Le sue figure sinuose e allungate, la maniera greca propria dei madonnari, l’impostazione compositiva bizantina dei suoi lavori potrebbero farlo apparire molto lontano dai gusti del pubblico contemporaneo. Se si aggiunge poi il fatto che Doménikos Theotokópoulos, per tutti El Greco, fosse un tipo ambizioso, arrogante al punto da permettersi di definire uno come Michelangelo Buonarroti “un brav’uomo che non sapeva dipingere”, le simpatie nei suoi confronti potrebbero azzerarsi del tutto. Eppure il pittore greco che, cavalcando l’onda della polemica sarebbe persino arrivato a proporre a papa Pio V di ridipingere interamente la Sistina secondo i dettami della nuova e più rigida dottrina cattolica, ad alcuni compagni di pennello, specie a quelli del Novecento, piacque non poco. Picasso lo considerava la quintessenza dello spirito spagnolo, mentre Franz Marc e i membri della scuola del Cavaliere Azzurro lo ammiravano per quella capacità di percepire la mistica costruzione interiore della vita rifiutando la cultura materialista della vita moderna. Per la prima volta a Milano, una mostra dedicata al pittore di Creta porta negli spazi del Piano Nobile di Palazzo Reale, fino all’11 febbraio, oltre 40 opere del maestro cretese offrendo l’occasione per riscoprirne l’opera alla luce delle ultime ricerche sul suo lavoro. A curare le mostra intitolata semplicemente El Greco, promossa dal Comune di Milano Cultura e prodotta da Palazzo Reale e MondoMostre, con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia, sono Juan Antonio García Castro, Palma Martínez – Burgos García e Thomas Clement Salomon. Il percorso è il frutto di un’originale riflessione storico-critica che riconsidera l’impatto che i modelli italiani hanno avuto nella formazione dell’artista.
El Greco, il pittore che disprezzava Michelangelo – Un pittore moderno
El Greco è un pittore moderno? Decisamente sì, parola dei curatori. “Da un lato – spiegano Palma Martínez-Burgos García e Juan Antonio García Castro – rompe con il principio della mimesi o imitazione della natura per darne un’interpretazione assolutamente personale, astratta ed emotiva, come affermavano gli artisti espressionisti tedeschi alla fine del XIX secolo. D’altra parte, da un punto di vista tecnico, la sua pittura non finita e macchiata di colore costituisce la base dell’avanguardia del XX secolo”. Il percorso non si limita a fornire ai visitatori una sfilza di tappe relative alla vita e alla produzione dell’artista, ma contestualizza l’opera di El Greco nell’ambiente artistico e culturale italiano con l’obiettivo di rivendicarne l’appartenenza a quell’ambiente. Insomma dopo aver visto la mostra ne sapremo di più su questo pittore. “È evidente che la semplice contemplazione di un insieme di opere di El Greco di queste dimensioni deve indurre ogni visitatore a conoscere e valorizzare lo stile di un pittore geniale che basa la sua arte pittorica sul colore e sulla capacità narrativa nelle sue composizioni” spiegano i curatori.
El Greco, il pittore che disprezzava Michelangelo – Un ponte tra oriente e occidente
Percorrendo le sezioni pensate per mettere a fuoco il rapporto dell’artista con i luoghi nei quali ha vissuto, balza agli occhi il tema del labirinto attraverso una serie di confronti con la grande pittura romana e veneziana, a sottolineare come la vita di El Greco sia stata una sorta di immenso romanzo di formazione che unisce idealmente le capitali culturali del Mediterraneo. I curatori fanno ricorso al tema del labirinto come metafora per approfondire l’evoluzione artistica, tematica e tecnica che El Greco sviluppa partendo dal suo viaggio vitale attraverso le città del Mediterraneo. Nel 1567 dalla nativa Creta parte alla volta di Venezia per diventare un pittore occidentale, lasciandosi alle spalle le caratteristiche proprie delle icone. Un altro viaggio lo porta a Roma, nell’ambiente dei Farnese, dove conosce la statuaria antica e si trasforma in pittore “alla maniera latina”, facendo suo uno stile caratterizzato dall’uso del colore e della macchia come base della pittura.
El Greco, il pittore che disprezzava Michelangelo – Lui e l’Italia
“L’Italia – commentano i curatori – ha giocato un ruolo fondamentale per la conversione di El Greco da pittore post-bizantino ad artista alla maniera latina, imparando cioè a rappresentare lo spazio, la luce, i gesti e tutto ciò che non esisteva nella pittura di icone”. È vero che odiava Michelangelo? “Non si trattava di odio. El Greco disprezzava Michelangelo come pittore, poiché non usava il colore con l’intensità della “scuola veneziana”, ma lo ammirava come disegnatore e come scultore, al punto da imparare da lui il trattamento anatomico”. Nel complesso ambiente artistico italiano, El Greco non riesce a trovare un mecenate e quindi decide di tentare fortuna in Spagna. Arriva a Toledo nel luglio del 1577 all’età di 41 anni, con la speranza di ottenere un incarico dal re Felipe II e di essere nominato pittore della Cattedrale di Toledo. Non riesce a realizzare nessuno dei suoi sogni. Il suo carattere difficile e l’originalità artistica delle sue composizioni e iconografie destano sorpresa, così come i suoi prezzi, troppo alti per il mercato castigliano. A Toledo realizza un’enorme mole di lavoro come pittore di scene religiose e dipinti devozionali. Contemporaneamente crea una bottega, alla maniera delle botteghe veneziane, dove vengono realizzate alcune versioni delle sue opere più ricercate, come quelle di San Francesco o della Maddalena in lacrime.
El Greco, il pittore che disprezzava Michelangelo – L’oblio
Lontano da mode e correnti, a Toledo trova la calma necessaria per continuare ad indagare un linguaggio sempre più personale, astratto e stravagante, che emerge in produzioni come il Laocoonte, l’unica sua opera mitologica, densa di messaggi ancora oggi non completamente interpretati. L’ultima fase coincide con il ritorno al sistema compositivo delle icone della sua Creta, che darà vita a lavori di profonda introspezione che indagano a fondo la potenzialità espressiva dei gesti. Alla sua morte, avvenuta a Toledo il 7 aprile 1614, lascia un vasto inventario che conosciamo attraverso il figlio Jorge Manuel Theotocopoulos. Segue un lungo periodo di oblio. “La storiografia artistica sostenne la corrente del naturalismo rappresentata da Caravaggio e dai suoi discepoli laddove il manierismo finale di El Greco non aveva senso e fu frainteso fino alla fine del XIX secolo” spiegano i curatori. La mostra porta l’attenzione sull’influenza che i grandi artisti italiani, tra cui Michelangelo, Parmigianino, Correggio, Tiziano, Tintoretto, i Bassano – scelti a modello e dei quali El Greco non abbandonò mai gli insegnamenti – ebbero nella sua pratica artistica e in particolare nella sua versione del Manierismo.
El Greco, il pittore che disprezzava Michelangelo – Le opere da non perdere
La mostra abbraccia capolavori imperdibili. Opere come le due ‘sacre famiglie’, i due dipinti della National Gallery di Washington che provengono dalla Cappella di San Giuseppe a Toledo (San Martino e il mendicante e La Vergine col Bambino e le sante Agnese e Martína), la Veronica con il Volto Santo del Museo di Santa Cruz di Toledo e il Battesimo di Cristo della Fondazione Ducale di Medinaceli, sempre a Toledo, e il Laocoonte della National Gallery di Washington meritano una sosta. L’appuntamento milanese è anche l’occasione per incrociare lavori che di solito non entrano nei circuiti internazionali perché conservati in spazi religiosi o collezioni private, come l’Incoronazione della Vergine proveniente dal Santuario di Nostra Signora della Carità di Illescas (Toledo), il San Francesco con il compagno sulla schiena dell’ex Ospedale delle Donne (Vescovado di Cadice e Ceuta), il Martirio di San Sebastián, della cattedrale di Palencia, o la Cacciata dei mercanti dalla chiesa parrocchiale di San Ginés de Arlés (Madrid).