Il monologo di Antonio Scurati diventa un caso politico. La televisione pubblica al centro del dibattito e sempre più volti noti la abbandonano
«Non voglio essere e fare la vittima», le parole dello scrittore Antonio Scurati, accolto dagli applausi del pubblico di Napoli, ieri, domenica 21 aprile, nella sua prima apparizione dopo il caso del monologo silenziato dal governo.
“È duro, faticoso, doloroso, sono un privato cittadino che legge e scrive libri e all’improvviso per aver fatto lo scrittore mi ritrovo al centro di una polemica politico-ideologica accanita, spietata e fatta di attacchi personali denigratori che mi dipingono come un profittatore, quasi come un estorsore”, ha detto lo scrittore che si è trovato al centro della polemica tra Rai e governo negli ultimi giorni.
La censura, Giorgia Meloni e Serena Bortone
In occasione del 25 aprile, Antonio Scurati, chiamato come ospite nella trasmissione di Rai3 Che sarà, avrebbe dovuto leggere un monologo che poi, a detta dello scrittore per il contenuto, a detta della Rai per questioni editoriali e salariali, è stato cancellato. Da qui si è scatenata una polemica sulla quale si sono espressi non solo i diretti interessati, ma anche le altri parti politiche. Torniamo indietro di qualche giorno: Per diverse ore, dopo che la giornalista Serena Bortone, conduttrice del programma Che sarà, aveva comunicato di aver appreso la notizia della censura del monologo con sgomento e casualmente, la curiosità di molti si è incentrata sull’ipotetico contenuto del fatidico monologo.
Ci ha pensato poi il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ancor prima che la giornalista scegliesse di leggere il testo del monologo, a rendere noto l’oggetto in discussione, parlando di “presunta censura”. La premier, in un post sul suo profilo Facebook, ha infatti scritto: «In un’Italia piena di problemi, anche oggi la sinistra sta montando un caso. Stavolta è per una presunta censura a un monologo di Scurati per celebrare il 25 aprile. La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo». «Non so quale sia la verità – ha aggiunto Meloni –, ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare) per due ragioni: 1) Perché chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno. Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini. 2) Perché gli italiani possano giudicarne liberamente il contenuto. Buona lettura». Tra i punti del testo che più sono balzati all’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica ci sono queste righe: «Lo spettro del fascismo infesta la democrazia italiana finché la parola antifascismo non sarà pronunciata da chi governa». Il diretto interessato ha poi prontamente replicato alla premier, con una lettera pubblicata sul sito di Repubblica, sostenendo che quanto da Lei affermato, circa il compenso e circa l’entità dell’impegno, fosse falso. Il punto, secondo Scurati, è che il suo «pensiero su fascismo e post-fascismo, ben radicato nei fatti, doveva essere silenziato. Continua a esserlo ora che si sposta il discorso sulla questione evidentemente pretestuosa del compenso. Pur di riuscire a confondere le acque, e a nascondere la vera questione sollevata dal mio testo, un capo di Governo, usando tutto il suo straripante potere, non esita ad attaccare personalmente e duramente con dichiarazioni denigratorie un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo». «Questa, gentile Presidente, è una violenza – ha concluso Scurati –, non fisica, certo, ma pur sempre una violenza. È questo il prezzo che si deve pagare oggi nella sua Italia per aver espresso il proprio pensiero?».
Il caso è poi montato ulteriormente, complice anche il comportamento della giornalista Bortone che, durante la registrazione del suo programma, appunto, ha affermato di aver «letto ricostruzioni fantasiose e offensive, preciso che la reazione di Scurati è stata di regalarmi il testo scritto per noi autorizzandomi a leggerlo, cosa che adesso farò». Secondo alcune ricostruzioni della polemica, le parole di Scurati sarebbero state considerate come “eccessivamente schierate” in un momento di campagna elettorale. Per questa ragione gli sarebbe stato proposto di leggere il suo discorso, nella stessa trasmissione, ma a titolo gratuito. Una proposta che Scurati avrebbe rifiutato annullando, di conseguenza, la sua partecipazione alla puntata in onda su Rai3. In un messaggio firmato Rai si legge che la presenza alla trasmissione è saltata ed è stata annullata “per motivi editoriali”. Una giustificazione che ha ulteriormente acceso il dibattito.
La replica dell’azienda e dell’opposizione
L’azienda si è espressa sulla vicenda e ha spiegato che non c’è stato nessun tipo di censura: «Credo sia opportuno – ha spiegato in una nota il direttore dell’Approfondimento Rai, Paolo Corsini – non confondere aspetti editoriali con quelli di natura economica e contrattuale, sui quali sono in corso accertamenti a causa di cifre più elevate di quelle previste e altri aspetti promozionali da chiarire connessi al rapporto tra lo scrittore e altri editori concorrenti». «Al di là di queste mere questioni burocratiche – ha precisato Corsini – la possibilità per Scurati di venire in trasmissione non è mai stata messa in discussione. Nessuna censura». Sull’accaduto, prevedibilmente, non poteva che aprirsi un caso politico, considerando che la polemica nei confronti della televisione di Stato non è nuova e anzi, in occasione di diversi episodi, si è accesa e infuocata già nei mesi precedenti, con le forze di opposizione che più volte hanno parlato di “censura di regime”. Sul dibattito Meloni-Scurati la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha detto che, dal suo punto di vista, la Rai non è più al servizio pubblico ma è stata trasformata in un “megafono del governo”.
Diversi esponenti dell’opposizione si sono espressi in difesa di Scurati, con il sindaco di Bergamo Giorgio Gori che, anch’egli ospite allo stesso evento del 21 aprile a Napoli, ha invitato i suoi colleghi sindaci a leggere il monologo dello scrittore nelle piazze il prossimo 25 aprile. Critico anche il Movimento Cinque Stelle, con il presidente Giuseppe Conte, che ha commentato: «Il caso Scurati? Grave, basta con la favoletta del fascismo buono. E per battere il centro-destra serve radicalità». La presidente della commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia, ha invece detto: «Non è accettabile trattare così una personalità del calibro di Antonio Scurati. È necessario che l’azienda dia risposte più dettagliate sulle ragioni che impedirebbero la sua presenza nella trasmissione di Serena Bortone. Mi auguro che non si tratti di una scelta editoriale e che si chiariscano tutti gli aspetti di questa vicenda con una risposta convincente per sgomberare il campo da qualunque sospetto di intento censorio».
I precedenti Rai
La polemica si è sollevata a poche ore di distanza da un altro episodio che ha suscitato non poche critiche, con la Rai, anche in questo caso, nel mirino dell’opposizione. In occasione di una puntata della trasmissione Porta a Porta su Rai1, gli ospiti in studio – 7 uomini – si sono trovati a discutere di aborto. Un argomento sul quale, secondo chi critica, si sarebbero dovute esprimere per lo più ospiti donne, invece assenti. Ancor prima, la polemica sulla nuova par condicio (ossia quella legge che nasce per garantire spazi uguali per tutti e per tutelare sia le opposizioni sia le minoranze) imposta dal governo, con il fronte delle opposizioni compatto nell’attaccare la maggioranza.
Tra le novità più criticate la possibilità di non conteggiare come spazio “di parte” quello assegnato agli esponenti del governo impegnati in comunicazioni istituzionali. Alla luce del contenuto della nuova legge, non si è fatta attendere la protesta dei giornalisti del servizio pubblico, che si sono espressi tramite il sindacato Usigrai. La sigla sindacale più rappresentativa in Rai ha diffuso un comunicato, letto in tutti i telegiornali Rai, in cui spiegava gli elementi maggiormente criticati: da una parte la norma che «consente ai rappresentanti del governo di parlare nei talk senza vincoli di tempo e senza contraddittorio», dall’altra quella che permetterà a Rainews24 di trasmettere integralmente i comizi «senza alcuna mediazione giornalistica». L’influsso del governo sulla Rai, d’altra parte, non si è limitato a generare controversie politiche, ma è arrivato a coinvolgere anche diversi nomi noti come giornalisti, attori, cantanti e letterati, tanto che, sulla stampa, si è arrivato a parlare di “Tele-Meloni”, in riferimento alla gestione della televisione pubblica da parte del governo della leader di FdI. Diversi volti storici della Rai, è pur vero, hanno lasciato viale Mazzini dall’insediamento dell’attuale esecutivo ad oggi, per ultimo Amadeus, che dal prossimo autunno dovrebbe iniziare a lavorare su Nove, dove ormai da mesi porta avanti la sua storica trasmissione, Che tempo che fa, anche il giornalista Fabio Fazio. Alla lista di coloro che sono approdati su nuovi canali, suscitando grande scalpore mediatico, si aggiungono: Bianca Berlinguer, Massimo Gramellini, Lucia Annunziata e Corrado Augias. Indiscrezioni parlano anche di un futuro probabile addio di Federica Sciarelli e Sigfrido Ranucci. Tante le polemiche in cui si sono trovati coinvolti anche personaggi dello spettacolo come Fedez, Ghali e Dargen D’amico.
Tra i casi che hanno avuto maggiore clamore c’è quello che ha coinvolto lo scrittore, giornalista e sceneggiatore Roberto Saviano, che, nell’autunno 2023, sarebbe dovuto essere protagonista di un nuovo programma su Rai3, poi messo al bando per una scelta che Roberto Sergio, Amministratore delegato Rai, definì “aziendale” e “non politica”. Lo stesso Saviano ha colto l’occasione per dire la sua circa il caso Meloni-Scurati, affermando: «Censura in Rai. Cosa vi aspettavate?», ha domandato sarcasticamente in un video su Instagram. «Quando un anno fa mi hanno censurato Insider cancellando la mia trasmissione, in quanti sono stati zitti? Quello che sta accadendo – ha aggiunto – è che centimetro per centimetro, metro per metro stanno controllando tutto». «Prima era solo un problema mio, e adesso è diventato un problema di tutti», ha concluso lo scrittore napoletano.