Educare lo sguardo a mantenere vivo l’incanto, eleggendo la fotografia a sismografo dei tempi e dello “stato di coscienza del mondo”. È uno degli obiettivi dell’edizione numero 54 de Les Rencontres de la photographie d’Arles, il festival internazionale di fotografia che ogni anno, dall’estate del 1970, richiama nell’elegante cittadina provenzale professionisti dello scatto, curatori, galleristi, editori e semplici appassionati. Fino al 24 settembre, nel vivace centro sul delta del Rodano, dove un poeta dell’immagine come Vincent van Gogh trascorse uno dei periodi più prolifici della sua carriera, una quarantina di mostre in oltre venti sedi espositive diventano il pretesto per conoscere nuovi artisti, aggiornarsi sulle tendenze della fotografia contemporanea e fare networking. Filo conduttore dell’appuntamento di quest’anno è “Uno stato di coscienza”, un invito a prendere consapevolezza della realtà superando gli stereotipi, ma anche un’esortazione a sperimentare nuovi linguaggi. Il festival, che lo scorso anno ha chiuso con 127.000 visitatori, continua a rappresentare, come spiega il suo presidente Hubert Védrine, “una vera e propria cassa di risonanza per la consapevolezza sociale globale”. Il rapporto tra la fotografia e il cinema, le disuguaglianze e le trasformazioni sociali, il cambiamento climatico sono alcuni dei temi affrontati dall’appuntamento più atteso dell’estate provenzale.
La fotografia dal mondo fa tappa in Provenza – “Sismografo dei tempi”
“Ogni anno, i Rencontres d’Arles, come un sismografo dei nostri tempi, catturano lo stato di coscienza del nostro mondo – commenta Christoph Wiesner, direttore artistico di Rencontres d’Arles –. Fotografi, artisti, curatori ci aiutano vedere, percepire con più acuta acutezza le trasformazioni che stiamo vivendo”. Se i temi della memoria e dell’esilio riecheggiano in Between Our Walls –Teheran, Iran 1956-2014, un progetto di ricerca che ripercorre la storia dell’Iran dagli anni ’50 ad oggi, la presenza della diaspora iraniana a Los Angeles è il leitmotiv della ricerca di Hannah Darabi,Soleil of Persian Square, visibile fino al 27 agosto. Presso La Mécanique Générale, ex officina dedicata alle lavorazioni meccaniche, l’America senza gloria immortalata negli ultimi tre decenni dal fotografo statunitense Gregory Crewdson, con i suoi interni hopperiani e le strade deserte allestite come set di film inesistenti sferzati dagli ultimi barlumi di un sogno infranto, riecheggia nella bella mostra Gregory Crewdson. Eveningside-2012-2022.
La fotografia dal mondo fa tappa in Provenza – Agnès Varda tra cinema e fotografia
Nel Chiostro della Cattedrale di San Trofimo, straordinario esempio di architettura romanica provenzale, Agnès Varda invita invece a gustare il suo approccio poetico alla realtà, presente tanto nei suoi film quanto nelle fotografie, e a captare momenti fugaci che svelano la bellezza nascosta nel quotidiano. Con lei ci infiliamo tra i canali e le banchine della cittadina occitana di Sète. Considerata dalla critica la prima regista femminista per il modo in cui ha raccontato le complessità dell’animo delle donne, alla fine degli anni Quaranta Agnès Varda immortala la vita della classe operaia nel quartiere di La Pointe Courte, divenuto ambientazione, pochi anni dopo, del suo primo lungometraggio, La Pointe Courte, con Philippe Noiret e Silvia Montfort. Abbracciando alcune delle 800 foto scattate a Sète, la mostra ripercorre il processo che segnerà l’approdo della regista e fotografa belga al cinema.
La fotografia dal mondo fa tappa in Provenza – Tra Wim Wenders e Kubrick
Presso l’Espace Van Gogh, Wim Wenders, con My Polaroid Friends, ricorda quando nel 1976 girò con Bruno Ganz e Dennis Hopper il film L’amico americano. Questa mostra, una sorta di promemoria della lunga e inevitabile strada verso l’era digitale, ma anche una testimonianza del proficuo dialogo tra fotografia e cinema, espone gli scatti realizzati con la Polaroid durante le riprese. Restiamo all’Espace Van Gogh dove Scrapbooks. Inside the imagination of filmakers esplora l’uso di questa sorta di album fotografico che da sempre accompagna il lavoro di un regista nel percorso di costruzione di un film. Scorriamo l’album di Stanley Kubrick che, prima di approdare al cinema, esordisce come fotografo per la rivista Look. L’attenzione al dettaglio, la composizione impeccabile, l’abilità nel catturare immagini suggestive emergono dai suoi scatti fotografici quanto nei film.
La fotografia dal mondo fa tappa in Provenza – Casa Susanna
Nel 2004, in un mercatino delle pulci di New York, due antiquari scovarono 340 fotografie degli anni ’50-60. Raffiguravano uomini vestiti da donna. Niente piume né trucchi stravaganti. Solo casalinghe rispettabili e ragazze della porta accanto ritratte nell’intimità delle loro case. Dietro queste fotografie si celava un’ampia rete di travestiti, piloti, ingegneri, amorevoli padri di famiglia del ceto medio. Incarnavano il sogno americano in un’epoca nella quale l’America censurava travestiti e omosessuali. Susanna, Virginia, Doris, Fiona, Gail, Felicity, Gloria riuscirono ad alleviare il loro isolamento attraverso una rivista clandestina: Transvestia. Il loro rifugio era la casa di Susanna e di sua moglie Marie, nascosta tra le Catskill Mountains, a poche ore da New York. Se Casa Susanna era sinonimo di libertà di espressione, la fotografia era uno strumento essenziale per testimoniare la propria identità, come dimostra il progetto Casa Susanna, da non perdere presso l’Espace Van Gogh.
La fotografia dal mondo fa tappa in Provenza – Dal Grande Nord a Saintes-Maries-de-la-Mer
Dagli States al Grande Nord, protagonista presso la Chiesa di Sant’Anna, ad Arles. Søsterskap (“sorellanza” in norvegese),questo il titolo della mostra in corso, riunisce fotografe di Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia, che, a partire dagli anni ’80, riflettono sullo stato sociale dei Paesi nordici. I loro scatti, densi di temi che spaziano dal lavoro alla tolleranza, dall’assistenza sociale all’inclusione, diventano uno strumento per indagare il modello “nordico” che ha influenzato, in termini positivi, ma anche negativi, la vita dei cittadini. L’annuale pellegrinaggio a Saintes-Maries-de-la-Mer, durante il quale Gitani, Manouches, Rom onorano Santa Sara, riecheggia tra le sale del Museon Arlaten grazie al progetto Light of Saints, un itinerario fotografico che ripercorre, attraverso un confronto tra epoche diverse, le origini e gli sviluppi storici di questo storico appuntamento. Nei criptoportici di Arles con Juliette Agnel entriamo in un ambiente estremo, le grotte preistoriche di Arcy-Sur-Cure, un affascinante scrigno di pietra abitato a partire dal Paleolitico, con pitture rupestri vecchie anche 28.000 anni. L’impronta di una piccola mano, forse di un bambino, svela una sorta di autoritratto ante litteram.
La fotografia dal mondo fa tappa in Provenza – Patria
Con Oleñka Carrasco voliamo in Venezuela, in quella “Patria” che dà il titolo alla mostra alla Croisière. “Le persone non muoiono allo stesso modo ovunque nel mondo” denuncia l’artista. “In Venezuela ci sono così tanti morti che i cimiteri non bastano per contenerli”. Partendo da una sua personale, dolorosa perdita, la fotografa descrive il crollo dell’amata patria. “Del mio Paese resta solo la mia memoria frammentata. Tre chili di archivi fotografici danneggiati sono la mia eredità”. Di un’intera vita venezuelana, restano 300 grammi di terra racchiusi in una scatola di cartone che attraversa l’oceano nell’unica valigia che sua madre porta con sé. Ma Les Rencontres travalicano Arles per raggiungere Marsiglia, Mougins, Nîmes, Saint-Rémy de Provence. A Le Puy-Sainte-Réparade fino al 10 settembre le fotografie di Andy Warhol, al centro della mostra Journeys with Warhol, rivelano le passioni dell’artista, affascinato dagli oggetti di uso quotidiano, dai telefoni alle sedie, dai vassoi per il servizio in camera ai lampadari nelle hall degli hotel. Il modo migliore per non perdersi nemmeno un evento è scaricare l’App Les Rencontres d’Arles, utile ad acquistare i biglietti e a costruire il proprio itinerario tra le sedi del festival. Un’avvincente immersione nell’arte dello scatto che vale il viaggio.
(foto copertina di Gregory Crewdson. Starkfield Lane, An Eclipse of Moths series, digital pigment print, 2018-2019. Courtesy of the artist)