Un volume che rende omaggio alle “mujeres” della capitale spagnola che hanno lasciato un segno nella trasformazione del tessuto cittadino
“Una donna deve sapere due cose: chi vuole e cosa vuole”. È la scritta che campeggia nel murale di fronte alla facciata dell’Asociación Vecinal Villa Rosa, a Hortaleza (a nord-est di Madrid). È una delle tante associazioni di quartiere di Madrid guidate da persone molto speciali. Lo sanno bene le 32 mujeres della capitale spagnola, pioniere che hanno contribuito a cambiare i quartieri della città e senza le quali la storia della capitale spagnola probabilmente non sarebbe la stessa.
Un libro, pubblicato dalla Commissione Femminismo della Federación de Asociaciones Vecinales (Fravm), rende omaggio a queste “eroine”, per la maggior parte oggi ottuagenarie, che hanno lasciato il segno. Il volume, intitolato Women Making a Neighbourhood, illustrato dall’artista Zaida Escobar, raccoglie i profili di 32 donne – tre delle quali già decedute – che non hanno mai taciuto, ricordando il ruolo svolto nella trasformazione del tessuto cittadino. “Questo piccolo libro – si legge nella prefazione – nasce dal bisogno di rendere omaggio a coloro che non ci sono più, ma anche a tutte le donne che sono l’essenza del movimento dei quartieri di Madrid”.
Le 32 donne che hanno cambiato Madrid – Cosa è il Fravm
La Federazione Regionale delle Associazioni di Quartiere di Madrid (Fravm) è un’organizzazione senza scopo di lucro che riunisce la maggior parte degli enti di quartiere della comunità autonoma di Madrid, ma anche gruppi di donne, associazioni culturali, e dal 1977 lavora per migliorare le condizioni di vita dei madrileni promuovendo la partecipazione dei cittadini, la difesa delle libertà pubbliche e dei diritti fondamentali come il diritto a un alloggio dignitoso, all’istruzione, a un’assistenza sanitaria pubblica di qualità e trasporti pubblici accessibili e convenienti.
Per il primo volume di Women Making a Neighbourhood, che è anche scaricabile gratuitamente dal sito dell’associazione, il Fravm ha selezionato profili di tutti i distretti. Naturalmente, la federazione precisa di aver dato la priorità a quelle “storiche”, cioè alle più anziane, che hanno aperto la strada alla leadership femminile a Madrid, mentre è in preparazione un secondo volume che darà spazio alle leader di quartiere più giovani. Ed eccole le mujeres madrilene. C’è María Roces, promotrice del recupero del centro storico di Lavapiés, uno dei quartieri più tradizionali e multiculturali di Madrid, crogiolo di culture. E poi Amelia Romero, che ha lottato contro il razzismo nel distretto di Aravaca, Estrella Aranda, simbolo del quartiere di Lucero e prima macchinista della metro di Madrid.
Le 32 donne che hanno cambiato Madrid – Il racconto di Juana
Il libro include anche Juana Sánchez, 88 anni, madrilena, ex presidente dell’associazione di quartiere Villa Rosa, che adesso ne supporta le attività il lunedì, il martedì e il giovedì, quando la sede apre le sue porte. “Vengo a dare un’occhiata in giro. Mi diverto molto. Per me e per altre donne l’associazione è stata una scuola. Ho potuto far emergere le cose che avevo dentro, riunirmi con altre persone che, come me, avevano a cuore il bene del quartiere”, confessa.
Tutto ebbe inizio negli anni Ottanta, quando prese avvio un’associazione di donne impegnate a tenere laboratori di educazione sessuale e ad assistere le vittime di violenza di genere. “È roba da donne”, dice Sánchez, ricordando quando iniziarono a lavorare con la rete di Donne di Quartiere creata dalla Fravm nel 1992. Nonostante il suo corpo non funzioni bene (la sua testa sì, come lei stessa ribadisce), Sánchez racconta come sia cambiata Villa Rosa dalla fondazione dell’associazione di quartiere nel 1973. “Nel quartiere non c’era niente, solo le case. Successivamente un gruppo di uomini, con i sacerdoti Don Juan e Don Antonio, diedero vita all’associazione e ne definirono gli statuti”.
Villa Rosa è stata molto combattiva. Le fotografie, i ritagli di giornale, i documenti stampati mostrano come, insieme, i suoi membri siano riusciti a ottenere dal Comune l’illuminazione, un servizio di raccolta dei rifiuti, la prima scuola pubblica e una stazione della metropolitana nel 1998, dopo anni di proteste. Nonostante queste donne abbiano combattuto per ottenere quartieri più dignitosi e perché le loro richieste e capacità fossero riconosciute in una società sessista, il loro ruolo non venne a lungo riconosciuto, dal momento che ricoprivano a malapena posizioni di portavoce e di rappresentanza, pur essendo i muscoli e il cervello delle riunioni. Ma queste donne ottuagenarie le battaglie le vincono ancora. Ultima quella per ridurre il traffico nella strada di fronte alla scuola Ramón Pérez Ayala. “Prima le macchine sfrecciavano veloci”.
Le 32 donne che hanno cambiato Madrid – Il “Bronx di Madrid”
“Il quartiere è stato la mia vita” dice Esperanza Castro Rodríguez, 85 anni, molti dei quali trascorsi a distribuire brodo, olio, latte, maccheroni e frutta tra la popolazione più disagiata, nelle file della fame del Pozzo di Tío Raimundo. Devota agli altri, non ha avuto il tempo di imparare a leggere e scrivere fino all’età di 60 anni. Vive a Madrid dall’età di 14 anni, dove ha iniziato a lavorare come bambinaia in un appartamento in Calle de López de Hoyos per incontrare, quattro anni dopo, il sacerdote Llanos, il gesuita che è riuscito a trasformare El Pozo del Tío Raimundo, una persona che le ha cambiato la vita.
Esperanza ha anche avviato un laboratorio di cucito nel quartiere, che è diventato una valvola di sfogo per molte donne. “Molte di loro sono venute per parlare e questo è servito come terapia e sollievo. Alcune donne hanno detto che il marito le aveva picchiate la notte prima. Poi le ho accompagnate dagli assistenti sociali e abbiamo risolto alcuni casi molto gravi”, racconta. Volto e voce dell’Alto de San Isidro, Carmen González López ha invece contribuito al riscatto del quartiere ribattezzato “Bronx di Madrid”, battendosi per il miglioramento delle condizioni di vita dei residenti, per un’assistenza sanitaria pubblica, per la manutenzione degli spazi comuni, la conservazione del parco San Isidro e l’integrazione degli immigrati.
Le 32 donne che hanno cambiato Madrid – Cose da donne
Dall’alto dei suoi 89 anni Gloria Cavanna ricorda invece di aver scoperto il sindacalismo e la lotta di classe mentre lavorava in un’azienda farmaceutica. Oltre a lottare per i diritti dei lavoratori, Gloria ha portato avanti negli anni Settanta la crociata per ottenere un parco giochi nella scuola pubblica Luis Bello, dove i bambini erano costretti a fare la ricreazione nel corridoio e nelle classi. La lotta femminista e l’impegno per il benessere del proprio quartiere si intrecciano invece nella vita di Elena Sigüenza, che si è battuta affinché, all’interno delle associazioni, le donne fossero rappresentate equamente, in un contesto ancora lontano dalla parità di genere.
Tra le sue conquiste spicca la creazione, nel distretto di Carabanchel, di uno dei primi spazi per l’uguaglianza a Madrid, grazie a un piano di investimenti realizzato dall’ex sindaco Alberto Ruiz-Gallardón. Una delle ultime battaglie dell’Associazione del Quartiere Parco Comillas è invece quella di impedire l’abbattimento degli alberi che l’amministrazione Isabel Díaz Ayuso vuole realizzare per prolungare la linea 11 della Metropolitana. Insomma, queste “cose da donne”, come loro stesse le chiamano, hanno contribuito non poco a cambiare il volto di Madrid, in un processo all’insegna dell’integrazione e della rinascita.