Uno dei casi di cronaca nera più agghiaccianti degli Stati Uniti, per lungo tempo rimasto senza soluzione fino all’incredibile svolta
Un uomo comune, con un impiego come tanti, un contabile dalla vita regolare: lavoro, casa e chiesa. Tutto dall’esterno sembrava filare nella famiglia di John List, l’uomo nero di Westfield. Non si tratta tuttavia di un uomo amabile. Secondo quanto emerso, è puntiglioso fino all’ossessione, noto per il suo essere molto religioso, devoto e nevrotico. Non particolarmente ben visto, quindi, dai colleghi di lavoro a causa di quel carattere poco flessibile.
Nella mente di List covano probabilmente ossessioni e pensieri terribili e inconfessabili che esplodono poi in quel gesto folle di indescrivibile orrore, come narrato da chi ha avuto modo di entrare sulla scena del crimine che si è consumata in quel lontano 9 novembre 1971 a Westfield, in New Jersey.
John List ha commesso il più atroce dei crimini, ha sterminato la sua famiglia: tre figli, la moglie e la madre. In una lettera al reverendo, sua guida spirituale, ha anche confessato le ragioni di tale abominio. Poi si è chiuso alle spalle la porta di quel luogo dell’orrore, una lussuosa villa vittoriana, per scomparire nel nulla.
John List, l’uomo tranquillo dalla mente oscura
Ma andiamo con ordine: chi è John List? Come detto, un semplice contabile con una vita ordinaria. Che è per primo vittima di un terribile inganno. Conosce infatti la moglie – vedova di guerra già madre di una bimba – la frequenta, si fidanzano e lei a un certo punto sostiene di essere incinta.
Una bugia, la sua, per costringere l’uomo a sposarla, cosa che avviene naturalmente per riparare alla vergogna di una gravidanza fuori dal matrimonio. Per un uomo religioso come lui, un vero affronto. Una volta messo l’anello al dito, la donna confessa al marito il misfatto.
Ormai però vi è ben poco da fare, l’uomo si sposta molto per via del lavoro e al seguito, ovviamente, ha la moglie, la figlia di lei e la madre. Cambia sovente città proprio perché viene spesso licenziato per il suo essere poco predisposto a gestire dei normali rapporti e a relazionarsi. Trova infine impiego come vicepresidente di una banca di Jersey City, nel New Jersey, e acquista la dimora sopra citata a Westfield, poco distante dalla sede del suo impiego.
La moglie Helen nel frattempo, molto provata dalla convivenza con John, inizia a darsi all’alcol e diventa aggressiva. La casa in cui si trasferiscono è una splendida abitazione con ben 19 stanze, evidentemente non sufficienti per perdersi di vista… I coniugi si scannano con una certa regolarità, soprattutto nel momento in cui John perde nuovamente il lavoro ed è profondamente sotto stress. Decide peraltro di non confessarlo alla moglie e di far finta di nulla.
L’uomo esce quindi di casa tutte le mattine e finge di andare al lavoro. Peccato che le spese per mantenere una casa di quelle dimensioni, e con una famiglia tanto numerosa (nel frattempo sono arrivati altri due figli), non sia proprio semplicissimo. John cerca di reinventarsi svolgendo i lavori più umili, oppure non lavora proprio e trascorre le ore presso una stazione ferroviaria. Viene travolto dai debiti e rischia la bancarotta. Si riduce perfino a prelevare di nascosto dalla banca i soldi della madre.
Come se non bastasse, arrivano altre preoccupazioni. Da buon fanatico religioso, non vede di buon l’occhio l’intraprendenza degli anni ’70, il movimento rivoluzionario dei giovani: capelli lunghi, canzoni irriverenti, nuove droghe e libertà sessuale. Una vera tragedia dai contorni psichedelici e lui teme fortemente che da questo abominio vengano travolti i figli ormai adolescenti.
John List, l’uomo nero di Westfield
John annaspa da anni, il lavoro, la famiglia, il peso del fallimento e l’ombra della bancarotta. Un animale in gabbia preso dal panico, la bestia peggiore: l’uomo. Quel 9 novembre 1971 si alza e svolge le sue regolari attività come ogni giorno. Poi impugna la pistola e uccide per prima la moglie, con un colpo alla testa. Sale quindi al piano di sopra e di nuovo con una sola pallottola toglie la vita alla madre.
Nella sua lettera confessione è riportato: “Ho fatto un respiro profondo, sono entrato in cucina con la mano sulla fredda impugnatura della Steyr, mi sono avvicinato dietro mia moglie, ho tirato fuori la pistola e le ho sparato alla nuca. Ho fatto un passo indietro mentre il suo corpo, devastato dalla malattia e ora morto, scivolava silenziosamente – come al rallentatore – sul pavimento”. La moglie soffriva di sifilide dal precedente matrimonio, per questo l’uomo parla di “malattia” nella sua lettera.
Attende quindi che i due figli primogeniti tornino a casa e riserva loro lo stesso trattamento. Il figlio più piccolo si è invece trattenuto a scuola per giocare a calcio subito dopo le lezioni. L’uomo va ad assistere alla partita, poi conduce a casa il ragazzo. Questo, a differenza degli altri parenti, evidentemente coglie qualcosa di insolito, non sapremo mai se vide qualcosa: fatto sta che a differenza degli altri viene ucciso con ben dieci colpi di arma da fuoco.
Mentre porta a compimento il suo progetto criminale, John dispone i cadaveri dei suoi cari nel salone da ballo, tutti tranne la madre che ha ucciso al terzo piano e non è trasportabile. Pulisce poi il sangue da terra: “Ho dovuto pulire il pavimento tre o quattro volte e, poiché non avevamo uno strizzatoio, ho dovuto strizzare a mano il sangue accumulato dal mocio“. Quindi cena, come nulla fosse, lava i piatti e va a dormire.
John List diventa Robert P. Clarke
Da buon uomo organizzato, prima di lasciarsi alle spalle definitivamente la sua vecchia vita, John si preoccupa di ritagliare da ogni foto presente in casa il suo volto, spegne il riscaldamento per far sì che i corpi si conservino meglio, alza la musica e accende tutte le luci. Poi esce di casa, si reca in banca, chiude il suo conto, quello della madre e preleva i soldi che rimangono: 2000 dollari.
Va anche in posta, dove imbuca delle lettere per spiegare alla scuola la lunga assenza dei figli, qui dichiara che tutta la famiglia si sta recando per un lungo periodo in North Carolina. Si reca poi in aeroporto, al JFK. Lì abbandona la sua vettura e si dilegua con una nuova identità, quella di Robert P. Clarke.
Un piano studiato in modo meticoloso, John scompare infatti dai radar per ben 18 anni. Il piano regge anche bene, poiché la famiglia non è sicuramente nota per essere socievole e quindi i vicini nemmeno si accorgono della loro assenza. Incredibilmente, nemmeno la musica a tutto volume desta particolare scalpore. Certo, List era noto per essere piuttosto eccentrico, un vicino lo ricorda mentre falciava l’erba in giacca e cravatta. Probabilmente erano abituati a situazioni improbabili.
La prima persona a farsi delle domande è l’insegnante di recitazione di uno dei figli, che, insospettito dall’assenza della ragazza alle lezioni, decide di andare a bussare a casa. Uno dei vicini nota lo sconosciuto aggirarsi e chiama la polizia. Viene quindi scoperto l’atroce crimine.
Dopo la strage, la nuova vita
I primi poliziotti che entrano in casa si trovano di fronte la terribile scena del crimine. Uno di loro in seguito ha dichiarato: “C’era ancora un odore strano, tanto che quando sono tornato a casa mi sono spogliato nel corridoio e ho lasciato gli abiti, non li ho portati nel mio appartamento”. Nel frattempo, con la sua nuova identità, List si trasferisce a Denver, si fa crescere i baffi e con un berretto in testa in stile molto casual lavora come cuoco in un Holiday Inn.
Nel 1978 incontra Delores Miller, una 35enne divorziata con cui si sposa otto anni dopo. Racconta alla donna che la sua prima moglie è morta di cancro. Nel frattempo, John List è sempre più convinto di essere ormai al sicuro, di aver quindi commesso il crimine perfetto, senza alcuna sbavatura di errore. Si taglia perfino i baffi, quell’unico sistema di occultamento che aveva messo in atto per proteggere la sua nuova identità.
Il caso di Westfield nel mentre è diventato uno dei più misteriosi degli Stati Uniti, ma arriva il momento della svolta: come accade praticamente in ogni crimine, a rovinare i piani è sempre un piccolo particolare.
“Credi davvero nel delitto perfetto? Certo, ma nei libri. Penso che saprei idearne uno meglio di chiunque altro, ma dubito che riuscirei a portarlo a termine. Nei romanzi le cose vanno come l’autore vuole che vadano, ma nella vita no, mai”.
Il delitto perfetto, Alfred Hitchcock
Fox America’s Most Wanted rovina i piani
Proprio come nei migliori film di Hitchcock, a destabilizzare ogni cosa è un piccolo dettaglio. I programmi televisivi sui crimini attirano da sempre molti telespettatori, nessuno si sarebbe però mai immaginato che sarebbero serviti per scovare un criminale di questa portata. È proprio quello che accadde durante una puntata di America’s Most Wanted, in un episodio visto da 22 milioni di americani nel maggio del 1989.
Durante una delle prime puntate del programma viene infatti trasmessa la foto di List a tutta l’America. Come se non bastasse, a dare il colpo di grazia, viene anche riprodotto un busto realistico di come sarebbe potuto essere l’uomo invecchiato di 18 anni.
Un vicino lo riconosce e chiama l’FBI. Undici giorni dopo, la polizia si reca a casa per parlare con la moglie Delores. La donna, ignara di tutto, mostra agli agenti le foto del loro matrimonio e fornisce quindi un’ulteriore conferma. Gli agenti si recano sul posto di lavoro e arrestano List, che costernato continua a negare e ad affermare di chiamarsi Robert P. Clarke.
Uno dei poliziotti durante l’arresto gli domanda perfino: “Che tipo di uomo sei, che hai ucciso tua madre, tua moglie e i tuoi figli, per poi assumere un’altra identità e sposare un’altra donna che non ha idea di chi sei?”. List non replica al quesito, ma l’agente ricorda di aver visto una lacrima scivolargli dall’occhio destro.
John List in galera, le sue dichiarazioni
L’uomo viene rinchiuso e condannato a cinque ergastoli, la moglie è sconcertata, continua a dichiarare di non poter credere che il marito possa aver compiuto un gesto tanto atroce. Lui, dal canto suo, ha smesso di negare: “Desidero informare la corte che rimango veramente dispiaciuto per la tragedia avvenuta nel 1971. Sento che, a causa del mio stato mentale in quel momento, non ero responsabile di quanto accaduto. Chiedo perdono, comprensione e preghiere a tutti coloro che sono stati colpiti da questo. Grazie”.
Il fulcro di tutta la tragedia durante il processo ruota intorno alla sua ossessione religiosa, John era stato cresciuto in modo molto rigido. Era stato indottrinato sui doveri di un uomo cristiano, tra cui naturalmente quello di provvedere alla famiglia e non farle mancare nulla. Oltre a dover proteggere i suoi cari da qualsiasi peccato, soprattutto quelli provenienti dal mondo esterno.
Al processo, nel 1990, uno psichiatra dell’accusa dichiara che il signor List all’epoca soffriva semplicemente di una “crisi di mezza età” e che negli anni successivi si è goduto la vita. List si proclama più volte sconvolto e sopraffatto da quanto accaduto, gli viene quindi chiesto per quale motivo non scelse poi di togliersi la vita, dopo aver compiuto un gesto tanto aberrante. Lui replica che se si fosse ucciso gli sarebbe stato precluso il paradiso… Per il suicidio, per il familicidio invece tutto in ordine nella sua coscienza.
La strage di Westfield nella cultura di massa
Su questa orribile vicenda sono stati tratti naturalmente alcuni film, più di recente ha ispirato una serie TV di Netflix, The Watcher, dove è presente una casa maledetta, delle presenze inquietanti, e un personaggio che ricorda in tutto per tutto lui, “John, il macellaio di Westfield”. Una trama molto curata, che tiene fino all’ultimo con il fiato sospeso, ambientata proprio a Westfield. La serie si focalizza sull’ossessione per una casa maledetta che destabilizza la vita di diverse persone.
Si vede una famiglia con due figli trasferirsi in una splendida villa con un vicinato molto particolare, non troppo incline a voler creare solide basi per un rapporto duraturo e, mano a mano che si prosegue nella visione, l’intrecciarsi di diverse situazioni portano a pensare che l’osservatore (The Watcher) possa essere chiunque e avere i motivi più disparati per dar loro il tormento.
John List muore il 21 marzo 2008 a causa di una polmonite. Nonostante abbia passato diversi anni in galera, rimane comunque l’uomo che è riuscito, dopo un crimine tanto atroce, a scomparire nel nulla per ben 18 anni. Non ha mai mostrato un reale pentimento, solo delle frasi di circostanza. Fino all’ultimo ha dichiarato di aver compiuto un gesto del genere perché costretto dai suoi doveri di marito, di padre e soprattutto di cristiano.
Dopo la tragedia, nella casa di Westfield è stato recuperato un lucernario in vetro di Tiffany dall’incredibile valore di 100mila dollari dell’epoca, che oggi corrispondono a 600mila dollari. Il debito di John List era di circa 11mila dollari, ovvero 60 mila dollari odierni. Con quell’oggetto avrebbe quindi potuto coprire il debito e campare di rendita per un pezzo.