La gioia e la sua famiglia per Julian non cancella rabbia per chi ha permesso la sua infame prigionia
Julian Assange, un grande giornalista che ha perso la libertà per aver fornito alle pubbliche opinioni mondiali notizie vere di pubblico interesse, informazioni che ci hanno reso, perlomeno hanno reso tutti coloro che hanno deciso di informarsi davvero, ci hanno reso più consapevoli, più informati, più sovrani dal punto di vista intellettuale, è libero.
E io sono contento, perché penso ai suoi figli, penso a sua moglie, penso alla comunità di Wikileaks. Spero, mi auguro che possa tornare a lavorare al 100%, perché è un grande giornalista.
Allo stesso tempo non mi passa la rabbia nei confronti di tutti coloro che hanno preferito tacere, che non si sono mai dedicati alla questione Assange, perché il loro silenzio ha permesso questa infame prigionia che si è consumata nel cosiddetto libero e democratico Occidente.
I principali aguzzini di Assange, coloro che l’hanno davvero incarcerato, sono i suoi presunti colleghi giornalisti, che hanno preferito salvaguardare le proprie carriere piuttosto che lavorare a favore della libertà di informazione. Ad ogni modo oggi siamo contenti per lui e per la sua famiglia.