(Adnkronos) – Dalle krispele, morbide frittelle a forma di ciambella riempite d'acciughe, alle ngjalë, meglio note come anguille. Il Natale della tradizione arbëreshë è ricco di specialità culinarie e usanze secolari, tutte da scoprire e rivivere, a partire dalla notte della Vigilia. Provenienti dall'Albania, dalla storica regione dell'Epiro – e giunti in Italia tra il XV e il XVIII secolo – gli Arbëreshë costituiscono oggi una delle principali minoranze etno-linguistiche d'Italia. In Calabria sono circa 58mila persone che abitano in 30 comuni e tre frazioni della regione, in particolare in provincia di Cosenza. Ed è proprio lì che le tradizioni si fanno più vive. "Ad Acquaformosa prepariamo i tipici 'bocconotti'", racconta all'Adnkronos Gennaro Capparelli, sindaco del piccolo comune dell'entroterra calabro. "Possono essere riempiti con marmellata scura o chiara e con Nutella. Poi ogni famiglia prepara i dolci tipici delle feste, come le 'grispellet', in italiano chiamate 'crespelle', che sono delle frittelle dolci. Oppure i kruskulit, meglio noti come crustoli, che sono dei cannoli ricoperti di miele e zucchero. Da noi fa freddo – racconta ancora il primo cittadino – siamo ad 800 mt sul livello del mare, quindi non organizziamo eventi in piazza. Però tutti poi partecipano alla messa di Natale, che si svolge naturalmente con il rito greco-bizantino". Le tradizioni sono varie e diversificate: a Falconara Albanese, ad esempio, un'antica usanza rispettata ancora oggi, vuole che il capofamiglia aiuti nella preparazione delle krispele – morbide frittelle a forma di ciambella riempite d'acciughe – reggendo il manico della padella. "A Firmo, in provincia di Cosenza, il dolce tipico è la çiçirata", spiega all'Adnkronos Vincenzo Cucci, presidente dell'associazione culturale 'Vatrarbereshe', che promuove il recupero e la salvaguardia della lingua arbëreshë. "La çiçirata è a base di farina, uova e un pizzico di sale. Si lavora la pasta ricavando dei bastoncini lunghi e sottili, che vengono poi tagliati come piccoli ceci". A S.Benedetto Ullano, invece, si usa confezionare in casa diversi tipi di dolci, tutti fritti in padella, a base di farina, tuorli d'uova, zucchero, miele, farinaccio. "I dolci più diffusi e conosciuti – spiega ancora Cucci – sono gli skallilet (a base di farina impastati con uova a mo' di fusilli intrecciati in varie forme), i qenullilet, (a base di uova, lievito, farina, vino impastati e fritti nell'olio, ricoperti di zucchero a velo o di miele). Ma non solo. Tradizione vuole che a Natale si confezionino anche dei pani speciali fatti in casa (natallizet), dalle forme diverse, rappresentanti pupazzetti in atteggiamenti buffi e curiosi o che simboleggiano i momenti salienti delle festività, ovvero il Capodanno (kapudhani) e l'Epifania (Befania). Questi dolci vengono preparati in anticipo e consumati esclusivamente per le due occasioni. A Caraffa e Vena di Maida, si usa preparare in tutte le famiglie la petullelet a base di farina e patate, impastate come il pane, con forme circolari o allungate; poi ci sono i nakatulat, a base di latte, uova, zucchero e olio, che hanno invece la forma di uno gnocco gigante". Durante la cena si consumano ben tredici portate, solitamente a base di pesce. Tipici sono i 'fillilet', una pasta lavorata col ferro di calza in modo da poter accogliere il sugo. Per quanto riguarda i secondi, seguendo la tradizione di pesce, sulle tavole si trovano 'ngjalë' (anguille) e 'bakalla' (baccalà). Ma c’è chi opta per il capretto arrostito assieme a patate o legumi, gratinato con pecorino e pangrattato; in alcuni paesi poi, i piatti non sono tredici, ma nove, come ad Acquaformosa. "Lì, tanto tempo fa – racconta ancora il presidente dell'associazione Vatrarbereshe – la sera della vigilia era consuetudine mangiare le tradizionali 'nove cose', cioè nove cibi differenti. Un tempo non si mangiava carne ma solo pesce, soprattutto l'anguilla (ngjala) e questa tradizione è ancora rispettata da tutti. Un vecchio detto recita: "Ngjala zihet me kripë., vaI, uj e kutunjol, petrosin, vasilikua e qepë (l'anguilla si cucina con sale, olio, acqua, pomodoro, prezzemolo, basilico e cipolla)", conclude Cucci. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
- il Millimetro diventa una casa editrice di giornalismo d’inchiesta. Cari lettori, dobbiamo darvi una grande notizia che ci stiamo tenendo ormai da troppo tempo. Si tratta di un’evoluzione elettrizzante in un percorso intrapreso quasi tre anni fa, tra lo scetticismo generale e i troppi dubbi che affiorano ogni qualvolta si pensa a un progetto simile. Eppure, con il passare