L’inflazione del Paese è la causa principale che li attrae nella rete di agenzie di collocamento che sui social assicurano un futuro migliore
“Non sapevo di essere un lavoratore illegale”. Lo ha detto ad Al Jazeera un uomo che, come altri connazionali filippini, è stato ingannato da una rete di agenzie di reclutamento sparse tra il Paese delle spiagge bianche, Polonia e Cina. Agenzie come CIS Group Manpower sono molto attive sui social, una tenaglia a cui spesso facilitiamo la presa.
Il loro obiettivo è di attrarre filippini già lontani da casa (molti nei Paesi arabi), dissacrando la più umana delle debolezze: il futuro. Su Facebook e Tik Tok, queste agenzie promettono un lavoro dignitoso e ben retribuito, e soprattutto un posto in Europa. In una delle economie più in crescita, la Polonia.
Quando è stato adescato, l’uomo filippino stava lavorando in Arabia Saudita. Arrivato in Polonia con le migliori delle intenzioni all’inizio del 2024, dalla fabbrica in cui lavorava fino a notte si era ritrovato in un carcere, a Mława, una città di circa 31.000 abitanti. I filippini che oggi si trovano in Polonia sono 30.000. Nel 2018, il governo polacco aveva rilasciato 2057 visti; nel 2022 il numero è salito a 22.557, lo ha riportato il Ministero polacco della Famiglia, del Lavoro e delle Politiche sociali.
Assolto in quanto ritenuto vittima di questa rete di agenzie, il 17 febbraio l’uomo è tornato nelle Filippine grazie a un programma di volo assistito dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni delle Nazioni Unite (OIM). Senza il certificato di lavoro all’estero, il consolato filippino non ha coperto i costi del suo rimpatrio.
Il ticket d’accesso alla Polonia è a rate, costa, ed è illegale. Nelle Filippine, la legge vieta a qualsiasi agenzia di contattare e avanzare proposte ai connazionali che stanno già lavorando all’estero. Oltretutto, le agenzie devono essere registrate, e perciò riconosciute, dal governo.
Queste agenzie di ricollocamento chiedono di pagare somme di denaro tra circa 3000 e 5000 euro: cifre altissime che un filippino può permettersi solo se ha un amico che glieli può prestare. Il pagamento avviene tramite Western Union – che consente il trasferimento di denaro contante in tutto il mondo, a qualsiasi fuso orario – o con l’americana MoneyGram, sui conti personali degli agenti in Polonia o all’estero. Senza nessuna ricevuta ufficiale.
Chi paga, si assicura un volo per la Polonia che, il più delle volte, decolla senza di loro: nella peggiore delle ipotesi, il biglietto aereo non arriverà mai. Nell’ipotesi più deludente, chi arriva a Mława, così come a Varsavia o in altre città della Polonia, dovrà tirare avanti in punta di piedi: molti filippini senza documenti e permessi temporanei di soggiorno rischiano di essere fermati dalla polizia e arrestati.
Inflazione, disuguaglianze e criminalità nelle Filippine
Cosa li spinge a non dubitare delle promesse facili di questi agenti? Cosa li porta a indebitarsi pur di raccattare il denaro utile per pagare le agenzie? Le ragioni, prima di essere trovate fuori dal proprio Paese, vanno sempre trovate al suo interno. Dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN), le Filippine sono il Paese che nel 2020 ha subìto la contrazione più critica del PIL. E anche la più grave inflazione, dovuta soprattutto al conflitto tra Russia e Ucraina: a febbraio 2023 pari all’8.6%, a marzo 2024 è scesa al 3.7%.
All’inizio del 2023, il prezzo delle cipolle era tre volte più alto di quello del pollo. Ancora prima era aumentato il prezzo del pesce, della carne di maiale, come a rotazione. L’attuale governo di Ferdinand Marcos (eletto il 9 maggio 2022) aveva imposto un tetto sul prezzo del riso, diventato troppo caro sia per la guerra in Ucraina sia per il divieto di esportazione dell’India, che è il maggiore produttore.
Una misura per aiutare le famiglie più povere, ma certo non gli agricoltori: quando è stata abolita, il governo si è messo a regalare ai poveri sacchi di riso sequestrati. L’inflazione rappresenta l’angoscia più grande per i filippini. In alcune famiglie, il dolce fatto in casa è un miscuglio di banana grattugiata e ghiaccio tritato.
Nel Paese continua a esserci uno dei divari di reddito più marcati di tutta l’Asia, nonostante un processo di espansione durato 30 anni ma che, nel 2018, aveva fatto sì che solo il 40% della popolazione potesse considerarsi economicamente al sicuro. Nelle Filippine ci vivono 110 milioni di persone: più della metà avanza in condizioni precarie. Malnutrizione, disagio sociale, assenza di cure, mancanza di educazione: 1 bambino solo su 3 va a scuola.
Molti bambini non vanno a scuola per vendere cavolfiori al pezzo e cestini di fragole, e per portare i soldi guadagnati (pochi) a casa. Gli anziani saltano i pasti perché, quei cestini di fragole, proprio non possono permetterseli. La criminalità travolge gli stessi bambini che non vanno a scuola, i ragazzi, i litigi con i loro genitori. È infatti l’esodo dei genitori filippini a riguardare la Polonia. Chi vuole proteggere il futuro dei propri figli è poi lo stesso che arriva in Europa centrale, capendo che nessuno proteggerà lei o lui. Cosa succede quando un filippino lascia il suo lavoro in Qatar – uno dei primi Paesi arabi, nel 2018, a concedere la residenza permanente agli stranieri – e arriva in Polonia?
Lo stipendio dignitoso promesso dalle agenzie di collocamento è in realtà di poco più di 4 euro all’ora, il lavoro non è fisso, non è dignitoso. Si lavora peggio che alla giornata. A volte un mese, a volte un paio d’ore al giorno, a volte il lavoro cambia e, nell’attesa di ricominciare, possono passare 2 o 3 settimane. Dignitosa non è neanche la vita privata. Ci si ritrova ammassati in 8 in un appartamento omologato per 5 e con un bagno solo. Per fare pipì bisogna mettersi in fila. Tra tutte le finte promesse, le agenzie assicurano ai lavoratori filippini a basso reddito anche un proprio appartamento. Difficile sentirsi europei.
Al contrario che in Qatar, per ottenere la residenza permanente in Polonia bisogna superare un test di lingua polacca e vivere (in quelle condizioni) per almeno 5 anni. Dal 2023 la Polonia ha cambiato la sua politica sul fronte delle immigrazioni, dimostrandosi pronta ad accogliere ogni anno 400.000 persone provenienti da Pakistan, India, Arabia Saudita, Georgia, lo stesso Qatar (solo alcuni dei Paesi). C’è una forte richiesta di manodopera soprattutto nel settore edile, in quello dei trasporti, siderurgico.
Abbandonate nel deserto. Le domestiche filippine nei Paesi Arabi
E però la situazione dei lavoratori, anzi, lavoratrici filippine, nei Paesi arabi, che sono in maggioranza, non è neanche lì delle migliori. Gran parte delle donne fanno le domestiche, subiscono violenze e abusi, nell’arco di una giornata lavorativa che può durare fino a 20 ore. Nel 2018, quattro di loro sono state uccise. Vengono abbandonate nel deserto.
Scappare è ancora più difficile quando un tassista, pur di non mettersi nei guai, non permette di salire in macchina a una donna che ha paura. Licenziarsi senza autorizzazione è una corsia preferenziale verso il carcere. Le agenzie di reclutamento fanno pressioni e minacciano le donne filippine che non sono sicure di voler accettare questo lavoro. Dovendolo accettare, spesso sono costrette a firmare un contratto diverso, una sostituzione di quello precedente. È illegale.
Anche qui, le agenzie di collocamento fanno pagare pratiche che in realtà dovrebbero essere gratuite, promettono un visto che poi non si vede, dichiarano il falso sulla salute di queste donne, pur di farle partire.
Diversamente da quanto avviene nei Paesi arabi, in Polonia il governo cerca di mettere in guardia i lavoratori filippini dalla rete di truffatori sparsi nel loro territorio. La facilità con cui si svolgono le procedure è già uno degli aspetti di cui si dovrebbe dubitare, perché l’iter, afferma lo stesso governo polacco, è più lungo e complicato. Di certo però non tollera pressioni e abusi. Ma il terrore della povertà illude ogni essere umano, e gli fa credere che altrove può essere tutto più semplice. Che fuori dal proprio Paese si sta sempre meglio.