L’alluvione di Valencia è un monito che andrebbe ascoltato e rispettato. Il mondo invece continua a trascurare eventi simili
La pioggia di un anno in otto ore. Oltre 150 morti, centinaia di dispersi e migliaia di sfollati. Un bilancio drammatico quello dell’alluvione che ha colpito la Comunidad Valenciana e la regione di Castilla-La Mancha in Spagna, a fine ottobre. Un evento record e inaspettato che ha lasciato un segno indelebile. Le forti piogge hanno trasformato le strade in fiumi di fango, diverse persone sono rimaste intrappolate nei veicoli e nei piani bassi delle abitazioni, dove il livello dell’acqua è salito rapidamente. “Abbiamo perso tutto, ma stiamo bene”, scrivono alcuni utenti sui social network.
Altri, invece, si scagliano contro i sistemi di allerta che non hanno funzionato a dovere. “L’allarme della protezione civile è scattato alle 20:00, se le attività non essenziali fossero state cancellate prima si sarebbero evitati molti problemi, e si sarebbero salvate vite umane”. L’alluvione di Valencia è una delle peggiori calamità naturali mai registrate in questa parte d’Europa negli ultimi anni.
Cosa ha causato l’alluvione di Valencia
Valencia, situata in una regione dal clima mediterraneo, è spesso esposta a fenomeni estremi come le “depressioni isolate in alta atmosfera” (DANA), temporali intensi che si concentrano in poche ore, più frequenti in autunno, quando le masse d’aria calda e umida del Mediterraneo si scontrano con le correnti fresche provenienti dall’interno della penisola iberica. La topografia stessa della Comunità Valenciana accentua il rischio: le zone montuose alle spalle della costa creano un “effetto imbuto” che convoglia rapidamente l’acqua piovana verso le pianure e le aree metropolitane.
Il problema è aggravato dall’elevata urbanizzazione e dallo sviluppo costiero, che hanno spesso ignorato le caratteristiche del territorio, lasciando il suolo sigillato e impedendo un’adeguata capacità di assorbimento delle acque. Inoltre, la regione dispone di pochi bacini idrografici, spesso soggetti a esondazioni, come quello del fiume Turia, che fu deviato per proteggere la città. Questa deviazione, pur proteggendo le zone centrali della città, lascia esposte altre aree prive di un sistema di drenaggio efficace. A complicare il quadro, gli effetti del cambiamento climatico, che hanno intensificato gli eventi estremi: il Mediterraneo più caldo alimenta una maggiore evaporazione, causando temporali violenti e precipitazioni sempre più concentrate e devastanti.
Il fenomeno era prevedibile, ma la sua portata è andata oltre le aspettative. In generale, la Comunità Valenciana è una regione soggetta a fenomeni alluvionali intensi. Negli ultimi anni, diverse tempeste e forti piogge hanno causato allagamenti e danni. Le mappe del rischio dell’Unione Europea ne evidenziano chiaramente la vulnerabilità: la Commissione ha stilato, attraverso la Direttiva Alluvioni (2007/60/CE), una mappatura dettagliata che identifica le zone a rischio in tutta Europa. La normativa obbliga gli Stati membri a condurre valutazioni preliminari e sviluppare piani di gestione per ridurre i danni. La Comunità Valenciana figura tra le aree a rischio significativo, e nel tempo sono stati fatti sforzi per preparare la regione. Tuttavia, le risorse e le infrastrutture attuali si sono dimostrate insufficienti di fronte a un fenomeno di tale portata.
Valencia e le sue aree periferiche hanno una storia di inondazioni, spesso con conseguenze gravi per la popolazione. Uno degli eventi più disastrosi è l’alluvione del 1957, che portò alla decisione di deviare il fiume Turia, trasformando il suo letto in quello che oggi è il Jardín del Túria, un parco urbano che attraversa la città. Da allora, Valencia ha evitato il peggio in molte occasioni, ma l’intensificarsi dei fenomeni climatici estremi ha messo a dura prova le capacità di gestione del rischio della regione.
Il sistema di allerta
Uno dei punti centrali delle polemiche scaturite dopo l’alluvione di Valencia riguarda il sistema di allerta. Il fenomeno era stato previsto dall’AEMET, l’Agenzia Meteorologica Nazionale spagnola, che aveva diramato allerte meteo per la Comunità Valenciana, evidenziando il rischio di precipitazioni estreme. Tuttavia, molti residenti affermano di non aver ricevuto un preavviso sufficiente e di essere stati colti di sorpresa dall’entità dell’alluvione. Alcuni sostengono di aver ricevuto messaggi quando le piogge avevano già iniziato a causare danni significativi, lasciando poco tempo per mettersi in sicurezza.
Le autorità spagnole hanno riconosciuto che, nonostante le previsioni fossero accurate, le procedure di allerta non hanno funzionato come previsto. La Protezione Civile, responsabile delle comunicazioni di emergenza, sta conducendo una revisione del sistema per valutare come migliorare la tempestività e l’efficacia delle allerte. Si sta discutendo l’installazione di nuovi strumenti di monitoraggio e la messa a punto di tecnologie avanzate per l’invio di messaggi immediati agli smartphone della popolazione, così come l’uso di pannelli informativi nelle strade e nelle zone a rischio. Un sistema di allerta più rapido e affidabile potrebbe salvare vite umane e minimizzare i danni in caso di eventi futuri.
La storia insegna, anche se spesso ce ne dimentichiamo
L’alluvione del 1957, tra le più distruttive della storia, spinse le autorità a prendere una decisione senza precedenti: deviare il fiume Turia. L’obiettivo era quello di ridurre il rischio di esondazioni all’interno della città. Questo ambizioso progetto ingegneristico, concluso negli anni Sessanta, ha cambiato il volto di Valencia. Il vecchio letto del fiume è stato trasformato in un parco verde, il Jardí del Túria che, oltre ad essere un’importante barriera naturale contro le esondazioni, è uno spazio ricreativo.
Durante l’alluvione di ottobre 2024, la deviazione del Turia ha permesso di salvaguardare una vasta area del centro urbano, limitando i danni. Questo evento dimostra ancora una volta quanto siano importanti le opere di prevenzione per proteggere le città da eventi meteorologici estremi. Se Valencia ha potuto evitare una catastrofe ancora maggiore, è grazie a interventi lungimiranti come questo, un’opera che ha protetto gran parte del centro storico, e la vita dei suoi abitanti.
L’alluvione di Valencia è un tragico promemoria dell’urgenza di agire sul fronte dell’adattamento climatico. Se da un lato la deviazione del Turia ha dimostrato il valore delle infrastrutture di prevenzione, dall’altro l’alluvione ha messo in luce le debolezze del sistema. I cambiamenti climatici stanno intensificando la frequenza e la gravità degli eventi atmosferici estremi, e le città devono essere pronte ad affrontare questi rischi. Valencia, nonostante il suo impegno per la sostenibilità, si trova ora a fare i conti con nuovi scenari.
La Comunità Valenciana ha investito in progetti per la riduzione delle emissioni di CO₂, nella promozione della mobilità sostenibile e nella gestione delle aree verdi, ma il fenomeno dell’alluvione dimostra che occorrono anche interventi per la gestione delle risorse idriche e la protezione del suolo. In Europa, esistono iniziative coordinate per fronteggiare i rischi di alluvione, come la già citata Direttiva Alluvioni e il Green Deal europeo, che mira a rendere il continente climaticamente neutro entro il 2050. Ma eventi come quello di Valencia richiedono un’azione concreta e immediata, mirata a proteggere le città e a rendere più sicure le infrastrutture.
Un punto di svolta per il futuro
L’alluvione di Valencia potrebbe rappresentare un punto di svolta non solo per la Spagna, ma per tutte le città europee esposte al rischio di alluvioni. Gli esperti sostengono che fenomeni come il cambiamento della traiettoria dei fiumi, la creazione di parchi urbani e il miglioramento dei sistemi di allerta siano indispensabili per ridurre la vulnerabilità delle città moderne. Inoltre, l’adozione di tecnologie di monitoraggio avanzate e di una pianificazione urbana che tenga conto delle proiezioni climatiche è fondamentale per costruire città più resilienti.
Il disastro di ottobre 2024 ricorda disastri non troppo lontani, come le alluvioni del 2021 in Germania e Belgio, dove oltre 180 persone hanno perso la vita, così come le più recenti in Emilia-Romagna. Questi eventi, sottolineano l’urgenza di rendere le città europee più resilienti agli impatti dei cambiamenti climatici, adottando soluzioni durature per la protezione delle comunità.
In un’epoca di cambiamenti climatici senza precedenti, l’alluvione di Valencia è un monito, un’opportunità per ripensare il nostro rapporto con il territorio.