I giovani senza valori: una falsa leggenda

Da Paderno Dugnano a Novi Ligure, storie drammatiche e vecchi racconti: le nuove generazioni non sono nichiliste

Dal mercato rionale fino alle trasmissioni di approfondimento con plastico incluso, questa frase l’avrete sentita centinaia di volte, da giornalisti, esperti (di cosa, spesso non lo sappiamo, quasi sempre non lo sanno neanche loro), addetti ai lavori (quali, anche qui è un mistero), qualche criminologo d’accatto e parecchi psicologi ben pettinati. Sono generalizzazioni, sia chiaro: non è colpa dei loro parrucchieri, ovviamente, se sono superficiali per un punto percentuale di share o un migliaio di like in più. E questa è una battutaccia.

I giovani hanno dei valori, ma le storie di alcuni ci raccontano il contrario
Erika De Nardo, esecutrice del delitto di Novi Ligure (foto LaPresse) – ilMillimetro.it

Sapete perché? Perché si fonda su una stupida generalizzazione: segnatevi questa parola, perché sarà centrale nella riflessione che faremo, perché, come spesso accade quando si parla di omicidi, conta la percezione collettiva e un immaginario malato molto più della verità, dei numeri, delle riflessioni complesse, che gli eventi dolorosi meriterebbero pure. Anzi, meritano.

Qualche numero per cominciare

Ci raccontano, da anni, che un manipolo di minorenni assassini attenta alle generazioni più nobili, dai valori più saldi, a coloro da cui loro hanno ricevuto tutto (e ci perdonino di questo sarcasmo coloro che hanno subìto perdite a causa di questi eventi). Minorenni a cui è stata data, concessa ogni cosa, appunto (tranne il futuro, quello se lo sono mangiati i boomer), minorenni che non hanno imparato a desiderare, minorenni avidi di denaro e aridi di emozioni.

Quello che è accaduto a Paderno non ha precedenti storici
Un mazzo di fiori per la strage di Paderno (foto LaPresse) – ilMillimetro.it

Minorenni così ben descritti dagli psicologi di Instagram che mettono in guardia i genitori su come trattare i propri figli con banalità rivestite da parole a effetto, chiedendoci di essere autorevoli ma di non lasciarli piangere, di metterli in contatto con le loro emozioni e far loro pochi regali (ma poi quando urlano perché vogliono un giocattolo, che dobbiamo fare? Lasciarli disperare? No.

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