Questa è una storia di viaggiatori e di persone che non hanno mai dimenticato le origini e i valori di una volta, in un mondo ormai sempre più lontano da certi ideali.
Se si dovesse fare un resoconto delle varie mode, comportamenti e stili di vita della maggior parte del popolo del pianeta terra nel ventunesimo secolo, verrebbe fuori una semplice parola: megalomania. Megalomania non è progresso, non è evoluzione, ma mania di grandezza. La megalomania porta ad agire in maniera narcisistica senza curarsi di ciò che succede al resto del mondo, con il semplice scopo di appagare il proprio ego.
Ad oggi le nuove generazioni sono più preoccupate e smaniose di postare una foto su Instagram in maniera istantanea, piuttosto che di godere del momento in cui si sta scattando la foto. Per far vedere cosa? E a chi? È una sorta di competizione in cui non c’è alcuna regola scritta e alcun partecipante ufficiale? La verità è che per via della megalomania il verbo apparire ha messo in crisi il verbo essere.
Questo concetto è applicabile a qualunque tipo di situazione quotidiana, anche la più disparata. Se si ama il mare, ad esempio, perché navigarlo con uno yacht mastodontico? Se lo si vuole vivere appieno, cosa si può sentire dall’alto del terzo piano di una nave da crociera?
Eppure, nel marasma di contraddizioni, c’è chi resta ancorato al vero senso della navigazione, non avendo bisogno di extra lusso ed eccessivi comfort. Forse potrebbe sembrare una storia d’altri tempi, invece è più attuale che mai.
“La dolce via”
Ugo Fano è un ex medico chirurgo in pensione, robusto di statura e con una folta barba bianca con qualche sprazzo di antracite. Ha all’incirca una settantina d’anni, una moglie di origini francesi che lo accompagna in ogni viaggio ed avventura, due figlie femmine che lavorano ai poli opposti del mondo ed un figlio maschio di cui parla con fierezza. Le sue parole sono lente, la sua voce è limpida e pulita come quella di chi non ha mai fumato, il suo italiano è preciso e ricercato, sebbene si intuisca la provenienza.
Ugo è un velista, nonché socio del Circolo Nautico Vincenzo Migliori, con sede a Giulianova, in Abruzzo. Nel 2019, complici la sua passione per la navigazione e la moglie Catherine, avviò un progetto dal nome “Green Project Alcyon”, che prevedeva il trasporto di una barca a vela di 6 metri con propulsione elettrica, pannelli fotovoltaici e batterie a carica lenta, per compiere una traversata dall’Oceano Atlantico al Mar Mediterraneo, tutto ad emissioni zero. Dalle ceneri di questo progetto ne prenderà forma un altro dal nome “La dolce via”, attualmente in corso, ma non più totalmente green.
“La dolce via” prevede, infatti, anche il passaggio attraverso fiumi e canali francesi, partendo da Bordeaux al Mar Nero. Ovviamente, non è più sufficiente la barca a vela utilizzata qualche anno prima, poiché c’è bisogno di un motore a combustione più potente, in grado di contrastare l’impeto e la forza della corrente. Circa 6000 km da percorrere con una barca di 8 metri ed un motore da 60 cavalli, e 4/5 anni per completare il tutto. La navigazione sta avendo luogo solo in primavera ed autunno, poiché in estate si lascia spazio al turismo e in inverno si assecondano le condizioni climatiche avverse.
A dare il cambio a Ugo e Catherine ci sono altre due coppie che si alternano nella navigazione. Ora la barca è ferma a nord della Francia per permettere ai tre soci di godere appieno le vacanze estive, navigando nel mare. A ottobre ripartirà seguendo la tratta verso il Danubio. Ugo vorrebbe poter vendere questo progetto e donare il ricavato ad “Amicacci”, una società sportiva che permette ai giovani con disabilità di giocare a basket direttamente su una sedia a rotelle.
Normativa vigente per i mari
Nell’attesa di riprendere la navigazione, i tre soci sperano che le condizioni nell’est Europa non precipitino ulteriormente, anzi, si augurano possano migliorare. La guerra in Ucraina li ha spesso costretti a cambiare l’ordine delle tappe da seguire, comportando loro un lieve rallentamento. Ovviamente nulla è perduto, si cambia rotta e si prosegue. Ugo però vuole lanciare un appello alla Comunità Europea: più volte ha tentato di far pervenire loro, molto probabilmente con mezzi scarsi e poco efficienti, una lettera in cui esprime il suo punto di vista sulla situazione delle acque a livello legislativo, sia in Europa sia nell’intero globo.
“La dolce via” ha permesso gli ha permesso di navigare in acqua straniere, attraversando Belgio, Olanda, Germania e Francia, tutto questo non senza intoppi. Ugo, dunque, si chiede come sia possibile che, sebbene siano tutti paesi facenti parte dell’Unione Europea, ciascuno di essi abbia norme e leggi assicurative e di sicurezza sulla navigazione differenti dagli altri. Ci sono Stati più permissivi ed altri molto meno e chiunque navighi è costretto a doversi adattare ai diversi Paesi ospitanti, subendo cambi di programma repentini di cui potrebbe non esserci alcun bisogno. Sarebbe più pratica una normativa univoca, così come per le macchine, che girano liberamente e allo stesso modo in tutti i paesi dell’Europa.
Sebbene l’idea di uniformità in Europa sia solo un’idea, Ugo avanzerebbe una nuova richiesta, questa volta più ambiziosa rispetto alla precedente: normative assicurative e di sicurezza uniche per l’intero mare! Nel caso in cui una petroliera dovesse affondare al largo delle coste della Sicilia, il problema sarebbe solo della Sicilia o di tutti i dodici paesi che affacciano sul Mar Mediterraneo? La risposta è evidente e sarebbe opportuno, oltre che molto più sensato, che tra il Bosforo e le Colonne d’Ercole le navi fossero tutte soggette alle stesse leggi. “Il mare è grande ma in realtà è piccolo, quindi se succede una qualsiasi cosa il problema è di tutti”. Non sarà forse il caso di intraprendere una prospettiva più ampia ed allargata che permetta di vedere oltre la punta del proprio naso?
Barca a vela come stile di vita
“Il modo migliore per osservare un pesce è diventare un pesce”. “La dolce via” non è solo una corsa verso il Mar Nero, non è un obiettivo da raggiungere o un traguardo da superare, ma è contemplazione. È nettamente di carattere contemplativo una barca di 8 metri che procede lentamente, che lascia il tempo e lo spazio di gustare ogni singola tappa del viaggio, ma non come una nave da crociera, che si ferma in un porto, concede tre ore d’aria e poi offre di nuovo la stessa solfa. Grazie a questo progetto Ugo, Catherine e i suoi soci, sono diventati pesci tra i pesci. Si sono fermati nelle capitali europee, hanno ormeggiato giorni e notti interi nei canali sotto la Tour Eiffel o sotto Notre-Dame, hanno goduto delle bellezze delle città da una prospettiva diversa rispetto al modo in cui si è abituati. Sebbene il progetto si snodi lungo un percorso d’acqua, c’è sempre spazio per il turismo, la cultura ed un buon bicchiere di vino.
Forse questo tipo di esperienza, la libertà che si ha nel potersi muovere e fermare dopo brevi o lunghe tratte, è paragonabile a ciò che si prova in camper, con la differenza che al di sotto non ci sono buche, terra e tanto asfalto, ma onde, correnti e parecchia acqua. Tuttavia, il camper non è più così sicuro. L’aumento della criminalità ha portato la coppia a prendere una scelta diversa con un mezzo diverso che, al momento, sembra non aver ancora causato alcun tipo di problema. Viaggiare procedendo con lentezza non è adatto a tutti. È un modo di vivere la vita che può variare, ovviamente, in base all’età o allo spirito di avventura di ciascuna persona. Ugo ha provato a coinvolgere suoceri e fratelli, ad esempio, ma il risultato è stato solo tantissima noia. Il mondo sta subendo una brusca accelerata e, specialmente per chi vive in città, a volte non si riesce a trovare il tempo neanche per prendere un respiro profondo. C’è chi scappa in montagna e confida nell’aria fresca anche in estate e chi, invece, come Ugo e Catherine, si rifugia in una barca a vela di 8 metri, con una cabina verso prua e una verso poppa, e lascia che la propria vita venga cullata e alleviata dal gorgoglio dell’acqua.