Un anno fa, il 3 marzo 2022, a poco più di una settimana dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, il presidente della Moldavia Maia Sandu ha ufficialmente firmato la richiesta di adesione all’Unione europea. Tre mesi dopo la Commissione europea ha pubblicato il proprio parere favorevole alla concessione di “candidato ufficiale”, e il 23 giugno 2022 a Bruxelles il Consiglio europeo ha concesso lo status di candidato all’ingresso nell’Unione europea, sia per la Moldavia, sia per l’Ucraina. Da quando la candidatura è stata deposta e poi riconosciuta, fino ad oggi, il percorso della Moldavia per diventare Paese membro dell’Unione si è arricchito di ostacoli, soprattutto nell’ultimo mese, in cui è scoppiata una vera e propria rivolta da parte di movimenti filorussi che hanno minacciato la democrazia e il governo della Moldavia. Sia i servizi americani, sia quelli ucraini, ma anche il capo di Stato moldavo Maia Sandu, hanno denunciato durante queste settimane di caos tentativi russi di destabilizzare la Moldavia per installarvi un regime filorusso.
Filorussi in Moldavia – La posizione dall’inizio della guerra e le tensioni interne al Paese
Tanti i legami linguistici e culturali che fanno della Moldavia un Paese molto vicino all’Europa. Tanti altri legami, però, soprattutto territoriali ed economici sono quelli che legano la Moldavia alla Russia. Dall’inizio del conflitto in Ucraina la Moldavia si è impegnata strenuamente per mantenere la stabilità nella regione separatista della Transnistria (uno Stato indipendente de facto, non riconosciuto dai Paesi membri dell’ONU, essendo considerato giuridicamente parte della Moldavia) dove sono stanziate più di 1500 truppe russe. Fin dai primi giorni dell’invasione, inoltre, la Moldavia ha accolto più di mezzo milione di rifugiati ucraini, una cifra molto elevata considerando che è un Paese con meno di 3 milioni di abitanti. Il vice primo ministro ha sottolineato che “la solidarietà verso l’Ucraina e l’aiuto alla sua vittoria nella guerra contro la Russia sono una necessità morale. Riflette i nostri valori europei, valori che sono alla base della nostra ambizione di aderire all’Unione Europea”. Proprio la Transnistria, però, uno dei principali fattori all’origine delle tensioni scoppiate nel Paese dall’inizio del 2023.
Secondo il governo di Chisinau all’interno del Paese ci sarebbero dei gruppi filorussi assoldati per destabilizzare la Moldavia. Anatolie Nosatii, Ministro della Difesa moldavo ha parlato della presenza “di una guerra ibrida, che si manifesta attraverso la disinformazione, le fake news, che si riflettono nelle tensioni all’interno della nostra società, generate dalla Russia per cambiare l’ordine politico, destabilizzare la situazione e rovesciare il potere statale”. Una minaccia, questa, di cui il Presidente Maia Sandu ha parlato anche con il segretario generale della NATO Stoltenberg, in occasione della conferenza sulla sicurezza di Monaco. Il 10 febbraio il primo ministro della Moldavia, Natalia Gavrilita, ha deciso di dimettersi, parlando delle “troppe” crisi in corso: quella energetica, l’inflazione e i rischi legati al conflitto in Ucraina. Successivamente, il presidente Sandu ha dichiarato le dimissioni del governo ed è corsa ai ripari dando l’incarico a Dorin Recean, prima ministro dell’Interno, di formare un nuovo governo.
Filorussi in Moldavia – Proteste e arresti, presidiati i luoghi simbolo della democrazia
Tra febbraio e marzo la tensione nel Paese è aumentata sempre di più, e di conseguenza è accresciuta anche la preoccupazione che la Russia stesse preparando un vero e proprio piano per sovvertire l’ordine democratico della Repubblica parlamentare moldava. Nelle strade della Capitale ci sono state proteste e disordini con centinaia di manifestanti contro il Presidente filo-europeo Sandu. Tra gli slogan e le lamentele dei dimostranti che hanno presidiato i palazzi presidenziali, molte critiche rivolte alla gestione del governo che avrebbe acuito la crisi che coinvolge diversi ambiti della vita dei moldavi. Massima allerta per falsi allarmi bomba in aeroporto con diversi voli bloccati per l’Europa. A organizzare la protesta è stato il Movimento per il popolo, che racchiude diverse organizzazioni tra cui il partito Sor(partito filo-russo dell’oligarca in esilio Ilan Shor, che secondo i sondaggi è all’11%). Negli scontri tra dimostranti e la Polizia 54 persone sono state arrestate – tra cui 21 minorenni – per il loro “comportamento discutibile” o perché in possesso di oggetti contundenti proibiti. Nel cercare di riportare l’ordine e di proteggere la Costituzione, le istituzioni hanno tuttavia manifestato con trasparenza il sospetto che dietro le proteste ci fossero i servizi segreti russi e i mercenari della Wagner, che per giorni hanno tentato di entrare in Moldavia. Secondo il governo di Chisinau dietro le azioni sovversive dei dimostranti ci sarebbe proprio il Cremlino, con il quale l’oligarca Shor, esiliato in Israele, ha rapporti molto stretti, tanto che è stato messo anch’egli sulla lista delle sanzioni da Stati Uniti e Regno Unito.
Filorussi in Moldavia – Sventato il complotto di Mosca
“Abbiamo sgominato una rete composta anche da persone con precedenti penali, ne abbiamo prelevati 25, la maggior parte ha iniziato a rilasciare dichiarazioni. Sette sono detenuti”, ha affermato Viorel Cernauteanu, capo della Polizia moldava, che proprio qualche giorno fa ha annunciato di aver sventato un vero e proprio complotto da parte di Mosca e di aver arrestato un cittadino russo pericoloso, entrato diverse volte in Moldavia. Secondo le ricostruzioni degli agenti era stato reclutato un gruppo di persone (tra cui l’uomo arrestato) per creare una sommossa durante una manifestazione contro il governo organizzata la prima domenica di marzo nella Capitale. Il capo della Polizia ha detto anche che un agente moldavo si sarebbe infiltrato in un gruppo di circa 100 persone, alcune delle quali russe, a cui sarebbe stata promessa una ricompensa di 10 mila dollari per creare caos e disordini durante le proteste. Il governo quindi è arrivato a raccontare pubblicamente di aver scoperto che la Russia stesse cercando di organizzare un colpo di stato e che provasse ad imporre un governo filorusso nel Paese. Una situazione non molto diversa a quella che si è verificata in Ucraina a febbraio 2022, prima che Putin desse il via “all’operazione militare speciale”.
Filorussi in Moldavia – La guerra ibrida contro la Moldavia, la fragilità dell’est Europa
Secondo gli analisti la Moldavia è nel mirino di Mosca da diverso tempo. A suscitare l’interesse di Mosca è la Transnistria, un’area la cui autoproclamata indipendenza, come detto, non è mai stata riconosciuta dalla Russia e che Putin appunto vorrebbe riprendersi, destabilizzando o in ogni caso attuando un piano di invasione della Moldavia. “La situazione nella Repubblica di Moldavia continua ad essere estremamente instabile. Stiamo vedendo gruppi di interesse da Mosca e oligarchi fuggitivi mettere insieme tutti i loro sforzi e le loro risorse per aumentare il livello di destabilizzazione nella Repubblica di Moldavia al livello che dovrebbe cambiare il corso democratico a Chisinau”, ha dichiarato il ministro dell’Interno moldavo, Ana Revenco. Che sia la Transnistria il focus di Putin è evidente anche per il fatto che il Presidente russo a febbraio, proprio mentre in Moldavia la tensione si acuiva, ha revocato un decreto del 2012 che in parte sosteneva la sovranità della Moldavia nell’ambito delle politiche sul futuro della Transnistria. Un decreto che presupponeva relazioni molto più strette tra Ue e Usa e che Putin, undici anni dopo, ha deciso di revocare “per garantire gli interessi russi in relazione ai cambiamenti nelle relazioni internazionali”. È chiaro, dunque, che stiamo assistendo ad un intensificazione di una guerra ibrida manovrata da Putin contro la Moldavia.
Un vicino strategico, che dall’inizio del conflitto è peraltro sprofondato in una profonda crisi economica, dovuta soprattutto alle decisioni della Russia di limitare le forniture energetiche. Situazione, questa, per molti aspetti simile a quella che sta vivendo un’altra ex repubblica socialista, la Georgia. Anche qui ci sono due regioni separatiste (Abkhazia e Ossezia del sud) dove gravita il peso della presenza russa. Un’invasione totale della Moldavia da parte di Mosca è – secondo gli analisti – improbabile, seppure sia in atto, a tutti gli effetti, un programma di destabilizzazione di Putin nell’Europa orientale. Un governo filorusso a Chisinau permetterebbe a Mosca di intensificare le pressioni su Kiev dal sud e ciò potrebbe avere risvolti decisivi nel conflitto in Ucraina. In Moldavia, inoltre, ci sono diversi oligarchi filorussi con ingenti capitali disponibili, oltre a una consistente minoranza etnica russa; Mosca, dunque, ha diversi canali attraverso cui esercitare il proprio potere. Se la Moldavia rientrasse nell’orbita della Russia, ciò potrebbe avere conseguenze importanti sulla sorte dell’est Europa e sul processo di integrazione di quei Paesi all’Unione europea. La lunga marcia verso la democrazia che la Moldavia e altri Stati confinanti hanno compiuto negli ultimi trent’anni, avvicinandosi sempre di più agli ideali europei, nell’ultimo anno si è arricchita di ostacoli e dietro molti di questi ostacoli c’è, ancora una volta, la Russia.