Una ragnatela ben intricata di itinerari a pedali si dipana su tutto il nostro continente e quando sarà ultimata raggiungerà ben novantamila chilometri: l’EuroVelo sarà la più estesa rete di percorsi ciclabili al mondo, con diciassette itinerari che attraverseranno quarantadue paesi creando assi di comunicazione e connessione tra territori anche molto distanti tra loro. Da nord a sud, da est a ovest, seguendo le coste e i corsi dei fiumi si incroceranno splendide città d’arte, importanti riserve naturalistiche, piccoli borghi rurali, superando vecchi e nuovi confini per scoprire a colpi di pedali l’anima più profonda dell’Europa.
Tra gli obiettivi della creazione di questa rete di percorsi si legge la volontà di incoraggiare i cittadini europei ad abbracciare uno stile di vita sano e sostenibile che possa essere applicato anche alla dimensione del viaggio. È inoltre una ghiotta opportunità per l’esportazione di buone pratiche e per l’armonizzazione degli standard di offerta e sicurezza in tutto il continente. Sono già stati realizzati cinquantunomila chilometri dei novantamila previsti, di cui il ventotto percento si sviluppa su piste e tracciati dedicati, il tredici su sterrati, il quaranta su strade asfaltate poco trafficate e solo il diciannove percento si sviluppa su strade molto trafficate.
Il progetto che ha dato il via alla creazione di questo network dedicato alla dueruote ha origine con l’apertura di una rete ciclabile danese all’inizio degli anni Novanta. Grazie all’impegno della European Cyclists’ Federation (ECF) – che raccoglie otre ottanta organizzazioni da tutto il continente e ha lo scopo di promuovere la mobilità sostenibile e il benessere pubblico stimolando l’allocazione di fondi e la creazione di politiche sensibili all’argomento all’interno delle istituzioni dell’Unione Europea – e del supporto del LIFE Programme dell’Unione Europea, l’idea nata in Danimarca è cresciuta e si è sviluppata fino a toccare quarantadue paesi. Inoltre, l’EuroVelo 13, il percorso dedicato alla Cortina di Ferro, è stato riconosciuto nel 2019 Itinerario culturale del Consiglio d’Europa.
Mettiamoci in sella
Se abbiamo deciso di partire, è bene farsi un’idea di ciò che ci aspetta e di quali sono gli aiuti sui quali possiamo contare. Sul portale dell’EuroVelo ci sono numerosi suggerimenti. Una sezione dedicata aiuta il cicloturista in erba ad individuare le reti di servizi cycle friendly a cui fare riferimento lungo il percorso: offrono numerose tipologie di supporto garantendo una certa affidabilità e rispettando criteri comuni che vanno dall’ospitalità notturna ai parcheggi, dalle informazioni turistiche all’assistenza meccanica, dalla ricarica delle bici elettriche al riempimento della borraccia. Sono riconoscibili attraverso un marchio che ne garantisce la qualità e la lista delle reti affiliate all’EuroVelo è consultabile sul sito. Ad esempio in Italia esiste la rete Albergabici, gestita dalla Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB), e offre alloggi equipaggiati in modo da venire incontro alle necessità dei ciclisti con servizi come il trasporto bagagli o il noleggio bici. Un altro comodo servizio presente sul portale EuroVelo è la maschera di prenotazione di pacchetti organizzati in cui poter scegliere l’autostrada ciclabile da percorrere, la durata dell’esperienza, la difficoltà, il tipo di bici che si vuole guidare e la necessità o meno di una guida. Bastano pochi click e il gioco è fatto: ci resterà solo da pedalare.
Ma quali sono i numeri del mondo della bicicletta e, più nello specifico, del cicloturismo nel vecchio continente? L’Eurostat stima che nel 2020 nell’Unione Europea siano state prodotte intorno a dodici milioni di biciclette, registrando un incremento del 1,2% rispetto al 2019. I dati delle vendite della produzione varia in modo significativo tra gli stati membri di cui sono disponibili i dati: da 1500 biciclette della Danimarca a 2,6 milioni del Portogallo e oltre 2,1 milioni dell’Italia. Per il nostro paese questo ha significato un +17% rispetto all’anno precedente, complici anche gli incentivi per il settore previsti dal Decreto Rilancio. Un incremento confermato anche dal Rapporto sul Cicloturismo realizzato da Isnart-Unioncamere e Legambiente: quattro miliardi sui ventitré totali spesi dagli italiani nel corso delle vacanze estive 2020 sono legati al turismo a dueruote; e sono stati circa cinque milioni gli italiani che hanno legato le proprie vacanze all’uso della bicicletta. Anche il report 2021 pubblicato dalla ECF propone dati incoraggianti per tutto il settore della dueruote: nei settecentocinquanta miliardi di euro stanziati per il recovery fund NextGenerationEU sono stati molti i governi a puntare sulla mobilità attiva e sulla realizzazione di infrastrutture per chi la pratica: già ad agosto si registravano nei piani della quasi totalità degli stati membri 1,7 miliardi di euro dedicati al ciclismo e al cicloturismo. A conferma di questo trend positivo nel settore e della rinnovata attenzione anche da parte dei governi è stato l’inserimento all’interno della Transport Declaration pubblicata al termine della COP26, tenutasi lo scorso anno a Glasgow, di un punto dedicato al mondo della mobilità attiva come valida modalità nel combattere le emissioni di gas inquinanti.
Come già dichiarato da un report pubblicato nel 2017 dalla Conferderation of the European Bicycle Industry, il ciclismo rappresenta uno dei maggiori settori green del continente e genera annualmente dodici miliardi di euro nella produzione industriale e oltre un miliardo in investimenti. Non solo, i benefici complessivi derivati dal settore della dueruote travalicano la semplice produzione, promuovendo la salute personale del corpo e della mente e incentivando la diminuzione dell’utilizzo dei mezzi con motore a scoppio, con una conseguente riduzione dei gas serra nell’atmosfera. A questo proposito, è di interesse il prospetto The benefits of cycling pubblicato dall’ECF nel dicembre 2018 in cui, pur mantenendo il focus sul mondo della bicicletta, si allarga il campo d’indagine sull’impatto che questo ha sui trasporti, sulla salute e sull’assistenza sanitaria, fino ad arrivare alle politiche sociali e ambientali. Con questa prospettiva si scopre che i benefit che il settore a pedali apporta all’economia dell’Unione Europea ammontano a oltre centocinquanta miliardi di euro l’anno, mentre il settore motorizzato fa registrare perdite di oltre ottocento miliardi l’anno. Un pilastro economico che – stando a quanto dichiarato nel documento EU Cicyling Strategy redatto dalla ECF in collaborazione con numerose realtà nazionali e internazionali e presentato all’allora commissaria europea per i trasporti Violeta Bulc nel giugno 2016 – garantisce un lavoro a oltre seicentomila persone. Dal report si scopre inoltre che oltre quattrocentocinquantamila di questi impieghi sono legati proprio al mondo del turismo.
Un continente di ciclisti?
Meno aggiornati ma comunque significativi sono invece i dati che si evincono da un’indagine conoscitiva affidata dal Parlamento Europeo alla University of Central Lancashire e alla NHTV Breda University nel 2012: già dieci anni fa i numeri dell’indotto del turismo a dueruote era pari a quarantaquattro miliardi di euro l’anno. Tra gli altri numeri di interesse ci sono sicuramente le oltre due miliardi di giornate trascorse in sella dai cittadini europei in gite fuori porta o vacanze, e i più di venti milioni di itinerari che prevedevano di trascorrere almeno una notte lungo il percorso; cifre che ben si innestano nel prospetto pubblicato nel 2018 dall’EFC dove si riscontra che i chilometri percorsi ogni anno sulle strade e sulle ciclabili dell’EU-28 ammontano a ben centoquarantasei miliardi.
Non è un caso infatti che l’Europa sia leader mondiale nel settore del turismo e che sia un fattore sempre più significativo in questo successo: il ruolo dell’EuroVelo all’interno di questo panorama è quello di dare un ulteriore impulso allo sviluppo del cicloturismo nel vecchio continente. E con ottimi risultati: l’EuroVelo Barometer reso pubblico in occasione della manifestazione Velo-city 2021 tenutasi a Lisbona e un’analisi a fine anno, prendendo in considerazione i mesi tra gennaio e ottobre, hanno evidenziato una crescita nella fruizione del network del 5%, con un incremento del 14% nei weekend, che fa supporre che questo aumento sia fortemente legato al turismo e alle attività ricreazionali.
Questo naturalmente ha una ricaduta positiva su tutto il settore turistico, non solo quello pedali, infatti, in aggiunta alle infrastrutture specificatamente realizzate per la dueruote, i cicloturisti necessitano di servizi adeguati disseminati lungo gli itinerari e nelle principali destinazioni: ristoranti, bar, ostelli, alberghi, campeggi, negozi sono solo alcuni esempi di come le necessità dei ciclisti possano essere un impulso nello sviluppo di piccole e medie imprese, non solo nelle mete più conosciute ma lungo tutto il percorso delle ciclabili.
Ecco tutti i percorsi
1) Atlantic Coast Route • 11000 chilometri • Da Capo Nord a Sagres
2) Capitals Route • 5000 chilometri • Da Galway a Mosca
3) Pilgrims Route • 5300 chilometri • Da Trondheim a Santiago di Compostela
4) Central Europe Route • 5100 chilometri • Da Roscoff a Kiev
5) Via Romea Francigena • 3200 chilometri • Da Londra a Roma e Brindisi
6) Atlantic-Black Sea • 4450 chilometri • Da Nantes a Constanța
7) Sun Route • 7700 chilometri • Da Capo Nord a Malta
8) Mediterranean Route • 7500 chilometri • Da Cádiz a Cipro
9) Baltic-Adriatic • 2050 chilometri • Da Gdansk a Pula
10) Baltic Sea Cycle Route • 9000 chilometri • Anello Anseatico
11) East Europe Route • 6550 chilometri • Da Capo Nord ad Atene
12) North Sea Cycle Route • 7050 chilometri • Dalle Isole Shetland a Bergen
13) Iron Curtain Trail • 9950 chilometri • Dal Mare di Barents al Mar Nero
14) Waters of Central Europe • 1125 chilometri • Da Zell Am See a Debrecen
15) Rhine Cycle Route • 1500 chilometri • Da Andermatt a Hoek van Holland
17) Rhone Cycle Route • 1250 chilometri • Da Andermatt al Mediterraneo
19) Meuse Cycle Route • 1050 chilometri • Da Langres a Hoek van Holland