Gli italiani preferiscono la bici

In un mondo sempre più attento alla sostenibilità e all’ambiente, sono in molti a voler passare il tempo libero in modo ecologico e a impatto zero. Utilizzando, perché no, il mezzo di trasporto meno inquinante di tutti, un mezzo che è un insieme di sport, ecologismo, stile di vita: la bicicletta. Dall’unione di queste componenti nasce il cicloturismo, un modo di interpretare la vacanza che si sta facendo ampio spazio in Italia e nel mondo. Il cicloturismo è una forma di turismo praticata utilizzando o la semplice bici o abbinando a questa un altro mezzo di trasporto a basso impatto ambientale, il treno. Un approccio alla vacanza economico, ecologico, fuori dai canoni classici e lontano da quelle comodità tipiche di auto e aereo, ma più vicino alla natura, che permette di scoprire luoghi e itinerari “poco battuti”. Il fenomeno, secondo i dati più recenti elaborati dall’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche (Isnart), sta prendendo sempre più piede. Per il 2022, sono state stimate in 31 milioni le presenze attribuibili ai cicloturisti, il 4% di quelle totali registrate in Italia fino a ottobre. Dati parziali ma incoraggianti per questo segmento, in cui peraltro non è secondario il contributo offerto dai flussi internazionali. E per il 2023, con l’aumento degli investimenti e delle infrastrutture, sono previste ancor più presenze. Anche l’impatto economico del fenomeno è rilevante: la spesa per consumi turistici nei luoghi di vacanza generata dai cicloturisti è stimata per il 2022 in quasi 4 miliardi.

Lo Stivale in bicicletta

«Alcune regioni, specie quelle del Nord, in particolare Trentino, Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna, si sono attrezzate meglio rispetto al cicloturismo e hanno realizzato servizi per questa nuova frontiera della vacanza. Ma ci sono strutture in tutta Italia: Legambiente, la scorsa estate, ha organizzato tour in 3000 chilometri di percorsi ciclabili che attraversano tutto l’Appennino, dalla Liguria alla Sicilia. Tuttavia, pur nella semplicità dei servizi, c’è un ecosistema che deve lavorare al servizio del cicloturista”, spiega Roberto Di Vincenzo, presidente di Isnart. “Questo ecosistema implica la presenza non solo di piste ciclabili, ma anche – e soprattutto – di percorsi ciclabili ben manutenuti (intesi anche come sterrati), l’esistenza di servizi di assistenza e cura, nonché attività specifiche come una lavanderia veloce”. Sono necessari, insomma, una serie di elementi che favoriscono la vita del turista e semplificano la vacanza del ciclista. A preferire questo genere di svago, sempre secondo Isnart, le persone più sensibili all’ambientalismo. La maggior parte dei cicloturisti “puri” appartiene alla generazione dei Millennial (41%) e alla Generazione X (30%). Oltre i due terzi, quindi, si collocano nella fascia di età che va dai 26 ai 57 anni. 

Gli italiani preferiscono la bici

La Generazione Z è più staccata (10%) ma in recupero, mentre i nati prima degli anni Ottanta rappresentano il 16% del totale. «Si stanno realizzando sempre più piste ciclabili e percorsi ciclisticamente stimolanti in maniera diffusa. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – prosegue Di Vincenzo – sta agendo da catalizzatore perché l’Italia, pur essendo uno dei Paesi che dal punto di vista di investimento potenziale sulle piste ciclabili è più avanti, sul fronte della loro realizzazione è molto al di sotto di altri Stati europei. Purtroppo, qui risentiamo del solito divario temporale tra l’idea, la dimensione economica e la realizzazione del progetto. I percorsi ciclabili hanno enormi possibilità in un Paese come l’Italia con una miriade di strade rurali, interpoderali e comunali non utilizzate, e si potrebbero costruire con costi molto limitati e in tempi molto, molto veloci». E, perché no, sfruttando il contesto bucolico: «Il cicloturista ama girare in luoghi incontaminati. Per lui è la situazione ideale perché riesce a trovare un contatto con la natura più forte attraverso i percorsi ciclabili anche se, va detto, non disdegna situazioni affollate o le piste. Si tratta di un turista che predilige il contatto con la natura, amante dell’enogastronomia e dell’artigianato locale, molto attento a quell’insieme di valori legati alla sostenibilità economica, sociale e ambientale che rappresentano un patrimonio del turismo italiano. Un fronte su cui sarebbe vincente puntare e investire».

Percorsi e paesaggi mozzafiato

L’Italia, nonostante i ritardi negli investimenti, può in realtà contare su circa 58mila chilometri di itinerari tra ciclabili, ciclopedonali e affini. Eppure, la rete ciclabile non è del tutto sfruttata. «Mancano soprattutto i servizi al turista. Oggi il cicloturismo si sta espandendo anche e soprattutto grazie alle biciclette che sfruttano la tecnologia di pedalata assistita. Se io non ho luoghi idonei per la ricarica del mezzo, magari degli stalli specifici, e a un certo punto mi fermo senza un perché e non ho un sistema di assistenza, o foro una gomma e non sono in ripararla, rimango fermo e isolato. C’è una necessità di micro-servizi che non sono a bassissimo investimento, ma che permettano di creare sinergie, per esempio, con aziende che si occupano di leasing o di Bike Sharing. Serve la collaborazione dei territori, che devono organizzarsi per fornire questo genere di prestazioni: è l’elemento fondamentale. Mi ricordo che già trent’anni fa in Trentino c’era una società che affittava biciclette e garantiva, nell’area delle montagne, un’assistenza in automobile con tempi di attesa di massimo 30 minuti per riparare o sostituire una bicicletta». Non solo infrastrutture. Il successo del cicloturismo porta con sé anche la nascita di nuove professioni, nel lungo periodo, o addirittura il ritorno di altre che sembravano dimenticate. «Si tratta di mestieri a basso investimento di capitale. Faccio un esempio: in Abruzzo, nell’incantevole cornice della Costa dei Trabocchi, è nata la “Ciclabile della Via Lattea”. Nell’arco di un triennio sono stati aperti nelle zone limitrofe 20 noleggiatori di biciclette e si sta sviluppando enormemente in loco tutto il sistema del bed and breakfast perché, con le nuove infrastrutture, i flussi turistici sono aumentati. Sono sinergie molto più veloci di quanto ci si possa immaginare. Dobbiamo aspettarci anche un aumento dei tour operator e delle officine per le bici». Le potenzialità, per un Paese ricco di natura e rilievi come l’Italia, sono infinite.

Gli italiani preferiscono la bici

Ma se alcune regioni, Trentino-Alto Adige in testa, hanno conosciuto uno sviluppo del segmento importante negli anni, altre, come l’Abruzzo, sono ancora in rampa di lancio, nonostante questi investimenti. «Parliamo di una regione che, rispetto all’intero comparto turistico, rappresenta poco più del 2%, mentre rispetto al cicloturismo circa l’8. Eppure, nonostante non sia ancora granché attrezzata per questo settore economico, l’interesse sull’area è altissimo. Per questa ragione siamo certi che attraverso lo sviluppo dell’offerta ci sarà un aumento della domanda. L’Abruzzo, inoltre, è una regione con una cura molto forte e molto presente dell’habitat. È un territorio che, pur antropizzato, non è stato molto modificato dalla società industriale. Ha inoltre la disponibilità di molti percorsi ciclabili segnalati e rintracciabili tramite GPS, anche se per seguirli correttamente serve una certa esperienza con la bicicletta» Chi sceglie il cicloturismo cerca un turismo amico dell’ambiente. Ma non solo. «Si tratta di un segmento del turismo “attivo”, molto attento alla natura. Si ha uno sguardo più lento, si prende tutto con maggiore semplicità. È fatto per chi ama muoversi e vuole vivere esperienze: la vacanza diventa un’occasione per tornare a casa “cambiati”, per cercare qualcosa di diverso e trovarlo nel luogo di villeggiatura. Si va in un certo territorio e, oltre alle bellezze naturalistiche, se ne scoprono i tessuti sociali, l’artigianato, i cibi, le persone. Va oltre il viaggio in senso stretto, è un’esperienza intima. Il passaparola, in questo ambito, è fortissimo perché parliamo di turismo “esperienziale”, qualcosa di difficile da raccontare. Un ulteriore elemento cruciale per il suo successo è la diffusione su internet: il turista attivo è un grande frequentatore della rete, non tanto e non solo per la scelta della vacanza, quanto per la sua organizzazione. Proprio per questo insisto moltissimo sulla necessità di sinergie: servono i servizi chiave e serve offrirli sulle piattaforme in maniera tale che siano rintracciabili.

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