In tutto il mondo non si parla d’altro, è diventato il tema principale degli ultimi tre mesi (secondo alcune ricerche Google ha superato anche il Covid-19 e il conflitto tra Russia e Ucraina). Il periodo degli incendi è iniziato, il cambiamento climatico pure, ormai non è più una semplice emergenza. Il pianeta brucia e tutte le testate internazionali dedicano quotidianamente articoli giornalistici e aggiornamenti all’ondata di calore che sta provocando roghi e disastri ambientali di ogni tipo. La siccità, attraverso erbacce e rami sempre più secchi, stimola il fuoco a distruggere ettari di boschi e foreste, che a loro volta aumentano il Global Warming. Il vento contribuisce alla crescita e all’espansione delle fiamme, la mancanza di piogge chiude un circolo vizioso pericolosissimo, favorendo lo sviluppo di una situazione largamente fuori controllo. L’Europa brucia e il resto del mondo non è da meno, in Italia nel 2022 si è registrato +153% di incendi rispetto allo scorso anno: in ginocchio anche la Grecia, la Francia e la penisola iberica (un paio di giorni fa sono stati individuati 51 incendi boschivi e 2500 persone evacuate a Torremolinos). Bruciano senza sosta Regno Unito, Germania, Portogallo e Croazia, nazioni coinvolte al cospetto di un’estate più tragica che rilassante.
Il cambiamento climatico uccide, 510 morti in Spagna
Un numero impressionante, il fuoco ha già fatto le prime vittime: in Spagna gli incendi stanno condizionando un Paese intero. Delle morti registrate, 442 sono di persone di età superiore ai 75 anni. Madrid sta facendo i conti con circa 20 incendi che ancora non sono sotto controllo: dal sud alla Galizia, fino all’estremo nord-ovest. Qui le fiamme hanno distrutto 4500 ettari di terreno, creando un danno di proporzioni epocali e mai registrato in precedenza. Le ultime vittime sono un vigile del fuoco, morto domenica sera per le ustioni riportate mentre cercava di domare le fiamme nella provincia di Zamora nel nord-ovest del Paese, e un allevatore di pecore trovato senza vita nella stessa zona collinare. “Il cambiamento climatico uccide”, ha detto il premier spagnolo, Pedro Sanchez, durante una visita nella regione dell’Extremadura, dove i Vigili del Fuoco combattono contro tre incendi di grandi dimensioni. “Uccide persone, uccide i nostri ecosistemi e la biodiversità”, ha sottolineato, collegando la situazione della Spagna al cambiamento climatico.
L’ondata di caldo nel Paese dovrebbe attenuarsi nelle prossime ore, ma la tregua sarà breve poiché le temperature aumenteranno nuovamente nella regione secca dell’Extremadura occidentale. Oltre 29 mila ettari distrutti, che si sommano ad altri 30 mila causati dall’incendio di Zamora, che a sua volta ha costretto Renfe a sospendere la circolazione dei treni tra Madrid e la Galizia. Il direttore generale della Protezione civile, Leonardo Marcos Gonzàlez ha parlato di almeno sei situazioni che destano grande preoccupazione: Tabara e Almaraz de Duero (entrambi a Zamora), Cebreros (Àvila), San Adrián de Valdueza (León) Folgoso do Courel (Lugo) e Carballeda de Valdeorras (Ourense), tutti incendi incontrollati e destinati ad aumentare il loro raggio d’azione.
Record di caldo in Portogallo, il vento è il nemico principale
Allerta massima e vari incendi anche in terra lusitana, dove nei giorni scorsi si sono toccati i 47 gradi centigradi, un primato per il mese di luglio. Finora il fuoco ha ucciso tre persone e ne ha ferite una sessantina, distruggendo tra i 12 mila e i 15 mila ettari di terreno. In questi giorni poi il forte vento sta complicando l’accesso dei vigili del fuoco nelle zone interessate, da inizio settimana circa 700 agenti sono impegnati negli incendi di Murça, Vila Pouca de Aguiar e Chaves, con 221 veicoli e 5 aerei. Le fiamme inoltre hanno costretto l’evacuazione preventiva delle località di Vila Pouca de Aguiar e Murça (in questo comune è stata creata un’area di concentramento per sostenere la popolazione, nel padiglione di Cortinhas). A preoccupare maggiormente, come detto in precedenza, restano le forti raffiche di vento, avvertite in tutta la nazione e che hanno consentito alle fiamme di percorrere diversi chilometri in breve tempo (6 in quattro ore e mezza). Il comandate della Protezione civile ha affermato che gli eventi di Murça, Vila Pouca de Aguiar e Guarda “sono tre incendi che destano grande allarme”. La strategia, ha spiegato André Fernandes, è cercare di “stabilizzare il più possibile la situazione durante la notte”, sfruttando una finestra meteorologica favorevole e ricca di umidità.
Inferno francese, la situazione più grave
Nella Francia sud-occidentale le persone evacuate sono oltre 20mila. In particolare ci sono due grossi incendi in corso nella zona della Gironda, la regione di Bordeaux: i Vigili del Fuoco non sono ancora riusciti a contenere quello nei boschi intorno alle dune du Pilat, una enorme distesa di sabbia sul mare visitata ogni giorno da tantissimi turisti. Le forti correnti d’aria, che cambiano direzione in maniera imprevedibile, hanno spostato la grossa nuvola di fumo e hanno aumentato il rischio che questa raggiunga le zone residenziali: “È fumo tossico” ha detto un portavoce dei Vigili del Fuoco locali all’Agence France-Presse. “Proteggere la popolazione è una questione di salute pubblica”. Circa 8mila persone sono state evacuate nella sola La Teste-de-Buch, che si trova a 50 chilometri a sud-ovest di Bordeaux. Situazione fuori controllo dunque, forse la più grave di tutta Europa, dove le temperature stanno raggiungendo livelli proibitivi e mai sfiorati nel mese di luglio.
Soffrono anche gli animali, ne sono stati evacuati circa mille nello zoo del bacino di Arcachon. In questo settore, la situazione è rapidamente peggiorata quando l’incendio ha attraversato la strada dipartimentale 218 lungo la costa, domenica scorsa. Sui social network gli internauti hanno pubblicato foto e video di questa enorme fiammata alta diverse decine di metri, che divora le spiagge della Laguna e della Salie, a pochi chilometri a sud della Dune du Pilat. Da inizio settimana “la navigazione è vietata anche nella parte occidentale del lago di Cazaux-Sanguinet“, ha sottolineato la prefettura. Nel secondo incendio a Landiras, nell’entroterra, le fiamme hanno bruciato 9.800 ettari, ovvero un perimetro di 14 per 9 km. Non sono stati segnalati feriti o distruzione di edifici. Non ci sono state nuove evacuazioni, ha dichiarato l’SDIS 33, che ha dovuto gestire anche “400 interventi nel dipartimento”, tra cui “più di 20 incendi di vegetazione”.
Germania ancora gestibile, in Inghilterra incendio a Birmingham
Per il momento gli incendi sono sotto controllo, i tedeschi resistono al fuoco, ma le temperature sono in aumento e nelle prossime ore Berlino raggiungerà quota 39 gradi. In base a quanto riportato dal servizio meteorologico tedesco (DWD), questa settimana sarà caratterizzata da un’importante ondata di calore, anche nel Land del Brandeburgo. Domenica 17 luglio invece verrà ricordata come la giornata in cui la Germania ha prodotto una quantità record di energia elettrica da fonte solare, un livello che verrà aggiornato nei prossimi giorni (nel dettaglio sono stati generati circa 38.174 megawatt). In Inghilterra invece si registra un terrificante incendio al Lickey Hills Country di Birmingham, causato anche in questo caso da una feroce ondata di calore che si è sparsa in tutta la nazione nelle ultime ore. Ieri sono stati raggiunti quasi 43 gradi (il dato più alto di sempre), un testimone ha spiegato che le fiamme sono state “devastanti e abbastanza spaventose. Il clima è diventato immediatamente torrido e l’aria irrespirabile, nemmeno i Vigili del Fuoco sono riusciti a placare il fuoco. Migliaia di animali selvatici sono stati ritrovati privi di vita. Al momento il consiglio della Protezione civile è quello di rimanere in casa, chiudere porte e finestre fino a nuove comunicazioni.
Nel resto del mondo il fuoco non si ferma
Il caldo e gli incendi non hanno colpito soltanto l’Europa, in Brasile per esempio la situazione è più drammatica del previsto: la deforestazione dell’Amazzonia ha battuto tutti i record nella prima metà del 2022. Un nuovo fallimento che dimostra la crescente distruzione nei confronti della foresta pluviale più grande del mondo sotto la presidenza di Jair Bolsonaro. Le immagini satellitari scattate tra gennaio e giugno 2022 mostrano 4mila chilometri quadrati di foresta distrutta, più che in qualsiasi periodo in sette anni di registrazioni compiute con la metodologia attuale. Un’estensione pari a quattro volte la città di New York. L’area distrutta nella prima metà del 2022 è stata dell’80% più grande dello stesso periodo del 2018, l’anno prima dell’insediamento di Bolsonaro. Circa la metà degli abbattimenti è avvenuta su terreni pubblici, secondo l’Ipam. Situazioni molto complicate anche negli Stati Uniti, in Venezuela, nella Repubblica Democratica del Congo, in Tanzania, Malesia e Iran (come dimostra nella foto in basso la mappa fornita dalla NASA). Infine, vista l’ondata di calore che ha colpito il pianeta, il servizio dell’UE sui cambiamenti climatici Copernicus ha messo in guardia le popolazioni sui livelli di ozono dannosi soprattutto in gran parte dell’Europa. In Portogallo, Spagna e Italia sono stati recentemente misurati valori di oltre 200 microgrammi di ozono per metro cubo, un dato troppo alto sia per le persone che per l’ambiente. Secondo l’agenzia federale una concentrazione troppo elevata di ozono può causare mal di testa, tosse e lacrime. Durante lo sforzo fisico inoltre lo stesso può penetrare in profondità nel tessuto polmonare, causando delle forti infiammazioni.