Il primo giorno di scuola, si sa, non si scorda mai, impresso nella memoria di ogni studente tra emozioni, paure e un nuovo percorso tutto da iniziare. In Russia poi, dal 1984, capita sempre lo stesso giorno, il 1° settembre di ogni anno, conosciuto dai più come la Giornata della Conoscenza (“Dén znánij” in russo). Ancora oggi, come da tradizione, per l’occasione tutti i bambini indossano un abbigliamento formale e si presentano a scuola con un mazzo di fiori da portare agli insegnanti. Nove anni obbligatori tra letteratura e lingua russe, matematica, materie scientifiche, geografia e storia. Quella che nell’anno accademico appena iniziato, però, sarà diversa dai manuali passati, con qualche aggiornamento in più. Non solo in madre patria ma anche nell’est dell’Ucraina e nei territori che Mosca vuole annettere alla Russia. Anche se per il governo di Kyiv le cose non stanno proprio così.
La storia secondo Vladimir Putin
Che Vladimir Putin volesse riscrivere la storia era chiaro a tutti quando il 21 febbraio 2022 al termine di un lungo discorso tv alla nazione, firmava a reti unificate il riconoscimento delle autoproclamate Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk, parte dell’area cuscinetto del Donbass, un territorio formalmente ucraino nell’estremo est del Paese che confina con la Russia ma che dal 2014 è quasi del tutto in mano ai separatisti russi. Dopo l’annessione della penisola di Crimea nel marzo 2014 con un referendum indetto dallo stesso Putin e che l’Ucraina non ha mai riconosciuto né considerato legale, le milizie separatiste, foraggiate da Mosca, fondarono le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Ripopolate dopo la grande carestia di Stalin dell’Holomodor, le Repubbliche – almeno fino all’inizio del 2022 – contavano circa 5 milioni di persone con una percentuale russofona dell’80%.
Dal 2014 però, il conflitto armato non si è mai spento, arrivando a deteriorarsi sempre di più con il messaggio diffuso all’alba del 24 febbraio in cui il presidente russo annunciava l’inizio dell’offensiva russa nel Donbass. “Le Repubbliche popolari del Donbass si sono rivolte alla Russia per una richiesta di aiuto. A questo proposito, ho deciso di condurre un’operazione militare speciale per smilitarizzare l’Ucraina. L’operazione militare russa – ha aggiunto Putin – mira a proteggere le persone e le circostanze richiedono un’azione decisiva dalla Russia”. Con la stessa decisione ha imposto – e convinto tutti – a chiamare la guerra una “operazione militare speciale” necessaria per demilitarizzare e denazificare, con le armi, l’Ucraina. E dire a gran voce che esiste una sola versione dei fatti, partendo proprio dai banchi di scuola, la chiave del successo dentro e fuori dall’aula, dove si gettano le basi della Russia del presente e del futuro.
AAA cercasi insegnante russo nell’est dell’Ucraina
La comunicazione dello scorso maggio di Sergey Aksyonov, politico russo e attuale capo della Repubblica di Crimea, è arrivata alla stampa tramite Kirill Stremousov, politico ucraino separatista proclamato dai russi vice capo della regione occupata di Kherson: la Crimea invierà insegnanti per stabilire il processo educativo secondo il modello e gli standard della Federazione Russa. L’educazione ucraina deve essere corretta, aveva detto il Ministro dell’Istruzione russa Sergei Kravtsov durante un incontro del partito di Putin Russia Unita sempre a fine giugno. Per farlo, l’offerta doveva essere allettante, non fermandosi solo all’invio di insegnanti dalla vicina penisola di Crimea, ma promettendo a quelli in madre patria quasi tre mila dollari al mese per preparare i colleghi delle regioni occidentali ucraine di Zaporizhzhia e Kherson, all inclusive. Trasporto, vitto, alloggio e un lavoro estivo che alcuni maestri della Repubblica Ciuvascia, tra Mosca e Kazan, non potevano proprio rifiutare.
È il Washington Post a riportare alcuni messaggi ricevuti sulla chat di un gruppo di insegnanti della Ciuvascia dove il salario medio si aggira intorno ai 550 dollari: “Urgente – recita l’inizio dell’insolita proposta di lavoro -, Insegnanti necessari per le regioni di [Zaporizhzhia] e Kherson per il periodo estivo. 8600 rubli al giorno. Il compito è preparare le scuole per il nuovo anno scolastico. Trasporto andata e ritorno, gratuito. Vitto e alloggio, in discussione”. Correggere e adattare un programma di studio sotto gli standard russi vuol dire eliminare dai programmi l’insegnamento della lingua e letteratura ucraine, sostituire la “Rus’ di Kyiv”, lo stato monarchico medioevale culla della storia e della civiltà russa, con “Rus”. E infine la geografia, con le dichiarazioni dei politici russi che si susseguono una dopo l’altra: “La geografia adesso è diversa. È oltre le Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk. Comprende anche le regioni di Kherson e Zhaporizhzhia e una serie di altri territori. E questo processo continua, logicamente e costantemente”. Le frasi del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov seguono le immagini condivise sul canale Telegram dell’ex presidente russo Dmitry Medvedev dove i due terzi dell’Ucraina, sempre più piccola, appartengono ormai alla Russia.
In Ucraina l’anno scolastico inizia su Zoom
Anche se la versione di Olena, trentacinquenne nata e cresciuta a Kherson riuscita a fuggire in Italia a metà maggio, è ben diversa, almeno rispetto a quella di Mosca sull’educazione. “Le scuole sono chiuse così come le banche e i negozi non necessari – dichiara la donna a Il Millimetro -. Le maestre dei miei figli hanno detto che quest’anno potranno frequentare le lezioni solo online ma nessun russo insegnerà lì. Kherson è completamente occupata, ci sono le bombe, nessuno lavora, i trasporti non funzionano, è semplicemente impossibile che tutto torni alla normalità”. Quello che è certo è che anche in Ucraina la scuola è iniziata oggi e finirà il 30 giugno del 2023, non senza ostacoli e versioni diversa da Mosca: un ritorno tra i banchi diverso dal solito anche a causa della legge marziale ancora in vigore nel Paese. Un inizio fatto di cambiamenti e regole a seconda della regione: in molte scuole infatti, come a Kherson, le lezioni saranno solo online. “È una questione difficile per via della sicurezza dei nostri bambini, non tutta uguale nel Paese – aveva dichiarato il Primo Ministro ucraino Denys Shmyhal riferendosi al nuovo calendario scolastico -, ed è già chiaro che è impossibile tornare alla lezioni in presenza nelle zone al fronte, per questo lì sarà tutto da remoto. Così come nei territori occupati”.
Come supporto agli studenti e agli insegnanti, un accordo siglato tra Zoom e il Ministero dell’Istruzione e della Scienza dell’Ucraina fornirà libero accesso a tutti gli istituti scolastici ucraini per l’anno accademico in corso. Come racconta Olena però, mettersi in contatto con chi è rimasto è sempre più difficile, chi può le dice che Internet va e viene, segno sempre più evidente che come aveva riportato l’agenzia di stampa russa Tass a fine maggio, le celle telefoniche ucraine sono state staccate e le sim card russe sempre più diffuse. Tra le notizie che si rincorrono, quella certa di una guerra che ha distrutto il 20% degli edifici scolastici: dove sarà possibile, alcune saranno aperte, e in caso di allarme bomba, le classi si trasferiranno negli scantinati o nei rifugi antiaerei. Per questo, nelle zone più pericolose dove si combatte ogni giorno, al programma di studio sono state aggiunte lezioni di sicurezza e training sull’evacuazione degli studenti; ad ogni istituto sono state fornite scorte di acqua e medicine, e riserve di energia elettrica. Mentre un disegno parlamentare ucraino prevede che il 40% dei libri nelle biblioteche e il 75% dei programmi in tv siano in lingua ucraina, e vieta l’importazione di prodotti culturali russi, la guerra si continua a combattere anche tra i banchi di scuola.