Nell’anno che porterà alle elezioni presidenziali, nel periodo storico più complicato dalla Seconda guerra mondiale in poi
Non ha ragione nessuno, ma parlano tutti, protagonisti e addetti ai lavori. La guerra (oltre a fare vittime su vittime) sta ridicolizzando politici e opinione pubblica. Partiamo dall’America, da Biden, dal passo indietro nei confronti di Israele. Dovuto, necessario, ma tardivo: credete veramente che non ci siano interessi dietro all’astensionismo nella risoluzione ONU? O pensate che finalmente si siano lasciati intenerire dalle immagini quotidiane che arrivano da Gaza? Non scherziamo, la Casa Bianca ha tradito Netanyahu perché era il momento giusto per farlo. Nell’anno che porterà alle elezioni presidenziali, nel momento in cui non esistono più alleanze, nel periodo storico più complicato dalla Seconda guerra mondiale in poi. Andava fatto, è successo.
E adesso? Ora è un tutti contro tutti: l’Isis, la Russia, l’Ucraina, la Palestina, Israele, la Francia che promette aiuto a Zelensky, gli Stati Uniti e infine l’Italia che resta ferma, immobile a guardare come sempre. Meglio così, sia chiaro, non saremmo nemmeno attrezzati per delle mosse azzardate. A quelle, tanto, ci pensano gli opinionisti tv; i politici che parlano di morti e di bambini affamati, seduti su una poltrona; i professori che insegnano la vita: molti sono convinti che il terzo conflitto mondiale sia a un passo, altri non ci pensano nemmeno, alcuni spostano l’obiettivo su problemi secondari. Ma la verità qual è? Nessuno la sa, tutti improvvisano, tanto a debita distanza si può anche fare.