Si dice che il 31 ottobre il muro che separa il mondo dei vivi da quelli dei morti si assottigli a tal punto da farli incontrare
Immaginatevi un incrocio. Mettiamo che sia l’incrocio tra via A e via B. Mettiamo che su via A e via B ci siano due palazzi. Entriamo nel portone del palazzo di via A e facciamo una rampa di scale. Ci sarà un pianerottolo con tre porte. Entriamo nell’appartamento a sinistra, che chiameremo A1, attraversiamo l’ingresso, facciamo il piccolo corridoio, entriamo nella stanza in fondo. È la camera di una ragazza sui 25 anni, piena di libri, fogli sparsi, la ragazza è buttata a letto con la testa appoggiata al muro, il computer in grembo a controllare le email. Tra poco dovrà andare a lavorare. È una ragazza intraprendente. Si è inventata un mestiere che rende bene. Con il suo pandino blu fa la tassinara abusiva per le persone del quartiere. Basta mandarle un messaggio su WhatsApp e concordare percorso e tariffa. Ma ci sono delle regole, gli sbronzi devono vomitare fuori dal finestrino, i tossici non li prende, i nordafricani che vorrebbero usarla come corriere, neanche. Evita tutti coloro che potrebbero crearle rogne, perché, comunque, quello che fa è illegale. I suoi clienti preferiti infatti sono gli anziani, i disabili, quelli che devono andare alla stazione, in aeroporto.
Adesso immaginiamo di attraversare il muro dove la ragazza appoggia la testa. Al di là c’è un salotto con i mobili di una volta, la carta da parati marroncina, la credenza, il divano con la plastica, un bicchiere d’acqua sul comodino, l’orologio a muro che fa tic tac. Una donna è seduta in poltrona, la sigaretta in bocca. Ha labbra sottili, il viso scavato, il naso lungo e aquilino, capelli legati, disordinati, unti. Si sta tagliando le unghie dei piedi, la cenere si stacca dalla sigaretta, cade a terra accanto alla zampa di un cane minuscolo che la sta fissando. Richiamato da qualcuno, il cane si gira e trotterella via. Usciamo con lui dal salotto e entriamo in corridoio, c’è un’altra donna, ancora più anziana, sui 90 anni, curva, dice al cane “dai, amore”, gli mette il guinzaglio, si affaccia in salotto, capisce cosa sta facendo la figlia, “vattene in bagno, è schifoso”. La figlia la ignora. La donna anzianissima entra in cucina, prende il mattarello, torna in salotto. La figlia è curva a spegnere la sigaretta in un posacenere poggiato a terra. Con una botta secca e decisa la madre colpisce la figlia in testa. La figlia muore sul colpo. La madre appoggia il mattarello sul divano e trascinata dal cane esce di casa.
Halloween nero – Le vicine di casa
Ci troviamo su un altro pianerottolo. Qui ci sono due appartamenti – quello dal quale siamo usciti che chiameremo B1 e un altro. Scendiamo le scale, arriviamo nell’androne, apriamo il portone, usciamo.
Siamo in via B. Andando verso destra e poi girando subito alla prima a destra ci troviamo in via A. E ancora alla nostra destra troviamo il portone della palazzina dell’appartamento A1. L’appartamento di Via A e l’appartamento di via B, sebbene abbiano due portoni distinti e si trovino in due vie diverse, hanno un muro che li unisce e questo muro è quello che separa la camera da letto della ragazza di 25 anni, che chiameremo Eleonora, dal salotto di queste due anziane, madre e figlia, che chiameremo, Katia la figlia, e Maria Pia, la madre. Le tre donne hanno capito che sono vicine di casa, ma non sanno bene dove siano esattamente i due appartamenti. Maria Pia e Katia non hanno mai visto Eleonora. Eleonora non ha mai visto Maria Pia e Katia. Però tutte e tre sanno qualcosa l’una dell’altra perché questo muro, vuoi per la struttura architettonica, vuoi per le voci di testa delle signore, fa sentire tutto.
Eleonora si ritrova spesso ad ascoltarle, le piace, si sente in colpa che le piaccia, alza la musica per coprire le voci, la riabbassa. Le due donne litigano, si insultano, fanno pace, ricominciano. Katia è infastidita da questa madre che le ronza intorno. “Esci, vattene”, le grida. “Te mando in una Rsa”. Ogni tanto la chiude in una stanza. “Sta buona qua, non fa’ la matta, leggi un libro”. Maria Pia le si scaglia contro. “Io t’ammazzo, che figlia ho fatto, tu non sei figlia mia, non sai fare niente, vattene da casa mia, schifosa”. Maria Pia prende a sberle la figlia, le lancia le cose, una volta le ha rotto anche un dito. Poi fanno pace. Katia chiede scusa alla madre. Maria Pia chiede scusa alla figlia. “Ma’, ordiniamo la pizza da Glovo? prendiamo anche il tiramisù?” Eleonora le ascolta e non fa nulla. Però ogni tanto se lo chiede: “Devo chiamare la polizia? Queste due prima o poi s’ammazzano”.
Halloween nero – Il passaggio
È il giorno di Halloween. Ragazzini travestiti e eccitati se ne vanno in giro a fare dolcetto o scherzetto. Il tempo è mite, l’inverno non è ancora arrivato, per strada c’è gente. Il quartiere è abitato da famiglie, molti anziani, molti bambini. Maria Pia, trascinata dal cane, guarda l’ora. È in anticipo, le amiche sono già sedute sulla panchina ad aspettarla. “Com’è che sei arrivata prima? Come sta Katia?”. Ora, alla domanda come sta Katia, uno si aspetterebbe un turbamento, un qualcosa. L’espressione di Maria Pia invece non cambia. Risponde: “Katia sta sul divano”. Arriva un pandino strombazzando. “Buongiorno giovanotte!” Le signore si girano. È Eleonora. Accosta, scende dalla macchina, saluta le signore che conosce da tempo, sono delle sue clienti e sono loro che hanno parlato a Maria Pia e a Katia di questo servizio. Maria Pia sale in macchina con il cagnetto, si mette dietro. Eleonora le spiega come funziona: se ha bisogno di una mano per fare la spesa, c’è un costo extra. Il cane può rimanere in macchina ma i bisogni, lei, non li pulisce. Si paga in contanti.
“Fuma? Perché se vuole, può fumare. Come si chiama?”. “Maria Pia”, risponde la signora. E qui Eleonora ha la conferma di quello che ha sospettato quando le è arrivato il messaggio WhatsApp di Katia per concordare la corsa. È la sua vicina di casa. Eleonora accompagna Maria Pia alla posta, poi al supermercato, l’aiuta a fare la spesa. Maria Pia è assente, non ricorda cosa le serve, non ricorda perché deve andare alla posta. Eleonora si chiede se Maria Pia l’ha riconosciuta. Se come lei, anche le due donne, nel loro appartamento, si mettono ad ascoltare la sua vita, quando fa all’amore, sta al telefono, canta, litiga con la banca. Ma Maria Pia ha la testa da un’altra parte. “Che ho fatto? L’ho fatto?” Non lo sa, non ne è certa, non vuole sapere. Scaccia via il pensiero.
Halloween nero – Epilogo
Le commissioni sono finite. Eleonora si immette nel grande viale che porta nella piazza centrale del quartiere. Lì vicino c’è la panchina dove era andata a prenderla. Le signore non ci sono più. Eleonora accosta la macchina e fa per scendere, ma Maria Pia le chiede se può accompagnarla a casa, è lì a due metri, ha paura di restare da sola, ha paura di tornare a casa, ma questo a Eleonora non lo dice, le propone invece 20 euro in più se l’aiuta a portare su la spesa. Eleonora ha un’altra corsa, si fa due conti, accetta. Riaccende la macchina, imbocca via A, gira a sinistra in via B, accosta in seconda fila. Il palazzo, il portone. Abita al primo piano? Sì, le risponde Maria Pia. L’androne è bene illuminato. Da qualche parte una tv accesa, si sentono risate, passi per le scale. C’è profumo di ragù. Entrano in casa. Silenzio. Maria Pia accende la luce. Eleonora riconosce il ticchettio dell’orologio. Si guarda intorno per capire dove appoggiare le buste, ha fretta. Maria Pia le chiede se vuole restare un attimo, toglie il guinzaglio al cane ma la porta è aperta, il cane sguscia via lanciandosi per le scale, lo richiama con poca convinzione, è una cosa che succede spesso, dice, poi andrà a riprenderlo, le faccio un caffè?
Dalla strada, il suono insistente di un clacson. Eleonora si affaccia alla finestra, il suo pandino in seconda fila sta bloccando un camion della nettezza urbana. Deve andare. Si mette i soldi in tasca, scappa via. Quando entra in macchina è un po’ inquieta, riguarda il portone, memorizza il civico. Maria Pia riprende il guinzaglio, si gira verso il corridoio, chiama la figlia, aspetta una risposta, la risposta non arriva. Apre la porta, esce di casa. Maria Pia ha le vertigini. Sono le sette di sera, l’ora è cambiata da meno di una settimana ed è già buio. Eleonora torna verso casa, ha finito le corse, è anche andata a bersi una birra con un’amica. Da via B provengono luci blu intermittenti, il suono di una sirena. Parcheggia non lontano, si avvicina. C’è un’ambulanza, dei poliziotti a circondare il portone, dei curiosi, delle signore del quartiere. Due bambini mascherati da zombi stanno piangendo, un agente è chino su di loro. La porta era aperta, dicono, siamo entrati, conosciamo le signore, siamo entrati. Halloween è un’antica festa celtica. Si dice che il giorno di Halloween, il muro che separa il mondo dei vivi da quello dei morti si assottigli a tal punto da farli incontrare.