L’Occidente è molto più a sinistra

I governi di sinistra in Europa e nelle Americhe dominano su quelli di destra, tra promesse di cambiamento e democrazie vacillanti.

Gran parte degli analisti sottolinea quanto l’orientamento politico dei governi dell’Occidente (inteso come Europa e Americhe) abbia subito, negli ultimi anni, radicali e continui mutamenti. Il continente americano è in primis un esempio di questa ondata di cambiamenti rivoluzionari che ha portato i partiti di sinistra a conquistare la maggioranza di Governo in una quantità considerevole di Stati. Da una parte c’è il nord America con le due grandi potenze, Usa e Canada, quindi il partito democratico del Presidente Joe Biden e il partito Liberale di centro e centro-sinistra del primo ministro canadese Justin Trudeau. Anche negli otto Stati indipendenti dell’America Centrale riconosciuti dall’Onu (Belize, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama) predominano partiti di sinistra, che sono al potere in Belize, Costa Rica, El Salvador, Honduras, Messico, Nicaragua e Panama. La destra, invece, è al potere in Guatemala. Cuba è presieduta dal comunista Muguel Diaz Canel, mentre in Giamaica è al potere il centro destra.

Il simbolo della divisione della città di Berlino per ventotto anni
L’Europa è poco coesa e tende principalmente a destra – ilmillimetro.it

È in particolare in Sud America che, negli ultimi anni, è avvenuto un radicale processo di mutamento che ha portato le più grandi economie della regione ad essere governate da leader di sinistra. Partiti di sinistra che sono riusciti a spazzare vie le destre tradizionaliste, dando così il via ad una vera e propria rivoluzione politica, la cosiddetta nuova “marea rosa”. Ci sono la Colombia di Gustavo Pedro, il Brasile di Ignacio Lula, il Cile di Gabriel Boric, il Perù di Dina Boluarte, la Bolivia di Luis Arce e il Venezuela di Nicolàs Maduro. Quest’ultimo nel 2024 dovrà affrontare le presidenziali. La nuova sinistra del XXI secolo presenta tuttavia differenze radicali da Paese a Paese e l’attuazione concreta dei cambiamenti promessi, nella maggior parte dei casi, tarda ad arrivare e deve fare i conti con il continuo pericolo di eversione. “Il cambiamento è più difficile di quanto pensassimo”, ha detto il presidente della Colombia, Gustavo Petro, in una recente intervista sul País, per rappresentare le difficoltà che sta riscontrando il suo governo nel fare avanzare le riforme. Difficoltà che sta trovando anche il presidente Lula, il quale sogna di trasformare un Paese dove la linea politica del suo predecessore, Jair Bolsonaro, è ancora molto radicata, sia nelle istituzioni, sia nella società.

L’Occidente è di sinistra – In Argentina si decide a breve

A sé il caso dell’Argentina, che ha un sistema pluripartitico difficilmente inquadrabile in “destra” e “sinistra” e che si trova oggi nel pieno della fase dei ballottaggi per le elezioni presidenziali. A scontrarsi, il 19 novembre, il ministro dell’economia di centrosinistra, Sergio Massa, e Javier Milei, un ultraliberista che sogna di trasformare radicalmente lo scenario politico della Nazione. Ci sono poi alcuni Paesi in cui da anni i partiti di destra guidano la maggioranza, come il Suriname di Chan Santokhi e il Guyana di Mark Phillips.

In Argentina c'è un sistema pluripartitico difficilmente inquadrabile in “destra” e “sinistra”
Il 19 novembre l’Argentina avrà il suo nuovo leader – ilmillimetro.it

In Ecuador governa dal 2021 Guillermo Lasso, il primo presidente di destra in quasi due decenni. In Uruguay c’è la destra di Luis Alberto Lacalle Pou e in Paraguay il Partito Colorado di Santiago Pena. Anche negli otto stati Stati indipendenti dell’America Centrale riconosciuti dall’Onu (Belize, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama) predominano partiti di sinistra, che sono al potere in Belize, Costa Rica, El Salvador, Honduras, Messico, Nicaragua e Panama. La destra, invece, è al potere in Guatemala.

L’Occidente è di sinistra – L’Europa disomogenea che tende a destra

Anche la mappa politica dell’Unione europea è in continua evoluzione e data la presenza di una serie di coalizioni ampie, in certi casi non è così semplice inquadrare i governi in delle categorie ben definite. Emerge, tuttavia, che la sinistra sta vivendo una fase di arretramento. Tra i Paesi schierati a sinistra la Slovenia, il Portogallo e la Spagna. In quest’ultima, ad oltre sei mesi dalle elezioni, non si è ancora raggiunta la formazione definitiva di un governo. Dopo il fallito tentativo di Alberto Núñez Feijóo, del Partito Popolare, vincitore delle elezioni del 23 luglio scorso, di formare il governo, il Partito Socialista spagnolo (Psoe) e il movimento politico Sumar hanno annunciato la settimana scorsa un “accordo programmatico” per un “nuovo governo di coalizione progressista”. È arrivata dunque l’attesa svolta nei negoziati avviati a luglio che hanno portato, con non poche difficoltà, all’accordo tra Psoe e Sumar. Tra i principali provvedimenti promessi e dunque attesi c’è “la riduzione dell’orario di lavoro senza perdita di salario” e “l’attuazione immediata di un piano drastico contro la disoccupazione giovanile” oltre alla “revisione al rialzo degli obiettivi climatici della Spagna”.

I partiti di centro-destra sono sempre più propensi ad allearsi con quelli di destra radicale
In Italia governa la coalizione tra destra ed estrema destra – ilmillimetro.it

Ci sono poi la Grecia, l’Italia, l’Austria, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Polonia, la Svezia e la Finlandia, dove la maggioranza è a destra. Gli analisti politici rilevano, tra le altre cose, una tendenza, radicatasi negli ultimi anni, per cui i partiti di centro-destra sono sempre più propensi ad allearsi con quelli di destra radicale per formare un governo. Ne è un esempio l’Italia, con la coalizione non nuova tra destra moderata ed estrema destra; la Svezia, dove il primo ministro svedese Ulf Kristersson appartenente al partito moderato si è affiancato ai Democratici svedesi. Ancor più recente, il caso della Finlandia dove a giugno 2023, dopo oltre due mesi di trattative, si è formato un nuovo governo di coalizione in seguito all’accordo tra il Partito di Coalizione nazionale e l’estrema destra dei Veri Finlandesi e con due partiti minori di centro-destra, il Partito Popolare svedese di Finlandia e i Democratici cristiani. Un accordo arrivato dopo un lungo periodo di trattative successive alle elezioni che hanno decretato lo slittamento a destra del Paese.

L’Occidente è a sinistra – In Ungheria e Polonia fatica la democrazia

Governi decisamente conservatori, inoltre, sono già radicati da anni in Ungheria e in Polonia dove diversi studi confermano la debolezza della democrazia. Il rapporto dell’organizzazione di ricerca Freedom House (organizzazione non governativa internazionale, con sede a Washington, che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche e diritti umani) ha sottolineato che sotto la guida di Viktor Orban la democrazia in Ungheria è ulteriormente regredita rispetto all’anno scorso e il suo punteggio è peggiorato più di qualsiasi altro Paese della zona, ad eccezione della Russia. Secondo il rapporto l’Ungheria è democratica al 43% rispetto al 45% dell’anno precedente. Un dato che tiene conto, in particolare, dello svolgimento delle ultime elezioni parlamentari di cui viene denunciata “irregolarità, abuso di risorse amministrative e distorsioni mediatiche”, nonché dalla “crescente intolleranza del regime di Orbán per le voci dissidenti”.

In Polonia e Ungheria la democrazia resiste a fatica
La democrazia in Ungheria è regredita rispetto allo scorso anno – ilmillimetro.it

In Polonia, tuttavia, c’è stato recentemente un netto cambio di rotta che, secondo gli esperti, dovrebbe facilitare i rapporti di Varsavia con le Istituzione dell’Unione Europea che negli ultimi otto anni sono stati piuttosto difficoltosi. In seguito alle elezioni del 15 ottobre, in cui si è registrato un record di affluenza, si sta formando un governo decisamente più filoeuropeo di quello che è stato al potere dal 2015. Il partito nazionalista “Diritto e Giustizia” (Pis) guidato da Jaroslaw Kaczynski si è confermato come partito favorito, con il 35,38% dei voti, seguito dall’alleanza elettorale europeista “Coalizione Civica” (Ko) di Donald Tusk, che ha ottenuto il 30,70% e ha affermato che il suo obiettivo è di “ricostruire la posizione del mio Paese in Europa e rafforzare l’Europa intera”. Coalizione Civica di Donald Tusk sta provando a dare vita a una maggioranza con liberali e socialdemocratici ma, nonostante la vittoria degli europeisti potrebbero comunque essere i conservatori di Pis a formare il Governo. L’assegnazione del mandato è nelle mani del Presidente della Repubblica Duda, anch’egli esponente del Pis. Decisive saranno le prossime settimane in cui dovrà essere convocato il nuovo Parlamento che avrà 14 giorni per ricevere la fiducia. 

Tra i Paesi membri ci sono poi la Francia, l’Irlanda, il Belgio, l’Olanda, il Lussemburgo, la Croazia, Cipro, la Romania, la Bulgaria, la Lituania, la Lettonia e l’Estonia dove la maggioranza è di centro. In Germania poi, c’è un governo di ampia coalizione con il cancelliere socialista Olaf Scholz a capo di una coalizione con i Verdi e i Liberaldemocratici. Lo scenario attuale evidenzia dunque un Occidente politicamente eterogeneo, dove però la sinistra la fa da padrona, grazie soprattutto ai giovani governi dell’America latina. Un assetto che, tuttavia, è destinato a mutare rapidamente. Il 2024 sarà un anno cruciale in cui si terranno non solo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, ma anche le elezioni europee.

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