L’offensiva è arrivata nella serata di sabato, ondate di droni e missili lanciati verso Israele (quasi tutti intercettati). Gli Usa: “Non sosterremo contrattacco”.
Uno sciame di droni e missili. Dall’Iran, lo Yemen, il Libano: Israele ne ha intercettati quasi il 99%, soltanto alcuni hanno colpito la base aerea di Nevatim. Attualmente è in pericolo di vita una bambina, ferita gravemente da una scheggia. È questo il primo bollettino della notte di guerra in Medio Oriente. Le esplosioni intorno alle due del mattino, Biden e Netanyahu costantemente al telefono, gli Stati Uniti non arretreranno di un centimetro: “Ho appena incontrato il mio team della sicurezza nazionale per un aggiornamento sugli attacchi dell’Iran contro Israele – ha spiegato nella notte il presidente americano – il nostro impegno contro le minacce provenienti dall’Iran e dai suoi alleati è incrollabile. Ma non sosterremo contrattacco”.
In realtà gli Usa vorrebbero evitare a tutti i costi un conflitto diretto, la preoccupazione per una risposta significativa di Israele è tangibile. Intanto, Hezbollah ha rivendicato un altro lancio di “decine di razzi Katiuscia” su posizioni militari israeliane sulle alture del Golan, che Tel Aviv strappò alla Siria nella Guerra dei Sei Giorni del 1967. La milizia sciita libanese nelle ore precedenti aveva contribuito in maniera netta all’attacco iraniano con un frequente lancio di proiettili contro il Nord dello Stato ebraico.
Un attacco prevedibile e annunciato
Era nell’aria da giorni, fonti americane avevano avvisato Israele: “L’Iran potrebbe rispondere a quanto è accaduto a Damasco lo scorso 1 aprile, con il raid che ha portato alla morte dell’ufficiale Mohammad Reza Zahedi, e attaccare nelle prossime 24 ore”. Ne sono passate, forse, anche meno. Un’offensiva massiccia è arrivata nella tarda serata di sabato, oltre 400 droni e decine di missili balistici su obiettivi militari e governativi. Lo scenario è da brividi e il momento è drammatico, la guerra è entrata di nuovo nel vivo. Il presidente americano Biden (tornato d’urgenza a Washington) negli ultimi giorni aveva predicato calma: “Non fatelo, siamo impegnati nella difesa di Israele e l’Iran non avrà successo”.
Puntuali anche le prime dichiarazioni di Netanyahu: “Cittadini, negli ultimi anni, e ancor più nelle ultime settimane, ci siamo preparati alla possibilità di un attacco diretto da parte dell’Iran. I nostri sistemi di difesa sono schierati e pronti a qualsiasi scenario, sia in difesa che in attacco. Lo Stato di Israele è forte, le Idf sono forti. Apprezziamo il fatto che l’America sia al fianco di Israele, così come il sostegno della Gran Bretagna, della Francia e di molti altri Paesi. Chiunque ci fa del male, noi lo colpiamo. Ci difenderemo da ogni minaccia con freddezza e determinazione”.
Gli Stati Uniti erano pronti da settimane
Gli Usa hanno adottato una serie di misure per far fronte a tutto ciò, trasferendo mezzi militari in Medio Oriente: tra questi c’è il cacciatorpediniere USS Carney, passato dal mar Mediterraneo orientale al mar Rosso, dove era impegnato a fronteggiare gli Houthi. Biden ha spedito in Israele anche il suo più importante generale: Michael E. Kurilla, con lo scopo di coordinare al meglio le manovre militari.
Nel frattempo, diversi Paesi hanno invitato i propri cittadini a non raggiungere Israele in questo periodo. Mentre il Dipartimento di Stato statunitense ha vietato al proprio personale diplomatico di Israele di uscire da Tel Aviv, Gerusalemme e Beersheba.