Se in metro o in qualunque altro momento ti è mai capitato di imbambolarti “evadendo dalla realtà” allora hai vissuto il fenomeno dello “zoning out”.
Un fenomeno in cui ci si estranea momentaneamente dal mondo, a causa di tanti fattori come stress o di un possibile disturbo dell’attenzione (ADHD), fortemente minacciato dall’iperproduttività odierna.
Non è infatti facile immaginarci per più di qualche minuto senza fare e pensare a nulla senza che i sensi di colpa prevalgano e ci obblighino a renderci produttivi ed efficienti.
Siamo così abituati a doverci tenere occupati che anche solo staccare la spina e non stare al telefono tra uno spostamento e l’altro rischia di creare un forte senso di colpa. Da qui nasce il dubbio del Financial Times: può la meditazione ossessiva attraverso podcast sulla salute mentale o sulla produttività essere migliore di fissare semplicemente il vuoto?
La domanda non presuppone che lo “zoning out” sia un fenomeno positivo, in quanto potrebbe rappresentare un meccanismo di coping (termine usato in psicologia che sta a indicare una serie di comportamenti messi in atto dagli individui per cercare di tenere sotto controllo e minimizzare eventi stressanti) ma intende far riflettere su quanto non siamo effettivamente così tanto proprietari del nostro tempo.
Abituarci all’idea di essere proprietari e consapevoli del nostro tempo, anche quello “non produttivo” potrebbe risolvere un’altra questione: il fortissimo calo dell’attenzione generale che si sta manifestando in questi anni
Secondo lo studio del Policy institute and Center for Attention Studies Al King’s College di Londra, circa il 50% degli adulti non riesce a non distrarsi col telefono in momenti in cui dovrebbe concentrarsi su altro.
Questo bombardamento di stimoli continuo a cui veniamo sottoposti ci rende più informati su tanti eventi ma in maniera superficiale. Se su Instagram i caroselli da più di tre slide ci spaventano o se le interviste senza gameplay di subway surfer a metà schermo ci annoiano, il motivo c’è.
Il fenomeno dello zoning out può semplicemente esser visto come un modo del cervello per riappropriarsi del suo diritto a “riposare” da tutti quegli input a cui ogni giorno viene sottoposto. Riprendersi del tutto il lusso di non pensare a nulla, padroneggiando in maniera più efficace le nostre capacità di rendere la giornata meno opprimente. Al costo di imbambolarsi davanti al finestrino della metro una volta in più.
(Edoardo Galassi)