Il successo del Tycoon rappresenta la popolazione che detesta l’ideologia woke, il politicamente corretto, lo strapotere delle minoranze e l’abbandono dei lavoratori
Nel 2016, all’indomani della vittoria alle presidenziali USA di Trump contro la Clinton, girava un meme sui social. Da un lato decine di star di Hollywood tutte orgogliosamente dalla parte di Hillary, dall’altra solo una: Clint Eastwood. Eastwood votò per “The Donald” spiegando pubblicamente le ragioni. «Trump dice molte cose stupide, ma lo voto perché è sincero, in un’epoca di buonisti e leccaculo». Aggiunse di non esser spesso d’accordo con lui ma che ad ogni modo Trump «è uno tosto e sentire la voce di Hillary Clinton per quattro anni sarebbe dura».
Allora ero deputato della Repubblica e quando mi venne chiesto per chi avrei votato risposi: «Se fossi cittadino statunitense voterei Jill Stein, candidata indipendente, pacifista, sostenitrice dei diritti sociali ed economici, antisionista (io reputo il sionismo di oggi una dottrina politica razzista e colonialista) e contraria allo strapotere del cosiddetto “complesso militare, industriale e finanziario USA”».