Iran, Masoud Pezeshkian cambia la storia

Il Paese mediorientale avrà il suo primo presidente riformista in due decenni: tra le sue promesse minori restrizioni sociali e migliori relazioni con l’Occidente

Un cambio epocale alla guida dell’Iran. Il candidato riformista Masoud Pezeshkian ha vinto le elezioni presidenziali, sconfiggendo il suo rivale intransigente e ultraconservatore Saeed Jalili in un contesto incandescente di crescenti tensioni, sia a livello nazionale che internazionale.

Sono 30,5 milioni (49,8% di affluenza) le persone che hanno votato al ballottaggio di venerdì, con il 53,6% che ha manifestato la preferenza per Pezeshkian (44,3% invece per Saeed Jalili). Il nuovo presidente è stato eletto al secondo turno di votazioni dopo aver ottenuto il numero più alto di voti al primo, dove era stata registrata la più bassa affluenza alle urne per un’elezione presidenziale da quando è stata fondata la Repubblica islamica nel 1979.

Masoud Pezeshkian vince le elezioni in Iran
Masoud Pezeshkian, il candidato riformista che ha vinto le elezioni in Iran (LaPresse) – ilMillimetro.it

Tenderemo la mano dell’amicizia a tutti. Siamo tutti persone di questo Paese e dovremmo utilizzare gli sforzi di tutti per il progresso della nazione“, ha detto nel suo primo discorso dopo la vittoria elettorale, ringraziando coloro che hanno votato “con amore e per aiutare“.

Prima che Pezeshkian possa assumere l’incarico, adesso, un Consiglio dei guardiani, un potente organismo composto da 12 membri incaricato di supervisionare le elezioni e la legislazione, dovrà certificare il voto. A seguire il nuovo presidente assumerà la guida di un Paese che si trova ad affrontare un crescente isolamento internazionale, nonché una situazione di malcontento interno, un’economia in crisi e la prospettiva di un conflitto diretto con il suo acerrimo nemico Israele.

Un nuovo presidente per l’Iran

Le elezioni anticipate che lo hanno portato al potere si sono tenute dopo che il presidente Ebrahim Raisi è morto in un incidente in elicottero a maggio nel remoto nord-ovest dell’Iran, insieme al ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian e ad altri funzionari.

Ebrahim Raisi, l'ex presidente iraniano: ora cambiamenti in vista
Ebrahim Raisi è morto in un incidente lasciando un vuoto di potere nel Paese (LaPresse) – ilMillimetro.it

Masoud Pezeshkian era l’unico candidato riformista in lizza dopo che decine di altri candidati erano stati esclusi dalla corsa. A seguito della vittoria, Pezeshkian ha fatto appello all’unità e al sostegno dei suoi connazionali iraniani in una dichiarazione pubblicata su X. “Caro popolo dell’Iran, le elezioni sono finite e questo è solo l’inizio del nostro supporto/lavoro. Il difficile cammino che ci attende non sarà asfaltato se non con il vostro supporto, empatia e fiducia. Vi tendo la mano e giuro sulla mia dignità che non vi lascerò soli su questo cammino. Non lasciatemi solo“.

Il presidente ha favorito il dialogo con i nemici dell’Iran, in particolare per quanto riguarda il suo programma nucleare, che vede come un mezzo per affrontare i problemi interni. “Il problema principale è la prospettiva: vogliamo risolvere i nostri problemi con il mondo o no? Credo che dobbiamo uscire dalla situazione di stallo per risolvere i problemi del Paese“, ha spiegato durante un dibattito presidenziale prima del secondo turno di votazioni.

Cosa può cambiare adesso

Un volto più moderato alla presidenza come quello di Pezeshkian potrebbe facilitare il dialogo tra l’Iran e l’Occidente. A livello interno potrebbe introdurre alcuni cambiamenti sociali epocali, che ha sottolineato appunto durante la sua campagna elettorale. Molti esperti geopolitici nutrono comunque seri dubbi riguardo l’effettiva realizzazione di questi punti, così come potrebbe essere difficile da modificare in particolare la politica estera dell’Iran.

Pezeshkian, d’altronde, assume la presidenza in un momento in cui il suo Paese è coinvolto in crescenti tensioni con Israele e i suoi alleati occidentali, innescate dalla guerra a Gaza e dall’avanzamento del programma nucleare iraniano.

Adesso bisognerà vedere se veramente cambierà il rapporto dell'Iran con l'Occidente
Il Supreme Leader Ayatollah Ali Khamenei (LaPresse) – ilMillimetro.it

Solamente tre mesi fa, Iran e Israele si sono scambiati il ​​fuoco per la prima volta mentre il conflitto di Gaza si allargava. Israele si sta ora preparando per un potenziale secondo fronte contro Hezbollah, il principale proxy regionale dell’Iran, in Libano. La retorica tra Iran e Israele si è intensificata la scorsa settimana quando la delegazione iraniana presso le Nazioni Unite ha affermato che se Israele “si imbarcasse in un’aggressione militare su vasta scala” contro il Libano, allora “ne conseguirebbe una guerra annientatrice“.

Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha risposto che “un regime che minaccia la distruzione merita di essere distrutto”. Per questi motivi gli esperti sostengono che non ci si possa aspettare che Pezeshkian cambi l’attuale tendenza nei confronti di Israele. Lo stesso nuovo presidente anche elogiato il generale Qasem Soleimani, il controverso capo della Forza Quds del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran, assassinato in un attacco statunitense nel 2020. “Lo considero una fonte di orgoglio nazionale e una spina nel fianco dei nostri nemici“.

Ad ogni modo, Pezeshkian è certamente il candidato preferito da parte dell’Occidente, poiché in caso di vittoria di Saeed Jalili si sarebbero solamente inasprite le tensioni già esistenti. L’ex ministro degli Esteri Javad Zarif, alleato chiave del nuovo presidente e riformista che ha supervisionato un periodo relativamente caldo nelle relazioni internazionali circa un decennio fa, è stato preso in considerazione come potenziale candidato per riprendere il suo vecchio incarico.

Zarif, non va dimenticato, era il diplomatico di punta dell’Iran quando il regime strinse un accordo con gli Stati Uniti e le potenze mondiali per limitare le attività nucleari di Teheran in cambio dell’allentamento delle sanzioni (un accordo che da allora è praticamente fallito).

Sebbene sia popolare tra i giovani iraniani, ha anche dovuto affrontare critiche da parte dei sostenitori della linea dura in patria per essere troppo amichevole con l’Occidente. Prima delle elezioni, la Guida Suprema Ayatollah Seyyed Ali Khamenei aveva condannato coloro che cercano di migliorare le relazioni con l’Occidente. E Pezeshkian a sua volta aveva dichiarato pubblicamente che si sarebbe rimesso a Khamenei su questioni di politica estera, di conseguenza la nomina di Zarif è tutt’altro che certa.

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La guerra e la solitudine di Papa Francesco, tra i pochi a chiedere con forza la pace: ce ne parla Alessandro Di Battista con un commento in apertura. All’interno anche il 2024 in Medio Oriente, la crisi climatica, il dramma dei femminicidi in Italia, la cultura e lo sport. Da non perdere, infine, le rubriche Line-up, Ultima fila e Nel mondo dei libri, realizzate da Alessandro De Dilectis, Marta Zelioli e Cesare Paris.

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