La libertà di navigare in rete è ormai da considerarsi un diritto fondamentale, ma la crescente diffusione della cyber censura rappresenta una minaccia concreta
In questi giorni, come accade ormai dal 2008, si festeggia la giornata mondiale della lotta contro la cyber censura. Se per “censura” con accezione generica si intende una forma di controllo sociale che limita la libertà di espressione e di accesso all’informazione, per “cyber censura” si intende, invece, il controllo o il blocco della pubblicazione o dell’accesso di contenuti web. L’iniziativa, riconosciuta su scala internazionale, nasce per opera dell’organizzazione non governativa Reporter senza frontiere, la quale avendo tra le sue principali missioni quella di collaborare con i governi per combattere la censura e le leggi restrittive per la libertà di informazione, durante quest’annuale ricorrenza conferisce il premio Netizen ad un utente, un blogger o un gruppo che ha contribuito in maniera significativa alla difesa della libertà di espressione in rete.
Netizen significa, appunto, cybercitizen, cioè una persona che partecipa attivamente alla vita di Internet. Ma qual è la situazione mondiale in materia di censura online? Qual è il rapporto che ciascun governo ha con la gestione delle informazioni in rete? È una gestione volta al controllo o alla tutela? E che ruolo hanno i social network?
Cyber censura nel mondo: Freedom on the Net
Freedom House, un’organizzazione no-profit con sede a Washington D.C. che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche e diritti umani, pubblica un rapporto annuale dal titolo Freedom on the net che fornisce relazioni analitiche e valutazioni numeriche sullo stato della libertà di Internet e dei media digitali nei Paesi di tutto il mondo. Freedom House vuole in questo modo documentare come i governi censurino e controllino la sfera digitale. Controlli che riflettono restrizioni su contenuti di natura politica, sociale o religiosi.
Le indagini, volte alla costruzione di un indice, esaminano un campione di Paesi con un’ampia gamma di diversità geografiche ed economiche, oltre a vari livelli di libertà politica o di comunicazione. L’analisi è sviluppata intorno a tre principali aree di riferimento: ostacoli all’accesso, limiti ai contenuti e violazione dei diritti degli utenti. I risultati delle tre aree vengono combinati in un punteggio totale per Paese da 0, per “Meno libero”, a 100, per “Più libero”. L’ultimo rapporto, risalente al 2023, considera liberi solamente 17 paesi su 70, testimoniando di fatto la diminuzione della libertà globale di Internet. Per il nono anno consecutivo la Cina rimane il paese più cyber-repressivo del Mondo. Nel 2021 il governo cinese non solo ha censurato pesantemente i contenuti relativi alle Olimpiadi di Pechino e alla pandemia Covid-19, ma ha anche intensificato la cyber censura per temi legati alla rivendicazione dei diritti delle donne, reprimendo campagne social contro molestie ed aggressioni. Un esempio lampante fu l’arresto di Peng Shuai, nota tennista cinese, dopo le accuse di molestie sessuali da lei pubblicamente rivolte nei confronti dell’ex vicepremier di Pechino, Zhang Ghaoli. La strategia, dunque, è quella di non danneggiare l’immagine del Paese agli occhi di tutto il resto del Mondo, anche andando a ledere la dignità dei cittadini stessi. Aumentano, inoltre, le sanzioni alle aziende cinesi che consentono agli utenti di aggirare quella che è stata ribattezzata la “Grande muraglia digitale”, come se il cyberspazio debba essere rinchiuso all’interno di pietre, sabbia, mattoni e terra. Nell’ottobre del 2023 il signor Ma, programmatore cinese assunto da un’azienda turca, ha ricevuto una sanzione di oltre 1 milione di yuan per aver utilizzato una VPN per video riunioni.
Qual è la cosa folle? Che il governo cinese fino a quel momento non si era mai preoccupato di creare specifiche sanzioni destinate ai sovvertitori, poiché non credeva ce ne fossero. Di contro, tra i Paesi che dicono “No” alla cyber censura, ultimo nella graduatoria stilata da Freedom House, c’è l’Islanda che vanta tassi di accesso a internet elevati, poche restrizioni e leggi estese a protezione degli informatori. L’Islanda infatti ha preso una posizione decisa contro la censura su Internet, adottando una politica che promuove la libertà di espressione e l’accesso aperto alla rete.
Chi censura in Italia?
Secondo la classifica globale stilata sempre da Freedom House, il nostro Paese detiene la tredicesima posizione in graduatoria su scala mondiale e la sesta a livello europeo. Ad oggi i siti censurati ammontano ad un numero totale di 6419. Ma chi applica la rimozione di determinati contenuti dalle piattaforme? Sicuramente le autorità giudiziarie, in quanto hanno il compito di garantire il rispetto dei diritti e delle regole stabilite dalla legislazione vigente. Sono circa 671 i siti censurati in seguito a specifici provvedimenti, molti dei quali colpevoli di vendere merce contraffatta. Ventisette siti invece sono stati censurati dall’Autorità per le garanzie della comunicazione, che nel dicembre 2013 ha emanato un regolamento in materia di diritto d’autore sulle reti di tale materia elettronica. Nel 2006 l’Agenzia delle dogane e dei monopoli ha pubblicato una legge finanziaria che ha stabilito l’obbligo per gli Internet Provider italiani di censurare un elenco di siti di gioco d’azzardo di aziende non autorizzate, ma anche portali con link e pubblicità. Questo è stato l’inizio della cyber censura in Italia.
Recentemente si è giunti alla possibilità di avere procedure di ricorso ed ottenere un risarcimento del danno in caso di rimozione illecita. Tale materia è ora disciplinata dal Regolamento (UE) 2022/2065 sul mercato unico dei servizi digitali che ha avuto piena applicazione dal 17 febbraio 2024. Il regolamento prevede l’obbligo di fornire motivazioni chiare e specifiche per le restrizioni alla visibilità delle informazioni. I fornitori delle piattaforme devono, inoltre, provvedere ad un sistema di gestione dei reclami contro le decisioni di sospendere o limitare i servizi, supervisionato da personale adeguatamente qualificato. Il cyberspazio nasconde un’arma a doppio taglio che rende gli utenti vittime e carnefici. Molte volte la censura è una forma di tutela nei confronti dei minori e dei leciti lavoratori, molte altre volte è invece un abuso di potere, un eccessivo controllo, una forma di repressione antidemocratica. È preoccupante che alcuni governi democratici, che hanno tradizionalmente difeso la libertà di espressione, abbiano preso in considerazione o imposto la censura.