Chiara Ferragni – trattata al pari di Matteo Messina Denaro – è la conferma che oggi ogni cosa debba passare dai social per avere una sua legittimazione
Serviva un pandoro per aprirci gli occhi. Ma solo parzialmente, sia chiaro. Gli irriducibili seguaci di Chiara Ferragni sono ancora milioni e, arrivati a questo punto, ci sarebbe da stupirsi se fosse il contrario. La vicenda legata all’indagine avviata dalla Procura di Milano nei confronti dell’influencer per antonomasia, il modello di vita e punto di riferimento per gran parte dei giovani italiani, ha però quantomeno portato a riflettere alcuni di loro. La vicenda, almeno per adesso (il processo è ancora in corso), sta dimostrando che probabilmente non è tutto oro ciò che luccica e che il mondo fatato dipinto sui social network nasconde forse delle zone d’ombra capaci di far calare quel consenso ricercato a ogni costo pur di far crescere il seguito, ossia quell’immenso patrimonio che permette di rafforzare il proprio status e, di conseguenza, ottenere accordi più vantaggiosi con i partner commerciali.
Tutta una questione di immagine e apparenza, le sole cose che sembrano interessare oggi alla maggior parte delle persone, come fossero lobotomizzate e incapaci di andare oltre questo ragionamento. La vicenda chiaramente non ha azzerato tutto questo, non ci ha portati indietro nel tempo o alterato convinzioni e aspirazioni delle nuove leve. E non significa nemmeno aver scoperchiato il “vaso di Pandora” che ci permetterà di individuare tutti i mali, poiché anche la stessa gogna mediatica che sta vivendo Chiara Ferragni – trattata al pari di Matteo Messina Denaro – è la conferma che oggi ogni cosa debba passare dai social per avere una sua legittimazione, per essere giudicata, per essere analizzata. Ma questo pandoro almeno ha smosso qualcosa, ha aperto gli spiragli verso altri punti di vista. E qualcuno sembra aver deciso di non essere miope. Già questo è da considerarsi un ottimo risultato.