L’ultimo attacco israeliano a Rafah ha provocato circa 42 morti tra i civili. L’esercito di Netanyahu sta commettendo crimini indicibili.
Dopo aver occupato terre altrui, dopo aver gettato cemento nei pozzi della Cisgiordania, dopo aver massacrato civili in attesa di un pacco alimentare, dopo aver usato la fame come arma di guerra, dopo aver reso Gaza una Hiroshima 2.0, dopo aver deliberatamente ucciso giornalisti, medici e infermieri, dopo aver sterminato 16.000 bambini in 230 giorni di pulizia etnica, dopo aver fatto saltare in aria ospedali e università e dato alle fiamme biblioteche e libri, l’esercito israeliano – il più morale del pianeta, come sostiene Netanyahu – ha oltrepassato una nuova linea rossa che lo fa sembrare sempre più simile a forze armate che in passato si sono macchiate di indicibili crimini.
L’altro ieri notte, a Rafah, le Forze di Difesa Israeliane (IDF – Israel Defense Forces) hanno colpito un campo profughi. Hanno bombardato, per essere precisi, la tendopoli di al-Sultan, luogo dove negli ultimi mesi si sono rifugiati migliaia di palestinesi, ai quali gli israeliani hanno distrutto le case nel resto della Striscia. Le vittime, al momento, sono 42 e molti di loro sono morti bruciati vivi. L’orrendo paradosso dei tempi oscuri che viviamo è tutto qui: bambini palestinesi bruciati vivi. Alcuni dei discendenti di coloro che vennero bruciati vivi durante la Seconda guerra mondiale oggi hanno bruciato vivi i bambini palestinesi.
Israele, il peggior Stato terrorista al mondo
Non si parli di errore, di danni collaterali, di tragica fatalità. Ogni giorno l’esercito israeliano colpisce deliberatamente i civili. Questa volta la strage ha fatto più notizia per le immagini infernali e apocalittiche che eroici reporter palestinesi hanno immediatamente pubblicato e che stanno facendo il giro del web, rompendo la nauseabonda censura che caratterizza il 90% del sistema mediatico occidentale. Immagini di donne fatte a pezzi, di bambini bruciati vivi, di neonati decapitati dalle bombe di precisione (così le definisce il ministro della Difesa di Israele Yoav Gallant). L’ennesimo crimine che si consuma, di fatto, in diretta televisiva. Stiamo assistendo al primo caso di pulizia etnica live della storia dell’umanità. Si pensava che l’attenzione mediatica, anche se parziale e ipercontrollata, avrebbe impedito massacri del genere. Ci sbagliavamo. Nonostante tutti siano informati o, meglio, tutti coloro che vogliono informarsi possono farlo, Israele, il peggior Stato terrorista al mondo, va avanti nella totale impunità. E questo avviene grazie alla scorta politica, economica e militare che l’Occidente le fornisce.
Tutto questo avviene grazie al doppio standard. Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, tra l’altro uno dei ministri più lucidi in Europa (questo ahimè è il livello), ha commentato la mattanza di al-Sultan in questo modo: “Ho l’impressione che Israele stia seminando un odio che coinvolgerà figli e nipoti. Hamas è un conto, il popolo palestinese è un altro. Dovevano discernere tra le due cose e fare una scelta più coraggiosa dal punto di vista democratico. Siamo convinti che Israele dovesse risolvere il problema con Hamas ma fin dal primo giorno abbiamo detto che questa cosa andava affrontata in modo diverso. Tutti gli Stati sono concordi che, su Rafah, Israele doveva fermarsi. Non siamo stati ascoltati e ora guardiamo con disperazione la situazione”. Crosetto sa perfettamente che Hamas è la migliore garanzia di sopravvivenza dell’attuale governo razzista, fondamentalista, fanatico, colonialista e terrorista che c’è oggi in Israele. Sa anche perfettamente che l’obiettivo israeliano a Gaza non è affatto sconfiggere Hamas. È evidente che massacrare una popolazione fatta in prevalenza di bambini è il modo migliore per alimentare il terrorismo. Ad ogni modo, basta registrare le dichiarazioni dei leader israeliani per comprendere che la narrazione relativa alla lotta al terrorismo altro non è che una colossale fake news.
L’obiettivo di Israele è cacciare i palestinesi da Gaza
Leader politici, ministri, uomini e donne di potere in Israele, da mesi, ribadiscono il loro obiettivo principale (e messianico). Si tratta dell’espulsione definitiva dei palestinesi da Gaza e dell’occupazione della Striscia. E un obiettivo del genere lo si ottiene in un solo modo: la pulizia etnica. D’altro canto, gli israeliani hanno maturato grande esperienza al riguardo. Non ci sarebbe stata l’occupazione dei territori palestinesi nel 1947-48 senza la pulizia etnica. E in tal senso colpire deliberatamente una tendopoli, dunque bruciare vivi bambini palestinesi, fa parte della strategia. Sei giorni dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, WikiLeaks ha pubblicato un documento realizzato dal ministero dell’Intelligence israeliano dove veniva delineata la strategia da realizzare a Gaza. Nel documento c’è scritto che cacciare i palestinesi da Gaza, “alla lunga, produrrà vantaggi strategici” per lo Stato ebraico.
Come dire, per qualche mese avremo la pubblica opinione mondiale contro (la pubblica opinione, non certo i gruppi di potere) ma nel corso degli anni otterremo solo vantaggi. Una striscia costiera da rendere la Costa Azzurra della Palestina, la chiusura di un “fronte” per poi concentrarsi sulla definitiva colonizzazione della Cisgiordania e, per ultimo, il controllo di risorse energetiche infinite. Al largo di Gaza, infatti, ci sono giacimenti di petrolio e soprattutto di gas considerevoli. Eccoli, i vantaggi strategici che Israele potrà ottenere, alla lunga. Certo, adesso, per dirla alla Crosetto, lo Stato ebraico sta attirando contro sé odio e indignazione, ma al giorno d’oggi coltivare la memoria è un esercizio sempre più raro.
L’ipocrisia occidentale
Ad ogni modo, è nella seconda parte del comunicato di Crosetto che si palesa tutta l’oscena ipocrisia occidentale. Il famigerato doppio standard. Crosetto ha aggiunto: “Quello che sta accadendo, in Medio Oriente come in Ucraina, ci dimostra che tutta la comunità internazionale, anche quando è unita nel chiedere la stessa cosa, alla fine non conta nulla di fronte alla volontà di un singolo Stato che decide di fare un’azione come quella che sta accadendo in Ucraina o adesso a Rafah”.
Il ministro sostiene che la comunità internazionale ormai non ha più forza perché, alla fine dei giochi, i singoli Stati fanno quel che vogliono, come la Russia in Ucraina o Israele a Gaza. Quello che dimentica Crosetto (o fa finta di dimenticare) è che la risposta del blocco occidentale è stata completamente diversa. A Mosca sono stati applicati 15 pacchetti di sanzioni, a Tel Aviv nessuno. L’Ucraina – anche prima dell’invasione russa – è stata armata fino ai denti, ai palestinesi neppure arrivano aiuti umanitari sufficienti, dato che i coloni israeliani, con la compiacenza dei terroristi in divisa dell’IDF, li bloccano o li distruggono. Perché Crosetto non propone sanzioni a Israele come quelle applicate a Mosca? Semplice: perché funzionerebbero. E una cosa che funziona contro Israele, gli Stati Uniti non l’avallerebbero mai. Tutti sapevano che le sanzioni alla Russia non sarebbero servite a ottenere l’obiettivo dichiarato, ovvero costringere Putin a negoziare.
Anche perché, piaccia o meno, Putin è sempre stato molto più incline a negoziare della stragrande maggioranza dei leader occidentali. Le sanzioni alla Russia servivano (e in tal senso hanno funzionato) ad allontanare Mosca dall’Europa, obiettivo strategico USA e britannico. Era impossibile far crollare economicamente un Paese immenso come la Russia (il più grande al mondo) e autosufficiente dal punto di vista alimentare, energetico e idrico. Israele, al contrario, sarebbe costretta a fermare gli orrendi crimini che sta realizzando se la comunità internazionale, o meglio, il blocco occidentale, le applicasse un solo pacchetto di sanzioni.
È per questo che nessuno le propone. Perché, ripeto, funzionerebbero! Israele è alla sbarra per genocidio presso il Tribunale Internazionale di Giustizia, il massimo organo giudiziario delle Nazioni Unite. Non solo, lo stesso Tribunale, quattro giorni fa, le ha intimato di fermare immediatamente le operazioni militari a Rafah. Come ha risposto Israele? Bombardando una tendopoli. Ma c’è di più, la procura di un’altra Corte riconosciuta da 124 Paesi, tra questi l’Italia, ovvero la Corte Penale Internazionale, ha chiesto l’arresto di Netanyahu e Gallant. Questa è la realtà. Abbiamo a che fare con volgari assassini, i quali, tuttavia, non potrebbero torcere un capello a nessuno senza la copertura che il cosiddetto “libero e democratico Occidente”, i cosiddetti “buoni”, gli forniscono ormai da anni.