Anche la cannabis light è considerata fuori legge dal governo attuale: oltre 3mila imprese chiuderanno e 15mila lavoratori dovranno cercarsi un nuovo lavoro
Siamo di nuovo punto e a capo. Anzi, gli altri Paesi avanzano, noi retrocediamo consapevolmente come i gamberi. L’Italia non è pronta (o forse non le conviene esserlo) alla legalizzazione della cannabis: anche quella light è stata considerata fuori legge dal governo Meloni. Di recente, è passato in commissione l’emendamento che vieta la coltivazione e la vendita di infiorescenze, resine e oli, una chiusura totale che lascia poco spazio a interpretazioni di vario tipo. L’alcol sì, la canapa no, paradossi nostrani che corrono indisturbati nelle stanze del potere. Non si trattava soltanto di avviare – finalmente e in maniera decisa – la lotta alla criminalità (necessaria per dare una sterzata al problema e al Paese intero), ma anche di salvaguardare oltre 3mila imprese e 15mila lavoratori, finiti in mezzo a una strada e alla ricerca di nuove occupazioni.
Ma questo governo non ha mai avuto dubbi, troppo fiero e orgoglioso di percorrere il cammino del finto perbenismo: «La cannabis altera lo stato psicofisico degli assuntori che mettono a rischio la sicurezza e l’incolumità pubblica e la sicurezza stradale». La canapa sì, l’alcol no, stranezze e teorie tutte italiane, fondate secoli fa da personaggi che hanno compromesso per sempre la nostra reputazione. Oggi, invece…