«Era il diavolo, ma la Gaza distrutta da Netanyahu e dal suo governo è un girone dell’inferno»
Nemmeno l’uccisione di Yahya Sinwar ha fermato la ferocia della guerra di Israele, che sta continuando a bombardare incessantemente sia Gaza che il Libano. E mentre cadono missili su Jabalia, su Beit Lahia e, più in generale, su tutto il Nord della Striscia, è chiaro ai più che l’eliminazione del capo di Hamas, avvenuta lo scorso 17 ottobre, ha cambiato di poco e niente le sorti del conflitto.
A tal proposito è interessante analizzare più nel dettaglio la condotta di Tel Aviv che, dal 7 ottobre 2023 ad oggi, ha ucciso almeno 16 leader all’interno delle organizzazioni di Hamas e Hezbollah. In realtà, quella di eliminare figure chiave dei gruppi nemici è una strategia ben rodata sia in Israele che altrove. Si tratta della teoria della “decapitazione del serpente”, che ha alla base una logica piuttosto semplice, come riporta un articolo di Antiwar: «Per uccidere il serpente occorre innanzitutto tagliare via la testa». Ed ecco spiegato perché tale strategia è conosciuta agli esperti in materia come “decapitazione della leadership”.
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