La folle stagione di Novak Djokovic

Se è vero che i campioni si vedono nel momento di difficoltà, Novak Djokovic ha davanti a sé una delle più grandi sfide della sua carriera. Il 2022 è stato un anno maledetto per il campione serbo, costretto a dover rinunciare a due slam su quattro. Dopo il forfait degli Australian Open, Nole ha dovuto rinunciare anche agli Us Open. Ha finito come aveva iniziato, con un rifiuto. Il motivo della sua assenza infatti è lo stesso. Il vaccino. Djokovic si è trasformato in una bandiera da sventolare per i no-vax, anche se lui stesso non si è mai dichiarato contrario ai vaccini. “Non sono un no vax, ma rinuncerei ai trofei piuttosto che essere costretto a vaccinarmi contro il Covid“, aveva spiegato in una intervista a metà febbraio, dicendosi disposto anche a saltare sia Roland Garros che Wimbledon. Alla fine invece ha saltato il torneo di Flushing Meadows: “Ho sempre sostenuto la libertà di scegliere cosa mettere nel proprio corpo”. E sui motivi della sua scelta ha aggiunto: “I principi del processo decisionale sul mio corpo sono più importanti di qualsiasi titolo o altro. Sto cercando di essere in sintonia con il mio corpo il più possibile”. Nole ha spiegato di essere sempre stato molto interessato al “benessere, salute, nutrizione” e che la sua decisione è stata in parte influenzata dall’impatto positivo che il cambiamento della sua dieta e dei suoi schemi di sonno hanno avuto sulle sue prestazioni da atleta. Non ha poi escluso di potersi vaccinare in futuro “perché stiamo tutti cercando di trovare collettivamente la migliore soluzione possibile per porre fine al Covid. Non sono mai stato contrario alla vaccinazione. Capisco che a livello globale, tutti stanno cercando di fare un grande sforzo per gestire questo virus e vedere, si spera, una fine”.

La folle stagione di Novak Djokovic

La querelle Australian Open

Fino a questo punto è stata la stagione delle polemiche per il tennis mondiale. Non solo il caso Djokovic e dei giocatori non vaccinati, ma anche dei russi e bielorussi che sono stati esclusi da diversi tornei a causa dell’invasione dell’Ucraina, primo tra tutti Wimbledon. Qui lo sport c’entra molto poco, è una questione che riguarda i governi e le loro politiche. La querelle legata a Djokovic e alla sua eventuale partecipazione agli Australian Open ha riempito le pagine dei quotidiani di tutto il mondo, trasformandosi in un caso diplomatico internazionale. Il campione serbo infatti si è visto annullare il visto dalla Corte Federale australiana a pochi giorni dall’inizio del torneo. Ha fatto ritorno nel centro di smistamento dei richiedenti asilo, dove era stato confinato sin dai primi giorni dal suo arrivo sul continente, ed è rimasto in stato di fermo fino all’espulsione definitiva. Non solo, come se non bastasse, Novak non potrà mettere piede sul territorio australiano per i prossimi tre anni. Secondo le autorità australiane Djokovic – non vaccinato contro il Covid-19 – “potrebbe essere controproducente per gli sforzi di vaccinazione da parte di altri in Australia”. Una sentenza che ha fatto scalpore e verso la quale il governo serbo si è detto sconcertato. Ma vedendo quello che è successo negli ultimi giorni ormai è difficile stupirsi davanti qualsiasi tipo di scelta.

La stagione maledetta

Deve aspettare la fine di febbraio per poter giocare il suo primo torneo del 2022. Si presenta a Dubai non certo nella migliore delle condizioni, anzi. E il risultato si vede. Dopo aver battuto Musetti e Khachanov, l’ex numero uno al mondo viene eliminato ai quarti da Vesely (6-4, 7-6). Va anche peggio a Montecarlo, dove perde in tre set ai sedicesimi contro Davidovich Fokina (6-3, 6-7, 6-1). Il ko più doloroso forse però è quello in casa sua, in Serbia. Una finale persa contro Rublev dopo il pubblico di Belgrado lo ha sostenuto per tutta la durata del torneo (6-2, 6-7, 6-0). La forma fisica tutt’altro che perfetta fa la differenza. Giocare pochi tornei gli impedisce di entrare in condizione velocemente, come a Madrid. In Spagna il suo cammino si interrompe in semifinale contro Alcaraz. Nole lotta con tutte le sue forze, ma dopo aver vinto il primo set viene rimontato dal classe 2003 (6-7, 7-5, 7-6). Il primo trionfo della stagione arriva a Roma. Non sbaglia un colpo, facendo fuori in sequenza Karatsev, Wawrinka, Auger-Aliassime, Ruud e Tsitsipas. Percorso netto, senza concedere neanche un set agli avversari. La finale degli Internazionali d’Italia contro il greco dura poco più di un’ora e si conclude con il risultato di 6-0, 7-6. Si arriva così al secondo Slam dell’anno, il Roland Garros. Djokovic dimostra di essere in fiducia e i primi turni sono poco più di una passeggiata. Nishioka, Molcan e Bedene rappresentano una formalità. Facile anche il match agli ottavi contro Schwartzman, ma il tabellone gioca un brutto scherzo, anticipando la finale del torneo ai quarti. Djokovic trova Nadal sulla sua strada e viene fuori una partita bellissima.

La folle stagione di Novak Djokovic

Il primo set se lo aggiudica il maiorchino, poi la risposta del serbo. Terzo e quarto set si trasformano in una lezione di tennis, livello visto poche volte nella storia. Finisce 6-2, 4-6, 6-2, 7-6, con Rafa che poi si aggiudicherà il 22esimo Slam della sua carriera, andando a più due su Nole. Almeno per il momento. La risposta infatti arriva a Wimbledon, poche settimane più tardi. Kokkinakis, Kecmanovic e Van Rijthoven non sono ostacoli all’altezza, mentre ai quarti il serbo trema davanti a un magico Sinner. L’azzurro si porta avanti due set a zero, ma dal terzo set Novak non sbaglia più un colpo e chiude con il parziale di 5-7, 2-6, 6-3, 6-2, 6-2. Quello di perdere il primo set è una costante anche in semifinale con Norrie e in finale con Kyrgios, ma non cambia nemmeno il risultato. In entrambi i casi i risultati vengono ribaltati nel giro di pochi minuti. Contro l’australiano, fino a quel momento in grande spolvero, Djokovic mette in campo tutto il suo valore, schiacciando l’avversario e riportandosi a meno uno da Nadal nel conteggio dei tennisti più vincenti di sempre. Definire maledetta una stagione che si è conclusa con il settimo successo sull’erba di Wimbledon – al pari di Sampras e Renshaw e dietro solo a Federer – sembrerebbe quasi blasfemo. Eppure è triste pensare che nel 2022 le porte del tennis si siano chiuse in faccia a uno come Nole già il 10 luglio.

Niente più corona

Un sentimento comune a quello di Rafa Nadal, che nelle ultime ore ha commentato così l’assenza del serbo a New York: “Sapevamo da tempo che Novak non sarebbe stato in grado di giocare se le cose non fossero cambiate. Per come la vedo io è triste che Novak non sia qui. È dura che i migliori non possano giocare a causa di un infortunio o di altri motivi. In questo caso, il fatto che uno dei migliori della storia non sia qui è una grossa perdita. È difficile per il torneo, i tifosi e per noi, perché vorremmo il miglior evento possibile. Dall’altra parte, l’ho già detto molte volte: lo sport è più grande di qualunque giocatore. Anch’io ho perso molti tornei. Non vengo qui da due anni. Il torneo continua, il mondo continua a girare e lo farà dopo di me, Novak o Roger. A livello personale, mi dispiace che non possa essere qui“. Un finale prevedibile, al quale però nessuno si è voluto arrendere in anticipo.

La folle stagione di Novak Djokovic

Amanti del tennis e non. Così come successo in Australia, anche negli Stati Uniti il caso Djokovic è arrivato fino alle più alte sfere della politica nazionale. Due membri del Congresso, entrambi repubblicani, avevano scritto una nota indirizzata a Biden per chiedere un’esenzione che permettesse a Djokovic di prendere parte agli Us Open. “Impedire a grandi atleti come il 21 volte campione Slam Novak Djokovic di competere in eventi di alto profilo riduce la loro importanza vitale dal punto di vista economico e diplomatico, senza che ci sia un beneficio tangibile per la salute pubblica“, recita il documento condiviso sui social da Claudia Tenney e Louie Gohmert. Non c’è stato verso. Niente Canada prima, niente Stati Uniti poi. La stagione sul cemento sembra un miraggio per Nole, che rimarrà così senza corona per tutto il 2022. Se è vero che i campioni si vedono nel momento di difficoltà, il prossimo anno sarà l’ennesimo Everest da dover scalare per Djokovic.

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