In Thailandia per dire addio alle dipendenze

Si chiama Hope Treatment Center Thailand ed è una struttura totalmente immersa nel meraviglioso verde tailandese, autorizzata dal Ministero della Salute del Paese. Negli anni è diventata una delle strutture più efficaci e quindi consolidate del sud est asiatico per il recupero da dipendenze (alcool, droghe, gioco d’azzardo, abusi, ansia o depressione), grazie al lavoro di un gruppo di professionisti. Quarantacinque i membri tra infermieri, psicologi, terapisti e insegnanti che utilizzano diverse terapie, tra cui lezioni e corsi, che possano portare le persone che accedono al centro all’acquisizione di maggiore consapevolezza di sé stessi e di ciò che li circonda. Guardando il loro sito web, con tanto di video e fotografie, sembra trattarsi più di un’oasi di benessere dove andare in villeggiatura ma se si osserva il programma offerto si può notare che l’approccio, seppur più olistico, non è così differente da altre strutture che nel nostro Paese hanno lo stesso obiettivo. Approccio molto simile, appunto, in un ambiente però di gran lunga diverso. Il centro di recupero di Amelia, in Umbria, o il famoso San Patrignano in Emilia-Romagna, per esempio, offrono accoglienza a chi ha lo stesso tipo di problemi, in un ambiente però del tutto differente, sicuramente meno “lussuoso”.  La differenza sostanziale sta nel fatto che il percorso che si intraprende nel Hope Treatment Center tailandese è a pagamento (il prezzo varia a seconda dei percorsi) e di conseguenza il posto in cui si viene accolti si avvicina quasi più ad un albergo a quattro stelle che a una struttura fatiscente come potremmo immaginare un centro di recupero per tossicodipendenti. Ci si può allora interrogare sugli aspetti positivi e quindi sull’efficacia che un centro posizionato in una location di tale bellezza naturalistica possiede. E magari, perché no, prendere di ispirazione il modello tailandese rendendo le strutture italiane ancor più accoglienti ed efficaci anche grazie al potere (appurato) della natura, come elemento ricreativo e rigenerativo per la psiche.

In Thailandia per dire addio alle dipendenze – Un percorso nel verde per ritrovare la speranza

Tutto parte da una telefonata e quindi da una valutazione clinica che può iniziare sia da chi ha qualche tipo di sofferenza, che da qualcun altro che sia vicino a quella persona. Il centro dichiara infatti che molte delle telefonate che riceve siano per conto di una persona cara affinché questa possa intraprendere un percorso che – seppur difficile – lo porti a iniziare una nuova vita. Hope Center offre programmi di trattamento intensivo di 30 giorni. In 4 settimane si ha la possibilità di essere seguiti da medici esperti riguardo a certe problematiche, che applicano – come è necessario in questi casi – una vera e propria psico-terapia. Il paziente svolge parallelamente tutta una serie di attività ricreative che, così come accade in molti centri di riabilitazione anche nel nostro Paese, sono un elemento di fondamentale importanza nel percorso di guarigione. Per alcuni tipi di dipendenze è richiesto un impegno di due mesi a causa della necessità di periodi di terapia più lunghi e in generale, per coloro che dispongono di tempo e risorse, è consigliato di rimanere il più a lungo possibile. Il centro diffonde infatti l’idea che “più è lungo il trattamento più il successo è a lungo termine”. Ed effettivamente un’altissima percentuale di coloro che hanno vissuto per un periodo piuttosto lungo nell’Hope Center dichiarano di aver risolto i propri problemi.

In Thailandia per dire addio alle dipendenze – Un’oasi nel blu

La peculiarità è che la possibilità di ritrovare la speranza, di qui il nome del centro, è situata in un meraviglioso tratto di costa dalle acque cristalline nel mezzo della baia tailandese, nel Golfo del Siam. Difficile non provare un minimo di pace e serenità immergendosi nei lussureggianti giardini tropicali del centro. Gli esperti che hanno dato vita a questo centro di recupero l’hanno pensato proprio come un’oasi che permette di disconnettersi dalla frenesia del resto del mondo per vivere a un ritmo più lento entrando quindi più a contatto con sé stessi. L’ambiente è sicuro e protetto e ovviamente privo di qualsiasi elemento scatenante che possa portare a una ricaduta nella dipendenza, di qualsiasi tipo essa sia. L’isola, inoltre, è ricca di templi rupestri arroccati sulla scogliera con panorami mozzafiato. Lì vi abitano anche monaci con i quali le persone entrano in contatto per scoprire la spiritualità del popolo tailandese. E proprio la spiritualità, la ricerca della pace interiore, il contatto pacifico con la natura sono elementi fondamentali durante il percorso e ritenuti indispensabili per ritrovare la speranza e le risorse per iniziare una nuova vita. Soprattutto per questi aspetti l’approccio curativo – che è inevitabilmente ispirato anche alle usanze e alla cultura del territorio – si differenzia da quello applicato in occidente e può dunque sembrarci un po’ astruso.

In Thailandia per dire addio alle dipendenze – Le attività svolte

La psicoterapia è ovviamente una delle componenti fondamentali del trattamento. Questa – come avviene nella maggior parte dei centri di recupero – consiste in diverse ore di terapia di gruppo, tre sessioni di consulenza individuale e una sessione privata di mindfullness coaching a settimana. Il trattamento degli esperti è incentrato, in particolare, sulla cura della depressione, dell’ansia, di traumi e disturbi della personalità ma anche di disturbo da stress post-traumatico, ADHD (disturbo da deficit di attenzione), dislessia, automedicazione, traumi infantili e dipendenze. La maggior parte dei pazienti che frequentano l’Hope Center in Thailandia soffre di depressione e/o ansia. Entrambe, d’altronde, sono esperienze comuni per la maggior parte degli esseri umani in un certo momento della vita, ancor più nei casi in cui si ha una tossicodipendenza. Dall’altra parte, il punto forte del centro è anche l’insieme delle tante attività che offre, specialmente quelle fisiche che si svolgono in gruppo così da incentivare e rafforzare la socializzazione. L’obiettivo degli esperti è quello di far sentire ogni persona come all’interno di una famiglia allargata in cui si possa imparare gli uni dagli altri. Una delle attività più apprezzate è la Muay Thai Boxe (pugilato tailandese) che, secondo gli esperti del centro, è particolarmente efficace per combattere lo stress, l’ansia e alcune dipendenze. Uno sport che insegna l’autodifesa, virtù come la pazienza e l’umiltà, migliorando l’autodisciplina e l’autostima e la gestione dei livelli di stress e ansia. Ci sono poi corsi rivolti unicamente alle donne, sempre incentrati su discipline orientali come la meditazione e lo yoga e anche degli incontri fondamentali, soprattutto nella parte finale del percorso, finalizzati alla prevenzione dalle ricadute.

In Thailandia per dire addio alle dipendenze

In Thailandia per dire addio alle dipendenze – Un altro caso virtuoso

La Thailandia si è ormai affermata negli anni al primo posto per il trattamento delle dipendenze. Non così diverso dall’Hope Treatment Center, sempre in Thailandia, il “The Cabin”, specializzato in particolare nella riabilitazione dalla dipendenza da alcool e droga ma che, negli ultimi anni, si è focalizzato anche sul trattamento delle dipendenze da telefoni, social media, cybersesso e acquisti online. Un centro, anche in questo caso, “di lusso” che è operativo dal 2010 ed è stato frequentato anche da personaggi dello spettacolo, come il rugbista australiano Mitchell Pearce e il frontman inglese dei Libertines Pete Doherty. Anche il The Cabin si distingue per la bellezza della sua location, un paradiso tropicale tra le montagne di Chiang Mai. Tante le attività proposte parallelamente alla terapia: dai corsi di ceramica alla Zipline nella foresta. Dalla boxe tailandese al rafting. Dalle escursioni a contatto con gli animali selvatici del territorio ad esperienze ricreative nelle fabbriche locali. Certo, non si tratta di un centro alla portata di tutti. The Cabin offre un percorso di 28 giorni al prezzo di 14 mila dollari ed è per questo che è conosciuto, anche negli Stati Uniti, come il centro di riabilitazione delle star. Anche se, ovviamente, mantiene il massimo della privacy sui pazienti che vi passano. E così, stando al successo di queste strutture che riferiscono una percentuale altissima di casi di guarigione, è come se in Thailandia, meta sempre più ambita dai turisti di tutto il mondo, si stesse sviluppando anche un altro tipo di turismo, quello “medico”.

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La guerra e la solitudine di Papa Francesco, tra i pochi a chiedere con forza la pace: ce ne parla Alessandro Di Battista con un commento in apertura. All’interno anche il 2024 in Medio Oriente, la crisi climatica, il dramma dei femminicidi in Italia, la cultura e lo sport. Da non perdere, infine, le rubriche Line-up, Ultima fila e Nel mondo dei libri, realizzate da Alessandro De Dilectis, Marta Zelioli e Cesare Paris.

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