggio: lo sport moderno è la prosecuzione della politica, che è la prosecuzione della guerra. Molto saggio, quel saggio. Chissà cosa direbbe sui Giochi di Parigi 2024: Russia e Bielorussia escluse, Israele tra le nazioni partecipanti, come se nulla fosse. Le Olimpiadi fermavano i conflitti, una volta. Ora non frenano nemmeno le polemiche, anzi, le innalzano come se prendessero lo slancio con i trampolini dei tuffi. Coefficiente di difficoltà altissimo: due salti e via verso l’alto, creando contese intellettuali proprio nel momento in cui l’attenzione di tutti dovrebbe essere rivolta esclusivamente ai muscoli in tiro e ai gesti atletici da osservare a bocca aperta.
Si è capovolto il mondo… dello sport: di principio un universo super partes, la cronaca invece racconta di una “selezione” tra le guerre in corso. Alcune sono più gravi di altre: si sceglie quali invasioni punire e quelle su cui sorvolare. Il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) si è schierato come poche volte era successo in passato. Forse mai. Il 25 ottobre, attraverso il proprio sito, ha confermato che gli atleti russi e bielorussi non avrebbero potuto partecipare ai Giochi se non come atleti neutrali (a condizione che non facciano parte di corpi militari e non si siano espressi pubblicamente in favore dell’invasione). Senza inni né bandiere.
È passata una sola settimana ed ecco la decisione pesante, soprattutto a livello etico-morale: con un comunicato si è sostenuto di non voler discriminare gli atleti israeliani, invitandoli quindi a gareggiare a Parigi. Sotto la lente d’ingrandimento, le guerre tra Russia e Ucraina e tra Israele e Palestina. Forse, nel secondo caso, è più una lente di “rimpicciolimento”. Una disposizione senza precedenti. Senza pensare, tra l’altro, che per i resoconti delle Nazioni Unite sono 28 i conflitti in corso al momento. Ci sono guerre che “tirano” poco, eppure i morti dovrebbero pesare tutti allo stesso modo.
Un concetto, questo, evidenziato nel 2005 da Giancarlo Giojelli con il suo libro-denuncia Guerre dimenticate: scorre molto più sangue di quanto immaginiamo o, meglio ancora, di quanto ci fanno sapere. Ci sono conflitti snobbati dai mass media e dalle telecamere, con vittime di cui nessuno saprà mai niente. Ragioni economiche, razziali e religiose, cause dichiarate o nascoste.
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