Il carcere di Pistoia ‘cambia volto’ con i murales dei detenuti

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(Adnkronos) – Trasformare attraverso l'arte un luogo di reclusione in uno spazio vitale più accogliente. Questo l'obiettivo messo in atto dalla Casa Circondariale di Pistoia, un piccolo carcere in cui risiedono 60 detenuti, che ha dato vita alla realizzazione di una serie di murales realizzati dai detenuti negli spazi comuni della struttura. L'iniziativa, ideata dalla Direzione del carcere con il supporto della Fondazione Caript e con la collaborazione di Nico 'Lopez Bruchi' e Marco 'Sera' Milaneschi dell’Associazione Elektro Domestik Force, ha coinvolto circa 25 detenuti che hanno partecipato a incontri di coprogettazione con l'artista Nico 'Lopez' Bruchi e Marco 'Sera' Milaneschi di Edf Crew.
 “Nell’ambito delle iniziative a favore della popolazione detenuta – afferma la direttrice della casa circondariale Loredana Stefanelli – questa Direzione ha avviato, con il sostegno della Fondazione e la collaborazione con Nico Bruchi, Marco Milaneschi e l’Associazione culturale Elektro Domestik Force, la realizzazione di alcuni murales in tre degli ambienti detentivi della Casa Circondariale di Pistoia. L’obiettivo è stato di trasformare gli spazi fisici in spazi vitali nei quali i detenuti possono ritrovare le loro radici, le paure, le attese ma anche la speranza che il carcere da isola di disperati divenga, per quanto possibile, territorio di vita”. La realizzazione dei murales è stata preceduta da quattro incontri di coprogettazione, guidati da Nico 'Lopez' Bruchi e Marco 'Sera' Milaneschi di EDF Crew. Il video-maker Carlo Settembrini ha documentato ogni fase del progetto, contribuendo ad immortalare il processo creativo e la partecipazione attiva dei detenuti. Nico 'Lopez' Bruchi, direttore artistico della Crew, ha enfatizzato l'importanza dei momenti di scambio con i detenuti per comprendere la direzione artistica dell'operazione. L'obiettivo era creare murales che comunicassero in modo semplice ed efficace, rappresentando le idee e le aspirazioni dei detenuti. “I nostri interventi – dice Bruchi – nascono sempre da volontà espressive condivise con le persone che vivono i luoghi dove questi sono ospitati ed è stato essenziale avere dei momenti di scambio con i detenuti per comprendere la direzione che questa operazione artistica doveva prendere. Guidati dalle loro idee abbiamo progettato i murales cercando di trovare canali comunicativi semplici ed efficaci. Creare bellezza insieme è una cosa che non capita tutti i giorni all'interno di un carcere. Il sostegno da parte di tutti i detenuti è stato emozionante, il loro profondo coinvolgimento ha fatto sì che, anche nella fase di realizzazione, si respirasse uno spirito di collaborazione per migliorare gli spazi comuni del carcere”. 
I murales, collocati su di un arco del piano superiore, sulla parete della sala polivalente e sul muro del campo da calcio, narrano storie differenti. Nell'arco del piano superiore, un 'albero della speranza' con foglie trasformate in lettere senza destinatario specifico, simboleggia il percorso introspettivo dei detenuti. Sbarre rotte ed un cervello inciso sulla corteccia rappresentano la saggezza che rende liberi, mentre un paesaggio italiano e le parole chiave scelte dai detenuti completano il quadro. Nella sala polivalente, il mare è raffigurato attraverso una finestra abbattuta di una cella, con le mani di un detenuto che spezzano catene. Bandiere e parole selezionate dai detenuti completano il murale, trasmettendo messaggi universali di speranza. 
Il murale nel campo da calcio, ambientato in un'astronave, simboleggia un viaggio nelle infinite possibilità dell'universo. Immagini di cari, personaggi celebri e simboli di speranza sono dipinti nel vetro dell'astronave. L'intero processo è stato documentato attraverso riprese video effettuate da Carlo Settembrini. La partecipazione dei detenuti ha aperto il carcere a nuovi orizzonti, trasformando gli spazi comuni da luoghi di reclusione a territori di espressione e speranza.  —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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