Da anni è ormai estraneo anche alla sua stessa città, nessuno ci si riconosce, una vera identità non è mai esistita
In questi giorni si sta tenendo la Festa del Cinema di Roma. Diciannove edizioni, vent’anni d’età. Un traguardo importante. A resistere tanto, si dice nell’ambiente, sono solo i festival veri.
Eppure… Eppure, festival vero, quello di Roma, forse non c’è mai diventato. Tanto che, quella che sembrava una furbata nel 2024, il chiamarlo “Festa” per rispondere al panico del mondo del cinema che vedeva quel ricco carrozzone (inizialmente il budget superava persino quello della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia) come un possibile avversario della più importante manifestazione del settore italiana (e la seconda per importanza in tutto il mondo, dopo Cannes, allora, la più importante ora grazie ad Alberto Barbera), è diventata invece sintomo e sinonimo della sua inadeguatezza.
Sì, perché, questa manifestazione, un’identità vera non se l’è mai costruita. Non ce l’ha ancora adesso, sorta di macchina elefantiaca che non a caso si identifica decisamente più con il luogo che la ospita – quell’Auditorium che doveva essere la pachidermica ed eccessiva casa dell’Accademia di Santa Cecilia e che poi è diventato un centro culturale nevralgico per la Città Eterna – che con ciò che è o vorrebbe essere.
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